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Intervista con “l'Ispettore Coliandro” Giampaolo Morelli

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di Francesca Monti
Venerdì 15 gennaio in prima serata, su Raidue, torna dopo sei anni una delle fiction più amate: “L’ispettore Coliandro”, interpretato dal bravissimo e affascinante Giampaolo Morelli, a cui è stato recentemente assegnato il prestigioso Premio Franco Fedeli in quanto Coliandro è il poliziotto televisivo più verosimile.
In questa piacevole chiacchierata (grazie anche a Roberto Bisesti e a Giulia Gillam di Stefano Chiappi Management), Giampaolo Morelli ci ha raccontato le emozioni vissute tornando a vestire i panni dell’Ispettore Coliandro, ci ha parlato del suo personaggio, e dei prossimi progetti.
Giampaolo, dopo sei anni finalmente venerdì 15 gennaio torna in tv “L’Ispettore Coliandro”. Com’è stato vestire nuovamente i panni del poliziotto più amato della tv?
“Un po’ di tensione c’era perché nel frattempo ho fatto altre cose, ruoli completamente diversi e poi Coliandro è apparentemente un personaggio facile, ma in realtà ha mille sfumature, è ricco di contraddizioni, è molto umano, del resto nasce dalla penna di un grande giallista come Carlo Lucarelli che è riuscito a creare un personaggio complesso. Quindi ho detto: sarò in grado di riacciuffare Coliandro? Sono andato sul set un po’ teso e poi una volta che mi sono infilato la giacca di pelle e i Rayban è magicamente ritornato. Però è arrivato in un momento in cui ormai sia io sia i Manetti sia Lucarelli non ci pensavamo più”.
Coliandro è un personaggio goffo, ma anche generoso e malinconico…
“Credo che la malinconia che magari arriva inconsciamente allo spettatore, perché è un personaggio complesso e non caricaturale, sia una delle chiavi di Coliandro, è un uomo molto solo e malinconico, perciò ci si rispecchia poi tanto, poliziotti e non mi dicono sempre Coliandro è uno di noi, perché è un uomo insoddisfatto del proprio lavoro, vorrebbe dei meriti che non gli vengono mai riconosciuti, è sempre lì a sostituire i colleghi in ferie, a tappare i buchi con i suoi incarichi di m…a come li chiama lui, e vorrebbe essere invece un poliziotto figo, da strada, che sta sui pezzi importanti. Vorrebbe molti amici, quando conosce una ragazza dice ho una vita intensa, piena di amici, ho mille cose da fare. Insomma vorrebbe una vita piena di cose, ma di amici non ne ha, anche per colpa sua perché ha un carattere spigoloso, non è facile Coliandro, quindi ha pochi colleghi con cui si relaziona in questura, si prendono anche un po’ in giro, e non è che poi al di fuori abbia una vita sociale come vorrebbe avere. E poi è sempre alla ricerca dell’amore, che non riesce mai a trovare, incontra una donna, ci crede fino in fondo, è disposto a grandi cose fino poi a scoprire che non era come aveva pensato, o per colpa sua, o di lei o delle circostanze. Alla fine si ritrova sempre solo sul divano di casa a mangiare la pizza surgelata comprata dal pakistano. E quindi ogni volta è sempre alla ricerca di qualcosa che non arriva. Perciò è un personaggio con il quale ci si identifica tanto anche per queste cose che arrivano più inconsciamente, ma la forza di Coliandro risiede nel fatto di non essere una caricatura, non essere sopra le righe, è un personaggio molto vero”.
E amato sia dal pubblico sia dai poliziotti, infatti ti è stato assegnato il Premio Franco Fedeli perché Coliandro è il poliziotto televisivo più verosimile…
“Assolutamente sì. Noi l’avevamo sempre pensato da quando abbiamo iniziato a farlo, ci conoscevano in pochi, infatti Coliandro all’inizio fu mandato in onda il 1° agosto perché alcuni non ci credevano tanto, è una serie di Raidue e non di Raiuno come è giusto che sia, perché ha un linguaggio non adatto alla prima rete, poi piano piano abbiamo visto che anche tutti gli altri attorno se ne sono accorti. I poliziotti come in generale tutti gli uomini che fanno un lavoro in divisa amano follemente Coliandro, più di qualsiasi altro poliziotto positivo, necessariamente eroe, della televisione, anzi quello che a loro piace è proprio la parte umana di Coliandro. Tra le motivazioni che hanno scritto quando mi hanno dato questo premio ce ne sono alcune bellissime, quasi commoventi dove mi ringraziano per averli liberati da quegli stereotipi in cui altre fiction o film li imprigionano, dove il protagonista è il poliziotto indefesso, positivo, arguto, che capisce sempre tutto e che ha poco di umano. Quindi si sentono ben rappresentati anche nei loro difetti. E secondo me Coliandro avvicina anche l’immagine della polizia alle persone comuni, ai cittadini”.
Puoi anticiparci qualcosa su ciò che accadrà al tuo personaggio in questa nuova serie?
“Ci siamo chiesti che cosa dovesse cambiare Coliandro, dopo sei anni di assenza. In prima persona Carlo Lucarelli e poi noi, io e i Manetti Bros, ci siamo detti perché deve cambiare Coliandro? E’ così un’icona ormai, è un personaggio talmente universale che è inutile cambiarlo. L’unico cambiamento sono le rughe sul mio viso. Coliandro è inevitabilmente più maturo e poi secondo me queste sei puntate sono ancora più belle delle precedenti, perché c’è una maturità inevitabile di tutti noi, Lucarelli, Manetti e io, c’è molta azione ma Coliandro è sempre lo stesso, alla ricerca del suo posto nel mondo. La frase che ne tira fuori un po’ il pensiero è sempre: “città di m…, mestiere di m…, vita di m…”, insomma resta sempre quello”.
In questi sei anni hai interpretato film di successo come “Song’e Napule”, “Poli opposti”, “Babbo Natale non viene da Nord” e preso parte a diverse serie televisive tra cui “Una grande famiglia” e “Braccialetti Rossi”. A parte Coliandro, c’è un personaggio a cui sei più legato?
“Mi è rimasto nel cuore Lollo Love di “Song’e Napule” perché mi ha portato a Napoli che è la mia città e l’ho vista come io la immaginavo. “Song’e Napule” nasce da una mia idea, poi sviluppata da Michelangelo La Neve e dai Manetti e li ringrazio perché mi hanno fatto vedere la Napoli del centro storico che è quella che io ho vissuto, una città che non è sempre caratterizzata dalla camorra. Lollo Love all’inizio sembra un personaggio negativo, invece è un artista puro che vive di canzoni neomelodiche, di matrimoni, che vorrebbe fare il salto a livello nazionale, è un personaggio che mi ha divertito tantissimo fare”.
Hai pubblicato due libri, “Bravo ragazzo” e “7 ore per farti innamorare” che poi sono diventati spettacoli teatrali. Hai in programma di scrivere un nuovo libro?
“Al momento no, ho delle idee nella testa ma adesso non riesco a trovare il tempo per scrivere un romanzo, poi più che dal piacere della scrittura sono affascinato dal raccontare una storia, dall’inventarmi una storia. Quindi sicuramente tornerò a scrivere qualcosa”.
In quali progetti ti vedremo prossimamente impegnato?

“Ho in uscita tre film, “Nemiche per la pelle” di Luca Lucini con Margherita Buy e Claudia Gerini, poi un film di Carlo Vanzina, “Miami beach” con Ricky Memphis, e un film di Enrico Lando con Herbert Ballerina che si chiama “Quel bravo ragazzo”. In questo momento sto girando “Studio Uno” per la Rai, una produzione Lux Vide, una di quelle belle miniserie importanti, ambientata negli anni ’60, dove si racconta come è nato lo show televisivo più popolare, che era appunto Studio Uno, che ha fatto la storia, la cultura del nostro paese”. 

“Tutti insieme all'improvviso”: Intervista con Lorenza Indovina

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di Francesca Monti

Da venerdì 15 gennaio su Canale 5, in prima serata, andrà in onda la nuova fiction in 8 puntate con la regia di Francesco Pavolini, dal titolo “Tutti insieme all’improvviso”. Tra i protagonisti della serie, insieme a Giorgio Panariello nei panni del veterinario Walter, c’è Lorenza Indovina, attrice di grandissimo talento, molto apprezzata da pubblico e critica, che ha interpretato film come “La tregua”, “Almost blue”, “Un amore”, “Qualunquemente”, “La terra dei santi” e fiction di successo come “La Piovra7”, “R.I.S. - Delitti imperfetti”, “Tutti per Bruno”, “Benvenuti a tavola – Nord vs Sud”.

In questa piacevole chiacchierata (grazie a Martina Munafò Cafiero di Patrizia Cafiero & Partners), Lorenza Indovina ci ha parlato della fiction “Tutti insieme all’improvviso”, del suo personaggio, Annamaria, e dei prossimi progetti.

Lorenza, il 15 gennaio su Canale 5 inizia la nuova fiction “Tutti insieme all’improvviso”. Puoi presentarci questa serie?
“E’ una serie alla quale sono molto legata e affezionata sia perché lavorando a questa fiction ho trovato delle persone meravigliose, umanamente straordinarie, a partire dal regista passando per il protagonista Giorgio Panariello e tutti gli altri ragazzi. Un gruppo di lavoro divertente, siamo proprio diventati amici. E’ una fiction che dovrebbe rientrare nel family, ma in realtà si racconta anche la storia della clinica veterinaria, si parla molto degli animali, ci sono i casi, le storie dei ragazzi, i loro amori, delle situazioni in cui Canale5 ha anche un po’ osato per avvicinarsi ai tempi odierni come l’ambiguità sentimentale, è una serie molto ricca dove è predominante la commedia, dove si ride parecchio, però si affrontano anche temi importanti, ci sono i sentimenti, quindi è abbastanza completa, ci sono tutti i toni”.
Il personaggio che interpreti si chiama Annamaria…
“Annamaria è una madre di famiglia, ha tre figli, ha un lavoro come grafica pubblicitaria, quindi è una donna indipendente, autonoma. All’inizio della serie muore il marito Filippo. Quindi la troviamo nel bel mezzo di una tragedia, avendo perso la persona che ama. La sua storia è quella di una donna che improvvisamente si sente mancare la terra sotto ai piedi e deve gestire la propria vita con un pezzo fondamentale della sua esistenza che manca e quindi deve tirare tutte le fila delle relazioni e delle situazioni senza il marito. Però lo fa in maniera vitale, forte, questo la rende in alcuni momenti un po’ goffa, fuori luogo, come succede quando ti metti a fare cose che non sei abituata a fare. In questa famiglia così disastrata arriva Walter (Giorgio Panariello), il fratello di mio marito, che entra deciso e si piazza in casa e questa cosa mi dà parecchio fastidio perché prende iniziative con i miei figli, molto spesso ha delle soluzioni migliori rispetto alle mie, è più bravo a risolvere i problemi, così scatta il nervo competitivo, mi mette di fronte all’incapacità di gestire determinate cose e quindi io cerco di mandarlo via. Poi lui rimarrà, si fidanzerà con mia sorella, e io comincerò a volergli bene, quasi a innamorarmi di lui, perché poi il ruolo di Panariello è meraviglioso. Tutte le donne d’Italia si innamoreranno di Walter. Il mio personaggio è anche un punto fermo per gli altri, perché diventa il pungiball di tutti, la sorella, i figli, si rivolgono tutti a lei per raccontare i loro problemi. Annamaria rimane soffocata da questa vita famigliare, ma tutto viene raccontato con i toni della commedia, in maniera molto leggera ma mai superficiale. E’ il racconto del modo in cui la donna affronta un dolore di questo tipo. Secondo me dovrebbe essere portato da esempio, perché invece di essere depressiva è rabbiosa, costruttiva, tenace, e lo fa anche per rispetto della persona che non c’è più, oltre che per la responsabilità che ha verso i figli”.
Com’è stato lavorare sul set con Giorgio Panariello?
“Giorgio è un attore straordinario, mi ha stupito. Ho lavorato in altre occasioni con le star, o perché loro sono un po’ così o perché l’entourage le costruisce in quel modo, però c’è sempre un po’ di tensione, non si sa mai come muoversi. Invece Giorgio non si è mai presentato come una star, ma come uno di noi, è stato in mezzo a noi, è stato il collante di tutta la serie, quello che ci univa, ci metteva di buonumore. Non ha mai fatto sentire il peso della sua carriera, della sua esperienza, è una persona umile, è una gioia immensa lavorare con lui, non è mai presuntuoso, lavora solo per ottenere il meglio di quello che stiamo facendo, accetta e dà consigli, è come dovrebbero essere tutti gli attori. E’ stata veramente una bellissima esperienza e spero si possa fare una seconda serie e continuare questo viaggio”.
Tra tutti i ruoli che hai interpretato per il cinema e la tv ce n’è uno a cui sei più legata?
“Alla fine no, perché ogni personaggio, anche quelli che ho amato meno, mi hanno dato qualcosa. E’ difficile che ne prediliga uno rispetto a un altro. Ad esempio quando ho fatto “Un amore” di Tavarelli, era un ruolo che non amavo, sia per la complessità, tra l’altro era una delle prime volte che facevo la protagonista, sia perché era una donna succube del suo fidanzato, una poveraccia che viveva per strada. Io andavo dal regista e gli chiedevo perché mi faceva fare questa cosa e lui mi rispondeva che il ruolo prevedeva quello. Quindi non avevo un rapporto risolto con il mio personaggio, però dall’altra parte mi ha fatto scoprire un sacco di fragilità, di debolezze e ho capito che era una donna profondamente umana, potente, ispirata e ho imparato ad amarla. E così tanti altri personaggi, ad esempio Carmen, la moglie di Cetto La Qualunque, non è proprio il mio esempio di donna ideale, però in ognuno riesco a trovare un cuore e quello secondo me è fondamentale perché altrimenti non riuscirei ad interpretarli, diventerebbero solo dei cartoni animati. Invece quando riesci a trovare il cuore, l’anima del personaggio, che racconta anche le sue debolezze, le sue piccolezze, le sue meschinità, allora diventa bello interpretarlo”.
Come regista hai realizzato due cortometraggi “Un uccello molto serio” e “La medicina del momento” tratti dai libri di Niccolò Ammaniti. Tra i tuoi progetti c’è quello di fare un lungometraggio?
“Nell’immediato no, nel senso che ho bisogno di trovare qualcosa che stimoli la mia creatività, così è successo nelle due occasioni precedenti, non è che dico adesso inizio a fare la regista anche perché il mio approccio di messa in scena di una storia è comunque sempre da attrice. Ad esempio se decido di fare una determinata inquadratura è perché voglio che aiuti al meglio l’attore a esprimere quella cosa, è sempre riferita a un discorso di recitazione, non penso mai all’immagine come bellezza estetica, ma come racconto emotivo di qualche cosa, come interprete della storia. “La medicina del momento” è un cortometraggio dove il paesaggio è protagonista della storia, è parlante, recitante e fondamentale, però devo trovare la necessità. E’ un lavoro duro, faticoso, e devi credere talmente tanto nella storia da essere pronta a combattere i dubbi, devi avere la forza di proteggere ciò che ami, perché se tu sei la prima a non esserne convinta pienamente alla fine rischi che il lavoro perda forza, natura e identità. Allora devo avere una storia che non possa fare a meno di raccontare, che come attrice magari non mi hanno proposto. Mi è capitato delle volte di trovare delle storie belle e darle ai registi, ad esempio Il capitale umano è un romanzo che ho regalato a Paolo Virzì, e alla fine ha fatto un film ed ero felicissima di questo. Non sento l’esigenza di raccontare una storia, deve nascere spontanea, deve essere un incontro d’amore”.
In quali progetti ti vedremo prossimamente?
“Ho appena terminato le riprese del film di Fausto Brizzi che uscirà a marzo e si chiama “Forever Young” e poi ho girato un film, in cui sono la protagonista insieme a Gianfelice Imparato, si chiama “Io sono Gaetano”, con il regista svizzero Rolando Colla, che è conosciuto in Italia perché con la sua pellicola “Giochi d’estate” ha partecipato alla 68° Mostra del Cinema di Venezia”.

LIBRI CONSIGLIATI N°258

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Francesco Simeti, "La fine dell'età adulta", New York, 2014. Particolare dell'opera realizzata per la copertina di "IL"
Non si può tornare indietro. Cronache brillanti dall'Italia che cambia
A cura di Rocca Christian
€ 17,50
2015, 302 p., brossura
Marsilio (collana I nodi)

I trenta-quarantenni sembrano aver finalmente preso il potere in Italia. Non sono stati cooptati né omaggiati di «quote generazionali». Se lo sono conquistato da soli. Il problema adesso è: che cosa farsene. La rivista «IL», con gli interventi raccolti in questo libro dal direttore Christian Rocca, ha provato a dare una risposta senza demagogia né spirito pedagogico. Senza prendersi troppo sul serio, spesso parlando d'altro, con l'idea che la migliore fotografia della società non sia l'analisi sociologica né il «pastone politico», ma il racconto brillante dei consumi, delle tendenze e delle passioni culturali contemporanee. Le diverse voci che danno vita a questo volume hanno molto da dire: si misurano con temi quali gli intellettuali del XXI secolo, il modo di vivere le diverse età dell'esistenza, la dimensione delle «città visibili», la narrazione politica, la famiglia moderna, il giornalismo. Così, ad esempio, Lorenzo Jovanotti compone un sonetto rap che invita ad abbracciare «la crescita gustosa», senza lasciarsi irretire dalla retorica della decrescita felice; Giuliano da Empoli e Andrea Romano tracciano il percorso per «uscire dal ventennio perduto» e voltare pagina; Annalena Benini racconta la «dissoluzione dell'età adulta»; Arianna Giorgia Bonazzi e Arnaldo Greco la realtà di un matrimonio di oggi; Andrea Minuz il diffuso tic di attribuire qualsiasi colpa al liberismo; Alberto Mingardi l'«ideologia del chilometro zero»; Camilla Baresani il «popolo di spadellatori» che siamo diventati; Claudio Cerasa la sua visione del «Backstage Chigi»; Mattia Feltri il 1993, «anno formidabile»; Guido Vitiello gli eroi del «Citazionismo Sublime che si esercitano sui giornali»; Alessandro Piperno l'abitudine in voga tra gli intellettuali di firmare appelli su qualsiasi cosa; Mario Fillioley il suo personale «viaggio al termine della scuola»; Luca Sofri l'idea che gli italiani hanno di se stessi. Questo e molto altro per descrivere la rivoluzione in corso nel nostro paese, dalla quale «non si può tornare indietro».


La strada dell'ignoranza e altri saggi su economia, immaginazione e conoscenza
Berry Wendell
Traduttore: Perna V.
€ 16,00
2015, 142 p., brossura
Lindau (collana Senza frontiere)

Per Wendell Berry tutto nasce dalla terra. Lì hanno origine le nostre possibilità di vita e le ragioni esistenziali più profonde. E lì nasce la passione che lo spinge a riflettere sulle devastazioni dell'ambiente e l'arroganza del potere economico. Aziende e corporation di dimensioni globali continuano a chiederci di ignorare l'evidenza, supportandole nel tentativo di abbattere quei limiti naturali che permettono di vivere e lavorare con coscienza all'interno di una comunità. Ci hanno fatto credere che tutto fosse sacrificabile sull'altare del progresso: i danni prodotti da questa mentalità sono sotto gli occhi di tutti, ma c'è ancora spazio per la speranza. Per usare le parole di Berry: "La devastazione non è necessaria e non è inevitabile, a meno che la nostra remissività non la renda possibile". Per impedirla dobbiamo opporre all'informazione arida e tendenziosa del potere un linguaggio diverso, più ricco e reale. Nei testi presentati in questa raccolta Berry parla di conoscenza, dell'importanza di mantenere vivi i saperi che rischiano di andare perduti e una lingua e una cultura variegate, della necessità di riprendere contatto non solo con la natura ma con gli altri uomini. La posta in gioco è molto elevata: accettare la distruzione delle nostre comunità, dei paesaggi e dei luoghi che abitiamo significherebbe accettare di perdere parte della nostra memoria, e dunque di noi stessi, rinunciando a una parte del nostro futuro.

Il nome di Dio è misericordia. Una conversazione con Andrea Tornielli
Francesco (Jorge Mario Bergoglio); Tornielli Andrea
€ 15,00
2016, 109 p., rilegato
Piemme

Con parole semplici e dirette, papa Francesco si rivolge a ogni uomo e donna del pianeta instaurando un dialogo intimo e personale. Al centro, c'è il tema che più gli sta a cuore - la misericordia - da sempre fulcro della sua testimonianza e ora del suo pontificato. In ogni pagina vibra il desiderio di raggiungere tutte quelle anime - dentro e fuori la Chiesa - che cercano un senso alla vita, una strada di pace e di riconciliazione, una cura alle ferite fisiche e spirituali. In primo luogo quell'umanità inquieta e dolente che chiede di essere accolta e non respinta: i poveri e gli emarginati, i carcerati e le prostitute, ma anche i disorientati e i lontani dalla fede, gli omosessuali e i divorziati. Nella conversazione con il vaticanista Andrea Tornielli, Francesco spiega - attraverso ricordi di gioventù ed episodi toccanti della sua esperienza di pastore - le ragioni di un Anno Santo straordinario da lui fortemente voluto. Senza disconoscere le questioni etiche e teologiche, ribadisce che la Chiesa non può chiudere la porta a nessuno; piuttosto ha il compito di far breccia nelle coscienze per aprire spiragli di assunzione di responsabilità e di allontanamento dal male compiuto.


Londra Italia
Franceschini Enrico
€ 14,00
2016, 196 p., brossura
Laterza (collana I Robinson)

Il lupo della City e la stella dei tabloid, il venditore di caramelle (digitali) e gli editori da Oscar, il ragazzo prodigio del "Financial Times" e la mezzobusto degli arabi, l'uomo dei telefonini e l'uomo delle stelle. E poi studenti, professori, medici, avvocati, architetti, agenti immobiliari, broker, banchieri, commercialisti, cuochi, baristi e cameriere, barbieri e parrucchiere, giornalisti e scrittori, artisti, attori, cantanti, ecologisti, galleristi, pierre, perfino qualche politico e una libraia. Tutti insieme fanno almeno mezzo milione di italiani, la non tanto piccola 'Little Italy' di Londra, quinta più grande 'città italiana' nel mondo per numero di abitanti dopo Roma, Milano, Torino e Napoli, invasa ogni anno da ondate sempre più grosse di immigrati del nostro paese in cerca di lavoro, di sfide e di una società che premi il merito anziché la raccomandazione, le regole invece della sregolatezza. Chi sono? Perché si sono trasferiti sotto il Big Ben? Come ce l'hanno fatta? Cosa possono insegnarci? Andiamo a fare, per scoprirlo, una passeggiata dentro Londra Italia.

Video-presentazione (clicca qui per guardare)

Il delta
Lanthaler Kurth
Traduttore: Zangrando S.
€ 14,00
Alpha & Beta (collana Travenbooks)

Le storie della vita di un certo Fedele Conte Mamai, trovatello del delta del Po, cresciuto su un chiatta in mezzo al grande fiume. Storie di anguille e di acque alte, di una vecchia valigia di cartone, di baccalà e babà, bresaola e bottarga e del piano e degli ingredienti della vecia col pist. Storie di Maierlengo, del paese dietro l'argine, e del paese senza nome oltre la diga di montagna, delle grandi imprese degli ingegneri e delle imprese ancora più grandi della natura. Storie di vite e di migrazioni, di lingue e di proverbi. Kurt Lanthaler racconta la storia e le storie di una vita itinerante che nasce nel delta del Po e attraversa il paese e i decenni, passando per pianure e per monti per poi tornare al mare. E racconta cinquant'anni lotta tra uomo e natura, di inutile sviluppo, personale e civile, ma anche cinquant'anni di vita, di passioni, dolori, malinconie.

Ai margini della ferita
Mall Sepp
Traduttore: Sulzer S.
Keller (collana Vie)

Sono gli anni Sessanta e in Alto Adige si cresce divisi, a seconda che si parli la lingua della libertà, il tedesco, o quella dei condomini di Harlem, l'italiano. Sono gli anni in cui due ragazzini immaginano di andare a Milano e sedersi a fianco di Mazzola sull'autobus, ma anche e soprattutto di essere in campo nella partita della domenica. Sono le prime sigarette e i baci rubati nel buio del cinema, sperando che nessuno venga a sapere che quella ragazza, insomma, è una "italiana". Nel frattempo il padre di uno di loro è prelevato improvvisamente di notte dai carabinieri, la madre piange lacrime nel grembiule e la sorella s'innamora di un soldato italiano. Nella stessa città ci sono anche Alex e la sorella che si prende cura anima e corpo di lui. Lei da sempre riempie le frasi tartaglianti di lui, gli fa da interprete e lo protegge. Eppure ora lo guarda impotente fare strane amicizie che lo portano lontano...

Bassifondi
Gorkij Maksim
Traduttore: Farina A.
€ 10,00
2016, 160 p.
Edizioni Clichy (collana Père Lachaise)

Maksim Gorkij è stato uno dei personaggi più influenti e più carismatici della fine dello zarismo e della nascita della Russia comunista. "Bassifondi", scritto nel 1902, è un'opera polifonica, allucinata e geniale, che anticipa tutto il realismo russo e molte delle correnti più anomale del Novecento, pur non avendo ancora ricevuto il giusto e corretto riconoscimento.

Giuseppe Berto scrittore politico. Un profilo complessivo
Salvador Lamberto
€ 18,00
2015, 180 p., brossura
CLEUP (collana Scienze filologico letterarie)

Questo saggio, che esce appena dopo il centenario della nascita di Giuseppe Berto (27 dicembre 2014, quindi proprio alla fine dello scorso anno) con relativi convegni celebrativi a Mogliano Veneto (TV) - sua cittadina natale e a Padova, dove lo scrittore si laureò nel 1940, trova un'ulteriore connessione commemorativa nell'attuale centenaria ricorrenza della prima guerra mondiale. Il presente studio si impegna a riesaminare e riunificare sinteticamente l'attività letteraria del Moglianese tra produzione narrativa e giornalistico-saggistica, e tra Nord e Sud Italia, in un percorso complessivamente coerente grazie anche a un approccio critico multidisciplinare (riflesso nell'ampia bibliografia) non troppo consueto e già avviato a suo tempo nella tesi di laurea. Ne emerge un lavoro piuttosto originale e coraggioso nel voler rompere con certi ormai ingiustificati schematismi e ostracismi senza peraltro troppo deviare da un ambito di critica letteraria, così da configurare una specie, non irriconoscibile, di autobiografia della nostra Nazione in età contemporanea.

Le avventure di un libraio
Orioli Giuseppe
€ 17,50
2016, 237 p., brossura
Castelvecchi (collana Storie)

Nessuno, tra chi si sia occupato di letteratura inglese degli anni Trenta, ha potuto fare a meno di questo libro di memorie. Fu pubblicato nel 1937 dalla leggendaria Lungarno Series, la casa editrice (fondata dallo stesso Orioli) che rappresentò l'iniziativa più rilevante nell'ambito della cultura anglofiorentina tra le due guerre, e il cui spregiudicato anticonformismo si attirò non poche noie dal regime fascista. Vi trovarono posto opere scottanti e difficilmente pubblicabili in Inghilterra di autori come D.H. Lawrence (L'amante di Lady Chatterley ebbe qui la sua prima edizione mondiale), Norman Douglas, Somerset Maugham e altri. La vita di Orioli e i suoi incontri straordinari sono raccontati qui, in un'autobiografia tra le più vitali e affascinanti del Novecento italiano.

Alla fine di ogni cosa. Romanzo di uno zingaro
Garofalo Mauro
€ 18,50
2016, 253 p., rilegato
Frassinelli

"La prima volta che ho sentito il nome di Johann Rukeli Trollmann avevo appena finito di allenarmi al sacco. Con le mani ancora fasciate e i guantoni, appresi la vicenda del pugile a cui il Nazismo aveva tolto il titolo di campione perché "zingaro". Per tutta risposta, la volta dopo Trollmann era salito sul ring con il corpo cosparso di farina, i capelli tinti di giallo, si era lasciato battere. Quell'uomo aveva messo in scena la sconfitta dello stesso fanatismo ariano che ora lo crocifiggeva; aveva avuto il coraggio di guardare dritto in faccia il grande male del Novecento. Mi resi conto che quella non era una storia qualsiasi, era una sfida. E dovevo seguirla." Mauro Garofalo racconta la storia del campione tedesco di pugilato degli anni Trenta Johann Trollman, detto Rukeli, come solo i grandi romanzieri sanno fare: si fonde con il suo personaggio, ne assume lo sguardo e le emozioni e ci porta con lui nel momento più terribile della Storia, facendoci vivere una vicenda umana e sportiva, tragica e bellissima.

*descrizioni a cura delle rispettive case editrici. 

Sì all'Ulss unica, no al carrozzone Azienda zero: a Lendinara un incontro per capire quali strategie del gruppo regionale sul tema della Sanità

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Lendinara - La grande partecipazione all'incontro di questa mattina nella biblioteca di Lendinara per l'incontro “Quale Sanità domani?", organizzato dal Gruppo regionale del Pd. Dopo il saluto del sindaco Luigi Viaro, che ha posto la questione dell'Area vasta e di come anche in termini socio-sanitari sia necessairo ragionare in questi termini, il consigliere regionale Claudio Sinigaglia, componente della commissione Sanità, ha affrontato il tema dell'Azienda zero: “Una riforma è necessaria, ma il carrozzone accentratore delineato da Zaia non è certo la soluzione migliore. Una sorta di omologo di Veneto Strade riproposto per la Sanità, al quale verrebbero affidati tutti i poteri di gestione del budget da 8,5 miliardi. Come Pd abbiamo una proposta che mira ad un modello simile a quello emiliano-romagnolo: un'agenzia che si occupi a livello veneto degli appalti per tutte le Ulss e della definizione e del il monitoraggio della spesa e dei costi standard. Ma senza esautorare le altre componenti del sistema. Il pasticcio proposto dalla Giunta è stato anche la sua prima sconfitta significativa”.

Nel corso dell'articolato dibattito sono poi intervenuti il direttore della “Casa Albergo” di Lendinara Damiano Mantovani, Mirella Zambello, funzionario socio-educativo, il responsabile della Fp Cgil Davide Benazzo, l'onorevole Pd Diego Crivellari, che ha affrontato il tema della spesa socio-sanitaria evidenziando come il mancato aumento per 170 milioni su 8 miliardi e mezzo non possa essere considerato una ferita mortale così come la propaganda leghista vuol far credere.
“Zaia ha reso la Sanità un terreno di scontro politico - ha aggiunto il consigliere regionale Graziano Azzalin - mentre è un tema sul quale il dialogo deve essere sempre aperto. Sono contento che il nuovo direttore generale Antonio Compostella si sia subito posto con un approccio positivo nei confronti di tutti, perché da parte nostra l'intenzione è di essere sempre collaborativi e di lavorare per il mantenimento dei servizi nella nostra Provincia. Per l'Ulss unica del Polesine i tempi sono maturi. Si tratta di una fusione amministrativa, chi parla del taglio degli ospedali connesso alla fusione o è in malafede o non ha mai letto la legge, perché si parla sempre di ambiti provinciali e non vi è correlazione fra servizi e numero di Ulss, bensì con i bacini di utenza. Il nostro parere favorevole è ovviamente vincolato al fermo rispetto di quanto scritto nel Piano socio-sanitario, dove sono previsti una serie di investimenti sul territorio che ancora non si vedono. E' scritto anche che l'ospedale di Rovigo deve essere un hub, mentre nei fatti viene sguarnito e non sono stati ancora nominati cinque primari. Nel frattempo, però, vanno avanti vecchi e nuovi project, vero buco nero della Sanità veneta”.


A puntare il dito sulle questioni più prettamente locali è stata Chiara Sinigaglia, medico anestesista all'ospedale di Legnago e consigliere comunale del Pd di Lendinara, che ha moderato l'incontro, sottolineando fra le altre cose come per il territorio sia un passaggio fondamentale l'attivazione delle medicine integrate: “I medici di base e gli enti locali sono considerati come attori fondamentali nel Piano socio-sanitario, ma l'attuazione di quanto previsto al momento si sta limitando alla deospedalizzazione, che rischia così di creare forti squilibri e sguarnire alcuni teritori”.

Papa Francesco ha visitato a sorpresa una casa di riposo e a una casa di cura per persone in stato vegetativo nella periferia di Roma

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Ieri Papa Francesco ha visitato a sorpresa una casa di riposo e a una casa di cura per persone in stato vegetativo nella periferia di Roma, a Torre Spaccata. 

L'appuntamento non era previsto dal programma ufficiale, ma rientra nei gesti di misericordia verso i più bisognosi che il Papa compirà una volta al mese, di venerdì, come era stato annunciato nell'ambito della presentazione del Giubileo della misericordia.

Papa Francesco ha fatto dapprima tappa a "Casa Iride", a Torre Spaccata, una delle prime strutture pubbliche dedicate in Italia alla cura di persone in stato vegetativo persistente, dove sono ospitati sette pazienti con i rispettivi familiari, ai quali è consentita la presenza tutto il giorno. Vi operano personale sanitario e volontari della cooperativa Comete.  Papa Francesco, accompagnato da un solo sacerdote e dalla scorta, ha poi visitato gli anziani di una RSA poco distante. Intorno alle 16, Francesco ha varcato la porta della casa di riposo per fare visita alle circa 30 persone anziane ospiti della casa. 

"Papa Francesco dopo aver aperto la Porta Santa all'Ostello Don Luigi Di Liegro a Termini, continua a dare testimonianza dei segni concreti della Misericordia", si può leggere sul sito ufficiale del Giubileo sottolineando che il Papa "ha colto tutti di sorpresa e ha fatto comprendere quanto importanti siano le sue parole contro la cultura dello scarto e il grande valore che le persone anziane e i nonni possiedono nella Chiesa e nella società". 

"Il nostro quartiere - racconta padre Lucio Maria Zappatore, il parroco di Santa Maria Regina Mundi, dove si trovano le due strutture - è una di quelle periferie esistenziali di cui parla sempre il Papa. Che cosa ci resta di questa visita di oggi? Che il Papa fa, non dice. È stato accolto con semplicità dagli anziani, lui ha sorriso a tutti e ha voluto fare una foto con tutti, uno per uno. Poi ha preso con loro il tè, è stato un incontro di una semplicità, fraternità, amore straordinario".

Poi è andato nella casa di cura dove ci sono sei ragazzi vittime di incidenti stradali in situazione disperata. "Non si riuscivano a raccogliere le lacrime, sono ancora commosso, per i parenti è stato vivere un sogno vedere il Papa che ha voluto stare vicino loro in questa grande sofferenza", dice a Radio Vaticana il padre carmelitano che ha regalato a Papa Francesco uno scapolare della Madonna del Carmine.

"Io invece non lo sapevo, sono ancora emozionato, ci ha chiesto di pregare per lui", dice padre Willy, carmelitano anche lui e viceparroco della Regina Mundi. "Ho saputo della visita del Papa venti minuti prima che arrivasse. Era gentilissimo, ha abbracciato tutti, innanzitutto i disabili, la gente era emozionata. Ha salutato tante volte".

Classifica FIMI dischi più venduti della settimana: Al comando David Bowie con “Blackstar”

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“Blackstar”, l’ultimo album di David Bowie, scomparso pochi giorni fa, debutta al primo posto della classifica FIMI degli album più venduti in Italia nella settimana dall’8 al 14 Gennaio 2016. Seguono in seconda e terza posizione “Le cose che non ho” di Marco Mengoni e “25” di Adele. Al quarto posto troviamo “Passione maledetta” dei Modà, al quinto “A head full of dreams” dei Coldplay, al sesto “Runaway” degli Urban Strangers, davanti a “TZN- The Best of Tiziano Ferro - Lo Stadio Tour Edition 2015” di Tiziano Ferro. Completano la Top Ten“Biagio” di Biagio Antonacci, “Simili” di Laura Pausini e “Adesso” di Emma.
Per quanto riguarda i singoli rimane stabile sul podio Maitre Gims, in seconda posizione sale Shawn Mendes mentre alla terza troviamo Sorry di Justin Bieber. La prima presenza italiana nella Top 20 è Marco Mengoni alla numero cinque, quindi la coppia Fedez e Mika al dodicesimo posto, Roma-Bangkok di Baby K e Giusy Ferreri al quattordicesimo e ancora Giusy Ferreri con Volevo te alla numero 18.
La classifica Vinili vede un podio internazionale con David Bowie, i Coldplay e Adele; la prima presenza italiana è Buon Compleanno Elvis di Ligabue alla numero 5 e Marco Mengoni alla numero 11 con Le Cose che non ho.

“Anarchytecture”, il nuovo disco degli Skunk Anansie

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E’ uscito il 15 gennaio il nuovo atteso album degli Skunk Anansie dal titolo “Anarchytecture” (su etichetta Carosello Records), sesto disco di inediti della band, una collezione di potenti inni dell’alternative rock, ricchi di intensi riff e di quel fuoco che brucia solo nel cuore e nell’anima di un vulcano di energia come Skin.
All’hotel Me-Milan di Milano gli Skunk Anansie hanno parlato del nuovo lavoro: "Per me Anarchytecture è anarchia e struttura, abbiamo voluto creare qualcosa che potesse dare delle vibrazioni. Volevamo creare una casa di vetro per vedere al di fuori un caos totale. Le persone vivono una vita normale ma in qualsiasi momento può succedere qualcosa di impensabile che la stravolge. Questa sensazione è presente nel nostro album”, ha esordito Skin.

“Com'è stato tornare a suonare insieme dopo tanto tempo? Siamo sempre noi che lavoriamo in una stanza, ma ci sono nuove influenze che si ripercuotono nella nostra musica", ha detto Ace. "E' cambiato il nostro rapporto con la scrittura, cerchiamo di ridurre l'ego che a volte cozza con la creatività. E' tutto più divertente, siamo più maturi, rilassati e anche un po' più stupidi. Facciamo le nostre cose divertendoci, senza pensare al tempo", ha aggiunto Skin. “Adesso ho molto meno tempo, sto ancora cercando di imparare l'italiano. Noi lavoriamo da molto tempo, da quando ci siamo riavvicinati abbiamo un manager che ci guida e fa in modo che la nostra creatività venga veicolata da certi processi".

Non ci sono dei progetti solisti all’orizzonte: "Noi non faremmo carriere da solisti anche se io danzo molto bene, ha detto Cass. “La televisione ha giocato un ruolo importante negli ultimi tempi, questo ci ha obbligati a lavorare meglio e più velocemente, senza fare i pigri. Credo che Skin si comporti meglio in televisione. Io la conosco meglio di ognuno di voi, normalmente non si comporta così bene... E' stata fin troppo brava in tv a X Factor".

Poi si è tornati a parlare dell’album e dell’aspetto politico: "L'elemento politico è importante anche in riferimento a quello che sta succedendo in Europa. C'è un filo rosso non tanto politico ma di osservazione in questo album. A livello di sentimenti, questo album è scuro. Non siamo il gruppo che vuole cantare robe divertenti e legate ai party, non è nel nostro dna. Abbiamo sempre cercato di trarre ispirazione dai temi attuali, anche trattando fatti legati alla politica", ha risposto Skin, mentre per Cass “L'anarchia ci tocca da vicino, una condizione di totale libertà è pura illusione...".

Poi la cantante ha parlato della situazione in Inghilterra: "Non parlo della situazione politica italiana, ma ho un'idea per quella inglese. L'istruzione normale, quella dei tre gradi di istruzione, non costa molto. Ma costa molto l'istruzione successiva, bisogna pagare un sacco di soldi: questo significa che le classi meno agiate, non possono permetterselo. Quei giovani non sono arrabbiati nei confronti della società in quanto non provengono da una classe sociale come la nostra che ha dovuto lottare per doversi guadagnare tutto. i giovani sono cauti e superficiali. Tv e radio sono riluttanti a far vedere un video o far ascoltare una canzone con contenuti politici. I gruppi rock e hip hop che vengono dalle classi meno abbienti non hanno la forza di farsi sentire in altri ambienti. La pop music non dà fastidio a nessuno".
“Anarchytecture” è un album con un sound più elettronico rispetto al passato: “Già negli anni '90 avevamo l'elettronica nella nostra musica. Nella nostra reunion abbiamo voluto dare un messaggio chiaro ed evidente: amiamo l'elettronica. Vogliamo passare come una band fresca e moderna, vogliamo essere interessanti nei confronti dei giovani. Io stessa sono una dj, ho a che fare spesso con l'elettronica. Ma continuiamo ad essere una rock band”.
La copertina dell’album è stata realizzata dall’italiano No Curves, artista contemporaneo, uno degli esponenti più in auge della urban art, famoso per le sue opere realizzate esclusivamente con il nastro adesivo: "La copertina è fatta con del nastro adesivo, riteniamo che sia un modo di fare arte in modo fresco. E' un modo diretto e tagliente come la nostra musica. I testi sono ancora più pertinenti, vanno dritti al punto. Cerchiamo di dare dei messaggi chiari ed inequivocabili", hanno detto Ace e Mark.
Chiusura con la musica italiana e un ricordo legato a David Bowie: "A X Factor ho avuto modo di conoscere meglio la musica italiana, ho capito che è importante avere belle parole e una storia da raccontare. Vorrei vedere più sporcizia, più imperfezioni... come fa Fedez. Sento troppa perfezione, sono molti gli artisti che mi piacciono, sopratutto quelli di qualche anno fa. E' difficile far cantare i giovani in italiano, non dovrebbero essere troppo esterofili", ha affermato Skin, che su una nuova partecipazione a X Factor ha risposto: “Ho avuto un seguito pazzesco. Non so dirvi se parteciperò di nuovo. Per quanto riguarda David Bowie per noi significa molte cose. Se una band non è influenzata da lui, questa band non significa nulla. Era impossibile non essere influenzati da lui. David era arte, creatività. E' molto triste pensare a lui, ma il mio primo pensiero va a sua moglie che è un'icona, una leggenda. Lei non potrà mai più godere del calore del suo uomo, noi avremo ancora la sua musica. Era una persona intelligente ed arguta".
"Death to the lovers"è il secondo singolo estratto da "Anarchytecture", che verrà presentato in anteprima domenica 17 gennaio a “Che tempo che fa” su Rai 3 e n radio da martedì 19 gennaio.
Dopo l´energica "Love Someone Else", colonna sonora della campagna televisiva di Wind, questa volta è il turno di un brano decisamente diverso, una ballad in pieno stile Skunk Anansie.

Il nuovo album è stato prodotto da Tom Dalgety (Royal Blood, Killing Joke) ai RAK Studios di Londra, mixato da Dalgety & Jeremy Wheatley e masterizzato dal leggendario Ted Jensen agli Sterling Sound Studios di New York. “Anarchytecture” è frutto del lavoro di tutti i componenti degli Skunk Anansie nella loro formazione storica, composta da Skin, il chitarrista Ace, il bassista Cass e il batterista Mark Richardson.

Gli Skunk Anansie incontreranno i fan italiani per un’esclusiva signing session sabato 16 gennaio alle ore 17.00 al Mediaworld di Stezzano (Bg) e domenica 17 gennaio alle ore 18.00 alla Mondadori di Piazza Duomo a Milano.

La band sarà anche in tour per tutta l’Europa a febbraio: la data milanese del 17 febbraio all’Alcatraz è andata sold out a sole 24 ore dall’apertura delle prevendite. Gli Skunk Anansie saranno poi in Italia, per il tour estivo, il14 luglio a Pistoia (Pistoia Blues Festival), il 15 luglio a Roma (Postepay Rock In Roma) e il 17 luglio a Piazzola sul Brenta (PD) (Anfiteatro Camerini).

Gli Skunk Anansie si sono formati nel 1994. Dopo una pausa di 8 anni, la band è tornata assieme nel 2009 con il best of “Smashes & Trashes” (disco d’oro in Italia) a cui è seguito il trionfo internazionale di“Wonderlustre” (1° posto e disco d’oro in Italia), “Black Traffic” (2° posto in classifica in Italia) e “‘An Acoustic Skunk Anansie – Live In London” (2013). La band nella sua ventennale carriera ha venduto oltre 5 milioni di album, ha registrato 7 tour sold out in tutta Europa.

Campagna Bike the Nobel

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Paola Gianotti è partita da Milano alla volta di Oslo per consegnare la busta con la candidatura della bicicletta al Premio Nobel per la Pace

La bicicletta sarà candidata al Premio Nobel per la pace, come simbolo di libertà, rispetto per l’ambiente e unione tra i popoli. La campagna “Bike the Nobel” è stata lanciata dal programma di Rai Radio2 “Caterpillar”. Testimonial d’eccezione è Paola Gianotti, che nel 2014 hacompiuto il giro del mondo in bicicletta. A lei il compito di consegnare simbolicamente la busta con le firme da tutto il mondo proponendo come vincitrici del Nobel le cicliste più coraggiose: la squadra femminile della federazione afghana. Così la ciclista piemontese è partita il 16 gennaio alle 10 dalla sede Rai di corso Sempione per arrivare a Oslo dopo circa undici giorni. “Che cosa mi preoccupa? Il freddo. Ma non tanto per la temperatura corporea visto che dopo un po’ si crea un “microclima”, quanto per le strade ghiacciate. Sarà un’altra bella esperienza. Io la bici la vivo così”, ha detto Paola Gianotti prima della partenza. A promuovere l’iniziativa anche il c.t. della Nazionale Davide Cassani, appena sbarcato dal Brasile, dove ha visionato insieme ai ciclisti azzurri il percorso olimpico di Rio: “Complimenti a Paola. La bici significa salita, discesa, ma anche odori, percezione di sé e vivere in modo naturale. Vi seguirò”.

L’11 febbraio arriva nelle sale cinematografiche “Perfetti sconosciuti”, il nuovo film di Paolo Genovese

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L’11 febbraio arriva nelle sale cinematografiche “Perfetti sconosciuti”, il nuovo film di Paolo Genovese (Immaturi, Immaturi - Il Viaggio, Una famiglia perfetta, Tutta colpa di Freud) con Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher e Kasia Smutniak. 

Il film - prodotto da Marco Belardi di Lotus Production, società del Gruppo Leone, per Medusa Film - nasce da un soggetto originale di Paolo Genovese che ne firma anche la sceneggiatura con Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello.


TRAMA: Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare? Dopo Immaturi e Tutta colpa di Freud, Paolo Genovese dirige una brillante commedia sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere “Perfetti sconosciuti”.

Cinema: “Revenant-Redivivo”, il nuovo film del regista Premio Oscar Alejandro González Iñárritu, con protagonista Leonardo Di Caprio

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Dal 16 gennaio è nelle sale cinematografiche “Revenant-Redivivo”, il nuovo film del regista Premio Oscar Alejandro González Iñárritu (Birdman, Babel), tratto da una storia vera, con protagonista Leonardo Di Caprio. Il film è un'esperienza cinematografica profonda e totale che racconta l'epica avventura di un uomo che cerca di sopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spirito. In una spedizione nelle vergini terre americane, l'esploratore Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) viene brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membri del suo stesso gruppo di cacciatori. Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glass sopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo compagno John Fitzgerald (Tom Hardy). Mosso da una profonda determinazione e dall'amore per la sua famiglia, Glass dovrà superare un duro inverno nell'implacabile tentativo di sopravvivere e di trovare la sua redenzione. “Revenant-Redivivo” ha recentemente vinto 3 Golden Globe ed ha collezionato ben 12 candidature per gli Oscar 2016.

Lunedì 25 gennaio, alle ore 19, la Fondazione Francesca Rava organizza da Potafiori a Milano, un aperitivo e un’asta benefica

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Lunedì 25 gennaio, alle ore 19, la Fondazione FrancescaRava organizza da Potafiori a Milano, un aperitivo e un’asta benefica con Andrea Pellizzari e la performance live di Rosalba Piccinni.
Dalle 19 alle 21 ci sarà un divertente aperitivo tra jazz, cibo, fiori, arte, design e solidarietà, con la performance artistica a cura di Yoko Miura e la musica jazz con la cantafiorista Rosanna Piccinni. A seguire un’asta benefica a favore della Fondazione Francesca Rava - NPH Italia Onlus, per l’Ospedale pediatrico NPH St Damien di Haiti, condotta da Andrea Pellizzari, con una selezione di oggetti artistici e di design.

Per info e prenotazioni: eventi@np-hitalia.org

“La leggenda del pallavolista volante” con protagonista il campione del mondo di pallavolo Andrea Zorzi

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Arriva a Roma al Teatro Vittoria lunedì 25 e martedì 26 gennaio “La leggenda del pallavolista volante”.

Andrea Zorzi detto “Zorro” - il pallavolista due volte campione del mondo e tre volte campione europeo con l’indimenticabile Nazionale di Julio Velasco - sale sul palcoscenico e, grazie alla penna e alla regia di Nicola Zavagli, ci racconta la sua grande avventura. Dalla provincia veneta al giro del mondo sulle ali della passione sportiva. Attorno a lui, la verve esplosiva dell’attrice Beatrice Visibelli disegna un paesaggio narrativo pieno di freschezza e di allegria. Attraverso la biografia di un grande campione si raccontano le origini della strepitosa sfida agli alibi che ha reso famosa e vincente la generazione di atleti che negli anni novanta insegnò la pallavolo al mondo. E’ uno spettacolo nato per riscoprire con leggerezza e ironia il potenziale umano dello sport. Convinti che nella vita, come nella pallavolo, senza una squadra non si arriva da nessuna parte. 

“La ballata del Sindaco Pescatore”, la canzone che Vittorio Merlo ha scritto per ricordare Angelo Vassallo

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E’ stata presentata a Roma nei Trafalgar Studios “La ballata del Sindaco Pescatore”, (clicca qui per guardare il videoclip) la canzone che Vittorio Merlo ha scritto per ricordare Angelo Vassallo, meglio noto come “Il Sindaco Pescatore”, sindaco ucciso per mano della Camorra nel 2010. Era presente il fratello Dario, autore del libro “Il Sindaco Pescatore” che ha ispirato anche il monologo interpretato da Ettore Bassi, presente in sala assieme a Vittorio Merlo e a Massimo e Dario Vassallo. Una presentazione intensa e appassionante, ricca di momenti di entusiasmo e di una straordinaria voglia di guardare al futuro dei nostri figli. Nella convinzione che, come ha detto Dario Vassallo, “Un Sindaco è tale non solo quando riesce a costruire un ponte, ma anche quando riesce a costruire una comunità”. 
A condurre l’incontro Renato Marengo, giornalista e produttore che ha ricordato come la canzone sia il contributo di un grande lavoro di sensibilizzazione in cui “Il giusto riconoscimento che sarebbe dovuto venire dalla politica, è arrivato invece felicemente dal mondo della cultura e dello spettacolo”. Era anche presente Azzurra Ariè, produttrice per Solaris Media della fiction (regia di Maurizio Zaccaro, musiche di Raiz degli Almamegretta), a sua volta tratta dal libro e dedicata alla figura del Sindaco e uomo civile, interpretata da Sergio Castellitto, prossimamente su Rai 1. Eletto per ben tre volte Sindaco del proprio paese, Angelo Vassallo era un uomo semplice che amava la sua terra, il suo porto e il suo mare. Angelo è stato assassinato probabilmente dalla Camorra con sette colpi di pistola per strada mentre tornava a casa con la sua auto il 5 Settembre 2010. 

Papa Francesco ha visitato la Sinagoga di Roma

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Papa Francesco oggi pomeriggio ha visitato la Sinagoga di Roma. Il Santo Padre ha raggiunto il Tempio Maggiore a piedi provenendo da via Catalana, accompagnato dal presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, e dalla presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello. Sulla scalinata ha incontrato il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, abbracciandolo affettuosamente e sono poi entrati nella Sinagoga dove, insieme alla Comunità romana, erano presenti esponenti di diverse Comunità ebraiche d'Europa, il prefetto di Roma Franco Gabrielli, il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca e il fondatore della comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi.
Papa Francesco stringe la mano a Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz
Nel suo discorso all’interno del Tempio Maggiore, il Pontefice ha parlato di pace e ambiente: “Né la violenza né la morte avranno mai l'ultima parola davanti a Dio, che è il Dio dell'amore e della vita. Noi dobbiamo pregarlo con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace, della riconciliazione, del perdono, della vita. Insieme con le questioni teologiche, non dobbiamo perdere di vista le grandi sfide che il mondo di oggi si trova ad affrontare. Quella di una ecologia integrale è ormai prioritaria, e come cristiani ed ebrei possiamo e dobbiamo offrire all`umanità intera il messaggio della Bibbia circa la cura del creato. Conflitti, guerre, violenze ed ingiustizie aprono ferite profonde nell`umanità e ci chiamano a rafforzare l`impegno per la pace e la giustizia. La violenza dell`uomo sull`uomo è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in particolare con le tre grandi religioni monoteistiche. Che sia bandito l’antisemitismo dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna. È una contraddizione che un cristiano sia antisemita. Le sue radici sono ebree: un cristiano non può essere antisemita. Coltivare sentimenti antisemiti è una grave offesa a Dio".
Papa Francesco ha sottolineato la sacralità della vita: "La vita è sacra, quale dono di Dio. Il quinto comandamento del Decalogo dice: 'Non uccidere'. Dio è il Dio della vita, e vuole sempre promuoverla e difenderla; e noi, creati a sua immagine e somiglianza, siamo tenuti a fare lo stesso. Ogni essere umano in quanto creatura di Dio è nostro fratello, indipendentemente dalla sua origine o dalla sua appartenenza religiosa. Ogni persona va guardata con benevolenza, come fa Dio, che porge la sua mano misericordiosa a tutti, indipendentemente dalla loro fede e dalla loro provenienza, e che si prende cura di quanti hanno più bisogno di Lui: i poveri, i malati, gli emarginati, gli indifesi. Là dove la vita è in pericolo, siamo chiamati ancora di più a proteggerla".
Il Papa ha poi ringraziato in ebraico, dicendo "Todà rabà" (grazie mille), la comunità ebraica "per la calorosa accoglienza". Il Papa ha quindi ricordato: "le nostre relazioni mi stanno molto a cuore" e "nel dialogo ebraico-cristiano c'è un legame unico e peculiare; in virtù delle radici ebraiche del cristianesimo, ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli, uniti dallo stesso Dio".
Al termine, il Rabbino capo di Roma ha donato al Papa un calice e un quadro del pittore Georges De Canino raffigurante una menorah e il Papa ha donato un esemplare del codice vaticano databile al XIV secolo. Il Papa ha raccolto un lungo applauso in Sinagoga dopo il suo discorso e si è poi recato in colloquio privato con il Rabbino Di Segni.

Durante la visita alla Sinagoga, Papa Francesco ha ricordato due ferite inferte nel secolo scorso agli ebrei romani. Prima si è recato davanti alla lapide segnata da una data, il 16 ottobre 1943, giorno in cui le SS invasero il ghetto e deportarono 1024 ebrei romani nel campo di sterminio di Auschwitz. Poi il Pontefice ha raggiunto il luogo che ricorda l'attacco terroristico del 1982 che causò la morte del piccolo Stefano Gay Taché e il ferimento di 37 ebrei romani.

Papa Bergoglio è stato il terzo Pontefice a recarsi nella Sinagoga di Roma, dopo le visite di Papa Giovanni Paolo II nel 1986 e di Papa Benedetto XVI il 17 gennaio 2010.

“Tutto può succedere”: Intervista con Camilla Filippi

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Pietro Sermonti, Camilla Filippi e Ana Caterina Morariu
di Francesca Monti
Dal 27 dicembre, ogni domenica su Raiuno in prima serata, va in onda la fiction “Tutto può succedere”, adattamento della celebre serie americana “Parenthood”. Tra i protagonisti della serie, che sta riscuotendo un grande successo di pubblico e critica, c’è Camilla Filippi, versatile e talentuosa attrice bresciana, che ha preso parte a importanti film come “Figli delle stelle”, “Il mondo fino in fondo”, “In fondo al bosco” e a famose fiction come “Tutti pazzi per amore 2”e “Ragion di stato”, e che in “Tutto può succedere” interpreta il ruolo di Cristina Ferraro, una donna forte, ex architetto, che ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla famiglia. Ma Camilla Filippi è anche una visual artist. Infatti su Instagram, il social fotografico, indossa i panni di un personaggio, un film, una canzone, un quadro, diventando oggi Charlot, domani Madonna, poi Steve Jobs, la Mia Wallace di Pulp Fiction o la Ragazza con l’orecchino di perla di Veermer. Ogni scatto impersona un’identità diversa, per fermare l’attimo con onestà e mostrare una parte di sé. Sono nate così le Psychedelic breakfast di Camilla, originali performance visive che sono poi diventate una mostra, curata da Gianluca Marziani e allestita, nel giugno scorso, a Spoleto nell’ambito del prestigioso Festival dei Due Mondi. L’attrice è stata poi invitata da Gucci per partecipare al progetto #GucciGram in cui ha reso omaggio alle stampe Blooms e Caleido della maison reinterpretando un quadro del pittore surrealista Magritte.
In questa piacevole chiacchierata (grazie a Lorella Di Carlo di Factory4), Camilla Filippi ci ha parlato della fiction “Tutto può succedere”, di Cristina Ferraro, il personaggio da lei interpretato, di come è nata l’idea delle “Psychedelic breakfast” su Instagram e dei prossimi progetti. 
Pietro Sermonti e Camilla Filippi
Camilla, nella fiction “Tutto può succedere” interpreti Cristina Ferraro. Puoi parlarci del tuo personaggio?
“Cristina è una donna molto dolce, generosa, a volte ansiosa ma anche autoironica, che cerca di trovare un equilibrio e di tenere insieme tutti i pezzi del nucleo famigliare della serie. Per citare quella canzone di Dalla che dice “ma l’impresa eccezionale, dammi rettaessere normale”,cerchiamo di trovare una normalità, una cosa molto complicata”.
Ci sono dei tratti che ti accomunano a Cristina?
“Credo soprattutto la generosità, sono una persona generosa nella vita, questa è la cosa che ci accomuna di più, poi per il resto sono molto diversa da lei”.
Puoi anticiparci qualcosa riguardo agli sviluppi che avrà il tuo personaggio nelle prossime puntate della serie?
“Posso dire che tutto quello che mi riguarda ruota attorno al cercare di tenere insieme un matrimonio che dura da tanti anni e di affrontare una figlia adolescente e questa malattia del figlio, la sindrome di Asperger, che è stata riconosciuta in età avanzata. Poi ci sarà un macroevento di cui però non posso parlare”.
Quale pensi sia il segreto del successo di questa fiction, molto apprezzata dal pubblico e anche dalla critica?
“Credo che sia una serie molto diversa da quelle che hanno sempre proposto in Rai. Questa fiction ha un linguaggio molto naturale e anche la scelta narrativa è differente, non è tutto didascalico, tutto spiegato, sono dei pezzi di vita. In più credo che abbia la peculiarità di avere personaggi con più sfaccettature, non c’è il cattivo o il buono, c’è la complessità dell’essere umano, quindi lo stesso personaggio è buono ma poi si confronta con le proprie debolezze. Cristina, ad esempio, nella scorsa puntata, per un secondo è stata felice di pensare che anche la cuginetta di suo figlio Max potesse avere la sindrome di Asperger. E’ un sentimento orrendo ma allo stesso tempo normale, poi se ne rende conto e si dispiace. Credo siano questi i punti di forza della serie”.
In effetti nei personaggi e nelle storie raccontate possono ritrovarsi varie generazioni…
“Sì, dalle persone più mature ai ragazzini, ci si ritrovano i figli, i genitori, magari anche i nonni”.
C’è un ruolo che non hai mai fatto e che ti piacerebbe interpretare in futuro?
“Mi piacerebbe interpretare non un supereroe ma qualcosa di simile, entrare nel mondo della fantasia infantile o adolescenziale sarebbe bellissimo”.
Oltre ad essere un’attrice eclettica, sei anche una visual artist. Come è nata l’idea delle “Psychedelic breakfast di Camilla” su Instagram?
“E’ nata analizzando un po’ quello che è Instagram come social, in cui le immagini vengono pubblicate nel tentativo di fermare una realtà che poi non si riesce a fermare, nessuno di noi riesce ad essere puro davanti a un obiettivo, cioè il messaggio che vuoi dare di te viene sempre veicolato. Allora ho pensato che se avessi fatto l’opposto cioè fossi partita da un mondo già codificato, che rispecchiasse il sentimento reale che io provavo dentro di me il mattino al mio risveglio, sarei riuscita, secondo la mia idea, a fermare una verità più vera di tanti selfie. Da lì è iniziato questo progetto che mano a mano si è strutturato. Qualche mese fa sono stata chiamata da Gucci insieme ad altri trenta artisti internazionali per fare la campagna web #GucciGram, eravamo due italiani, mentre gli altri arrivavano da tutte le parti del mondo, e ognuno di noi doveva produrre il proprio scatto, coerente con la sua arte, senza snaturarla. Io ho reinterpretato un oggetto proponendo un quadro di Magritte dentro le mie colazioni ed è stata una grande soddisfazione”.
Porterai questa mostra nelle città italiane?
“Sicuramente la prossima tappa sarà Brescia, che è la mia città natale, dopo ci organizzeremo per portare la mostra a Roma e a Milano”.
In quali altri progetti ti vedremo prossimamente?
“Tra due mesi sarò sul set di un film che racconta la storia di una comica compulsiva che ha avuto problemi di alcolismo e che è finita in una clinica psichiatrica, perché l’alcolismo dà allucinazioni. E’ un ruolo molto particolare”.
Foto by Anna Rita Peritore

Teatrinrete: Appuntamenti 23 e 24 gennaio 2016

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Sono due gli appuntamenti di questa settimana con Teatrinrete, rassegna teatrale itinerante, realizzata grazie al contributo della Provincia di Padova tramite Reteventi 2015.

Tre camere da letto, quattro storie di coppie che si intrecciano. Questo il punto di partenza di “Camere da letto”, farsa in due atti di Alan Ayckbourn che la Compagnia Camerinicon Vista porterà in scena sabato 23 gennaio 2016 alle 21.00 nella Sala Muse di Villa Tacchi a Villalta di Gazzo. 
Tra litigi, incomprensioni, gelosie, dubbi e sospetti, la trama gioca sulla progressiva messa a nudo della precarietà dell’istituzione del matrimonio con un riflettore che, spostandosi di stanza in stanza, scopre nella normalità, un malessere di fondo. Lo scavo nelle complesse dinamiche dei rapporti familiari porta alla luce nodi irrisolti ed equilibri precari, all’interno di un generale disagio originato da una sessualità irrisolta e da riti privi di senso.

Biglietto intero 6,00 € ridotto (over 65) 5,00 € bambini sotto i 12 anni gratis
Per informazioni Ata.TeatroPadova 333.7680147

Il secondo appuntamento è invece dedicato ai più piccoli con “Nel paese dei Tromboli” di Alessandra Castelli, che domenica 24 gennaio alle 16.00 la Compagnia Jonathan’s Performing’s Arts diretta da Renata Rizza Stracquadanio porterà al Centro Interparrocchiale di Campodoro. Lo spettacolo mette in primo piano il tema del bullismo attraverso una storia di folletti, i Tromboli, che prendono in giro il loro nuovo compagno di classe per le eccessive dimensioni del suo naso. Tramite una serie di prove pratiche e di consigli utili sarà il loro maestro, a far capir loro l’importanza e la gravità dei gesti da bulli compiuti, facendoli diventare un gruppo di amici.


Biglietto 3,00 € Per informazioni Ata.TeatroPadova 333.7680147

Il Governo garantisce la messa in sicurezza della Romea

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Con una risposta ai parlamentari Crivellari e Mognato, il Ministro conferma risorse per il miglioramento del manto e della pericolosità degli incontri per 1600 milioni, oltre un piano di manutenzione straordinaria per la grande via di comunicazione E45/E55 da 8,2 miliardi.

“Il Governo garantisce che per la messa in sicurezza della statale 309 Romea verranno messi a disposizione qualche miliardo di euro in cinque anni”. È quanto dichiarato nella risposta scritta all’'interrogazione presentata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dai deputati del Partito Democratico Diego Crivelari e Michele Mognato, da tempo impegnati e preoccupati per la pericolosità e l’alto numero di incidenti che si verificano sul tratto viario che collega  Venezia e Ravenna. “Il Ministro - continua l’on.Crivellari - ha in modo chiaro garantito ed assicurato che la statale 309 Romea è un collegamento di vitale importanza per il nostro Paese e per le vie di comunicazione che uniscono la nostra penisola sul versante adriatico. Nello specifico in merito ai prossimi investimenti per la sicurezza, viene segnalato che la strada statale 309 Romea, facente parte dell’itinerario internazionale delle strade di grande comunicazione  E45/E55, è inserita nello Schema di Piano Pluriennale sino al 2019 recentemente sottoscritto al Ministero dei Trasporti. Nel programma si prevedono per il tratto internazionale e quindi anche per la Romeaun investimento in cinque anni pari a 1600 milioni di euro che garantiranno il miglioramento delle condizioni di sicurezza mediante l’adeguamento del manto stradale, la realizzazione di rotatorie e l’eliminazione delle curve pericolose. Altri interventi sono previsti anche nei piani di manutenzione in previsione nei prossimi anni. Più in generale – ha concluso Crivellari - per la messa in sicurezza di tutto il tratto della strada di grande comunicazione, che comprende anche la SS309 verranno investisti in manutenzioni straordinarie ben 8,2 miliardi”.

Marcus Miller: annunciato il ritorno al Gran Teatro Geox di Padova

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A seguito del successo registrato con il suo ultimo album Afrodeezia, Marcus Miller torna in Europa. Il suo tour tocchera’ l’Italia ad aprile con tre imperdibili appuntamenti ed ogni concerto sara’ unico, caratterizzato dalla partecipazione di uno special guest che salirà sul palco per suonare con Marcus!

Marcus Miller, vincitore di due Grammy Awards, dell’Edison Award for Lifetime Achievement in Jazz 2013, del Victorie du Jazz 2010 e nominato Artista per la Pace Uncesco 2013 non è solo un musicista eccezionale, un bassista e multi strumentista apprezzato in tutto il mondo ma anche un dotato compositore e produttore.

Il leggendario album “Tutu”, scritto e prodotto per Miles Davis, lo ha consacrato alla fama internazionale quando aveva solo 25 anni.

Nel corso della sua carriera Miller ha collaborato con moltissimi artisti di talento tra cui Eric Clapton, George Benson, Luther Vandross, Roberta Flack, Aretha Franklin, Chaka Khan, Al Jarreau, George Duke, Wayne Shorter, Lalah Hathaway e Herbie Hancock. Ha anche prodotto i suoi album, vere e proprie pietre miliari del genere, come The Sun Don’t Lie, Tales, M2, Silver Rain, Free, A Night in MonteCarlo (con l’Orchestra Filarmonica di Montecarlo) e Renaissance che gli ha dato l’occasione di intraprendere un tour mondiale con una nuova band composta da giovani talentuosi musicisti, forse ricordando le sue audizioni con un certo Miles Davis che ha fatto la stessa cosa per Marcus ed altri giovani musicisti di talento come Herbie Hancock e Wayne Shorter.

Biglietti già disponibili su zedlive.com e presso le prevendite abituali.

www.zedlive.com Tel. 049/8644888

MARCUS MILLER
+ SPECIAL GUEST
domenica 17 aprile 2016, ore 21:15
Gran Teatro Geox - Padova

Evento 2016: Notre Dame de Paris, l'opera moderna più celebre del mondo

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Dopo quasi mille repliche in undici anni e quattro anni di sosta, torna in scena in Italia 'Notre Dame de Paris', l’opera moderna più famosa al mondo. Quattro repliche in programma alla Zoppas Arena di Conegliano, i biglietti sono disponibili su zedlive.com

'Notre Dame de Paris' debuttava al Palais des Congrès di Parigi il 16 settembre 1998, nella sua versione originale francese, e fu subito trionfo. Quattro anni dopo David Zard produceva la versione italiana con l’adattamento di Pasquale Panella: il 14 marzo 2002, al Gran Teatro di Roma, costruito per l’occasione, si teneva la “prima” di quello che sarebbe stato il musical dei record; un’emozione che, da allora, ha “contagiato” oltre due milioni e mezzo di spettatori. Un successo travolgente non solo in Francia e in Italia.

Notre Dame de Paris è stata cantata in 7 lingue diverse e rappresentata oltre 4.000 volte nel mondo, dall’Inghilterra al Canada, passando per Russia, Cina, Giappone, Corea del Sud, Libano, Turchia, e in decine di altri paesi, riscuotendo ovunque una presenza di pubblico senza precedenti, e la marcia trionfale continua e non si arresta. E' un’alchimia unica e forse irripetibile, che porta innanzitutto la firma inconfondibile di Riccardo Cocciante per le musiche, definite da tutti sublimi, e le parole, che raccontano una storia emozionante, scritte da Luc Plamondon e, nella versione Italiana, da Pasquale Panella; le coreografie ed i movimenti in scena sono curati da Martino Müller; i costumi sono di Fred Sathal e le scene di Christian Rätz; diretti magistralmente dal regista Gilles Maheu: un team di artisti di primo livello che hanno reso quest'opera un assoluto capolavoro.

Il pubblico italiano ha sempre richiesto di rivedere 'Notre Dame de Paris' con il cast originale ma la cosa sembrava impossibile. Alle audizioni per il ritorno dello spettacolo in Italia, si sono presentati centinaia di giovani e alcuni degli interpreti storici, e Riccardo Cocciante è rimasto sorpreso quando, tra turni di provinanti, ha visto apparire, invitati da David Zard, anche alcuni degli interpreti storici che hanno portato al trionfo lo spettacolo. E’ stato Pasquale Panella a suggerire a Cocciante di avviare i giovani all’interpretazione dei ruoli da parte di chi ha già vissuto la magia di quest’opera! E così si è deciso di fare una sorta di staffetta: un primo cast che passa il testimone ad un secondo, composto da un nuovo gruppo di artisti che sarà selezionato durante il tour che debutterà a Milano a marzo, per concludersi all'Arena di Verona a settembre.

Il primo cast vedrà quindi protagonisti

Lola Ponce (Esmeralda),
Gio’ Di Tonno (Quasimodo),
Vittorio Matteucci (Frollo),
Leonardo Di Minno (Clopin),
Matteo Setti (Gringoire),
Graziano Galatone (Febo),
Tania Tuccinardi (Fiordaliso).

Riccardo Cocciante, che come è noto cura personalmente la scelta dei cast in tutto il mondo, ora è impegnato anche nelle selezioni del cast delle versioni francese, polacca e coreana, mentre dopo circa 18 anni dal debutto, sono in cantiere anche le edizioni russe, cinesi e di altri paesi e lingue.

“Notre Dame de Paris“ è stata anche una scuola che ha avviato molti giovani alla danza moderna e all'interpretazione delle Opere Moderne di cui Riccardo Cocciante è il compositore più richiesto in tutto il mondo. Nel 2002, nella prima edizione italiana dello spettacolo, per carenza di professionisti italiani il corpo di ballo era composto prevalentemente da inglesi, canadesi, francesi e brasiliani.

Con il passare degli anni e delle edizioni, il successo internazionale di Notre Dame de Paris ha ispirato ed educato nuove generazioni di ballerini italiani, al punto che, in questi anni, il musical in giro per il mondo (Cina, Corea del Sud, Russia) ha visto protagonisti proprio gli italiani, provenienti dai vari cast di Notre Dame de Paris nel nostro paese. Quest’anno il numero delle candidature ricevute è stato impressionante, 2500 ragazzi, tra ballerini, acrobati e breaker, hanno inviato il loro curriculum. L’alto livello dei candidati ha permesso al coreografo Martino Müller di selezionare tre cast diversi, di cui due da portare all’estero.

I biglietti sono in vendita al sito www.zedlive.com e www.fastickets.it, presso il circuito di prevendite Fastickets (elenco completo su www.zedlive.com; a Padova Coin Ticket Store), SuperFlash, Unicredit, Cariveneto e Ticketone.

L'evento teatrale dell'anno a Conegliano

NOTRE DAME DE PARIS

Venerdì 06 Maggio 2016 ore 21:30
Sabato 07 Maggio 2016 ore 16:00
Sabato 07 Maggio 2016 ore 21:30
Domenica 08 Maggio 2016 ore 17:00

Zoppas Arena - Conegliano (TV)

Mostra fotografica a Treviso: Non dimenticare/Ne Zaboravi Srebrenica

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Alla Fondazione Benetton la mostra fotografica di Luciano D’Angelo a cura di Edvige Ricci. Inaugurazione sabato 23 gennaio 2016 ore 17.30

Non dimenticare/Ne Zaboravi Srebrenicaè il titolo della mostra fotografica di Luciano D’Angelo che sarà inaugurata sabato 23 gennaio a Treviso nelle sale espositive di palazzo Bomben. Ideata e realizzata in occasione del ventesimo anniversario del genocidio diSrebrenica e della conclusione delle guerre balcaniche degli anni novanta, l’esposizione presenta storie e persone che l’autore ha incontrato durante la sua permanenza in Bosnia Erzegovina. 

Proposto fino al 21 febbraio, il racconto fotografico si compone di 40 immagini ed è accompagnato da testi di Edvige Ricci, presidente dell’Associazione Mila Donnambiente,e dello stesso Luciano D’Angelo, con l’obiettivo di testimoniare la vita di donne, uomini e ragazzi sopravvissuti, del dolore subito ma anche della volontà di rinascita. «Da tempo pensavo a Srebrenica. Volevo partire, volevo capire – afferma Luciano D’Angelo – capire cos’era accaduto al di là del mare, a quaranta minuti di volo da casa mia. Articoli di giornale e immagini televisive non mi bastavano, volevo portare i miei occhi laggiù, volevo fissare lo sguardo su una tragedia che mi sembrava troppo grande, troppo assurda, troppo feroce. Ci sono andato a Srebrenica e adesso Srebrenica è dentro di me, non mi abbandona più».
In continuità con le iniziative della Fondazione Benetton Studi Ricerche connesse al PremioInternazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2014, dedicato ai villaggi bosniaci di Osmače e Brežani, sull’altopiano sopra Srebrenica, la mostra si inaugurasabato 23 gennaio alle 17.30 con l’incontroA vent’anni da Srebrenica. Donne europee incammino: l’importanza di condividere la memoria. «Le sopravvissute di Srebrenica, le donne, sotto gli occhi di un mondo molto distratto, si trovano all’improvviso spogliate di ogni cosa, cacciate dalle proprie case, lontane dal paese, con i bimbi piccoli e nessun uomo adulto più fra loro. Precipitate nel dolore più atroce – scrive Edvige Ricci – Ma, con i bambini in braccio, capiscono che non hanno la scelta di arrendersi». A condividere con il pubblico la loro esperienza saranno Azra Fetahović, insegnante, e Nina Delalić, dottore in giurisprudenza, due giovani donne bosniache che hanno vissuto la diaspora in Italia, dove ancora risiedono. Insieme a loro Šehida Abdurahmanović, una delle Donne di Srebrenica e delle anime più attive nella rinascita della sua città, tra i volti ritratti presenti in mostra. Coordinato da Isabella Panfido, scrittrice e giornalista, l’incontro coinvolgerà gli autori Luciano D’Angelo ed Edvige Ricci, e Massimo Luciani, Rete di Adopt Srebrenica, anci-Abruzzo.
Il programma delle iniziative prosegue venerdì 5 febbraio alle ore 20.45 a Ponzano Veneto, nel Salone della Barchessa, in Biblioteca Comunale, con lo spettacolo Ritorni, ho visto la pace allo specchio di e con Filippo Tognazzo, prodotto da Zelda-compagnia teatrale professionale in collaborazione con la Fondazione Benetton.

La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione AlexanderLanger Stiftung di Bolzano, la Rete di Adopt Srebrenica, l’associazione Mila Donnambiente di Pescara, con il patrocinio della Presidenza della Camera dei Deputati.

Ingresso libero. Orari: martedì-venerdì ore 15-20, sabato e domenica ore 10-20.

Eventuali offerte saranno devolute all’associazione Adopt Srebrenica.

Per informazioni: Fondazione Benetton: 0422.5121, fbsr@fbsr.it, www.fbsr.it

Luciano D’Angelo vive a Pescara, si occupa di fotografia di reportage e viaggio. Collabora con le maggiori testate italiane ed estere, con servizi di cultura e viaggi, editori come Touring Club Italiano, Mondadori Editore, National Geographic Italia, Condé Nast, Rizzoli rcs, Einaudi.

Edvige Ricci, attiva fin dalle origini nel movimento ecologista italiano, impegnata per il riscatto sociale e politico delle donne, ha avuto responsabilità politico-amministrative nel Comune di Pescara, dove risiede. Fondatrice di Mila Donnambiente, consigliera di amministrazione della Fondazione Alexander Langer, parte attiva della Rete di sostegno di Adopt Srebrenica.

Foto:

01. Srebrenica Menvla Nuhanović, 65 anni. Ha perso marito, figlio, nuora ma il suo sguardo ci racconta di come conosca, con certezza, il proprio posto nel mondo. Seduta sulla sua terra, a fianco ai suoi cari, in dialogo costante l’una e con gli altri.

02. Srebrenica Suada Begić, 59 anni. Ha perso il marito, il figlio e vari altri parenti. Rimasta vedova e senza figlio a soli 39 anni, continua il suo dialogo con loro a Potočari. La cura di quel luogo è come quella riservata alla sua casa; non si aspetta altro giardiniere per la rimozione delle erbacce secche.

03. Šehida è una delle protagoniste della resistenza delle donne di Srebrenica. Attivissima nelle associazioni di donne e madri, attivissima nel riorganizzare la vita della sua famiglia, ormai composta da sorelle e compagne.


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