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Corrado Rustici: Da oggi in radio "Alcove of Stars" ft. Andrew Strong, primo singolo estratto da "Aham", il nuovo album in uscita il 24 giugno

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Da oggi è in radio “Alcove of Stars”, primo singolo estratto da “Aham (Sony Music/Sony Classical Italia), il nuovo album del chitarrista e produttore musicale Corrado Rustici, in uscita il 24 giugno.

Il brano vede la straordinaria partecipazione di Andrew Strong, cantante e star del film “The Commitments”.

«C'è un luogo interiore, circondato dal mare sottile delle nostre emozioni preferite - commenta Corrado Rustici in merito al brano - Fuori dal mondo percepito e lontano dal rumore dei miei pensieri, lo avverto come un'alcova di stelle, immersa nella neve dei miei ricordi e che visito, di tanto in tanto, per sentirmi - come fosse il petto di una madre - per sempre amato... per sempre senza nome».

Ricerca, riflessione e sperimentazione. Queste sono le caratteristiche di “Aham” (parola in sanscrito che significa “Io sono”), un progetto discografico che arriva a distanza di 10 anni dall’ultimo album da solista in studio di Corrado Rustici e che pone al centro di tutto la chitarra come unica fonte sonora. Emblema di una continua ricercaincentrata su dove la musica possa arrivare, “Aham” riesce esprimere la profondità dell’essenza di Corrado, sia come persona sia come musicista.

9 brani in cui Corrado Rustici racchiude il suo concetto di musica “Transmoderna”, integrando diversi stili musicali in un unico contenitore che include e trascende le proprie radici.

Questa la tracklist di “Aham”: “As dark bleeds light”, “Ananda’s first steps”, “The duke and the hare”, “The guilty thread”, “Roots of progression”, “Alcove of stars” ft. Andrew Strong, “The last light spoken”, “Aham Suite - Part 1: The Enquiry” e “Aham Suite - Part 2: Aham”.

Originario di Napoli, Corrado Rustici abita ormai da anni a San Francisco, dove ha trovato la giusta dimensione per accogliere la sua musica e la sua continua ricerca e sperimentazione. Da sempre diviso tra la carriera di chitarrista e quella di produttore, Corrado Rustici ha saputo destreggiarsi tra chitarra e studio di registrazione, diventando uno dei produttori più apprezzati nel mondo, nonché l’uomo che ha saputo portare il sound e l’approccio americano nel mercato discografico italiano.

Ha lavorato con nomi del calibro di Herbie Hancock, Whitney Houston, Aretha Franklin, George Benson ed Elton John, ed è stato produttore per artisti come Zucchero, Francesco De Gregori, Ligabue, Elisa, Andrea Bocelli, Negramaro e Francesco Renga, contribuendo a più di 20 milioni di dischi venduti.

Parallelamente, oltre a essere stato il fondatore di due band rock prog italiane diventate poi leggenda, i Cervello e i Nova, ha pubblicato anche 3 dischi da solista (2 in studio e 1 live).

Giusy Versace a caccia del podio ai Campionati Europei Paralimpici di Grosseto al via da oggi

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La velocista delle Fiamme Azzurre correrà 100, 200 e 400 metri a caccia della sua prima medaglia internazionale. Primo appuntamento con le gare, lunedì 13 giugno con la finale dei 200 metri.


Primo grande appuntamento dell’anno per Giusy Versace. Iniziano oggi, con una bella cerimonia nella centralissima piazza Dante di Grosseto, gli IPC Athletics European Championships in programma allo stadio Zecchini dall’11 al 16 giugno. La velocista delle Fiamme Azzurre correrà 100, 200 e 400 metri a caccia della sua prima medaglia internazionale e l’esordio per lei è previsto lunedì 13 giugno con la finale diretta dei 200 metri T43-44.

600 atleti, 36 paesi rappresentati, 171 medaglie da assegnare e 36 atleti azzurri convocati: numeri, davvero notevoli, e una Nazionale Azzurra di qualità. Tra di loro Giusy Versace che nel 2016 è stata protagonista di 2 record italiani: 27”95 nei 200 metri e 1’02”61 nei 400, e che andrà a caccia della sua prima medaglia internazionale dopo 11 titoli italiani ed un quarto posto agli Europei 2012 nei 200 metri.

Sono pronta - dichiara Giusy Versace - nonostante qualche piccolo contrattempo nei giorni prima delle gare, mi sento motivata a fare bene. La prima parte della stagione è andata oltre le aspettative, con 2 record italiani nei 200 e nei 400 metri. Questa stagione è molto lunga, e far bene a questi IPC European Championships rappresenta il primo importante obiettivo da raggiungere”.

Per la velocista paralimpica, gli appuntamenti in gara agli IPC Athletic European Championships di Grosseto saranno i seguenti: 

Lunedì 13 giugno ore 16.34: finale 200 donne T43-44

Martedì 14 giugno ore 17.02: finale 400 donne T43-44

Giovedì 16 giugno ore 17.31: finale 100 donne T43-44

Foto di Fabiano Venturelli

Convegno “Certissima signa. A Venice Conference on Greek and Latin Astronomical Texts”

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La Biblioteca Nazionale Marciana organizza, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari, Venezia,  nei giorni giovedì 16 e venerdì 17 giugno 2016, nel Vestibolo della Libreria Sansoviniana il Convegno “Certissima signa. A Venice Conference on Greek and Latin Astronomical Texts” a cura di Filippomaria Pontani e Anna Santoni. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili da Piazzetta San Marco 13/a, Venezia.

In una civiltà, la scienza astronomica è uno dei campi nei quali più esemplarmente si può saggiare l’avanzamento di diverse discipline: la matematica, la cartografia, la geografia, lo studio dell’influsso degli astri sulla vita degli uomini. Come in altre scienze, ma forse più che in altre, il rapporto con la tradizione antica è in questo senso fondamentale: le conoscenze e le credenze relative ai fenomeni celesti, anche per la suggestione che da sempre questi esercitano sugli uomini, vantano una persistenza di lungo periodo di norma più profonda rispetto alle nozioni scientifiche d’altra natura.

Il convegno organizzato da Filippomaria Pontani e Anna Santoni mira a mettere in luce proprio alcuni fili di queste tradizioni secolari, le quali s’incarnano primariamente in testimonianze scritte di veneranda antichità, di cui la Biblioteca Nazionale Marciana (ospite e promotrice dell’evento, assieme al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari) è ricchissima. In particolare, un drappello di studiosi di sei diversi Paesi proverà a ricostruire alcuni percorsi di testi astronomici greci e latini tra l’età antica e il Medioevo, fino alla “riscoperta" umanistica. Saranno al centro dell’attenzione diagrammi, astrolabi e tubi astronomici, disegni di costellazioni, studi filologici, miniature e pratiche di stampa: per molte delle relazioni saranno proprio le collezioni della Biblioteca Marciana - studiate sia da docenti universitari sia da chi nella biblioteca lavora ogni giorno, in una collaborazione senz’altro proficua - ad offrire un terreno di studio e di confronto privilegiato.

Programma: (clicca qui

Giovedì 16 e venerdì 17 giugno 2016
Convegno “Certissima signa. A Venice Conference on Greek and Latin Astronomical Texts” 
Vestibolo della Libreria Sansoviniana (Venezia, Piazzetta San Marco 13/a). 

“Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese e “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti trionfano ai Ciak d’Oro

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La 30a edizione dei Ciak d’Oro, ideati dal magazine Ciak diretto da Piera Detassis, ha visto il trionfo di “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese e “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti. La commedia di Genovese ha conquistato il premio come miglior film, attore protagonista (Marco Giallini), sceneggiatura, canzone originale; Jeeg Robot ha invece vinto il Ciak per miglior attore non protagonista (Luca Marinelli), colonna sonora, manifesto di Daniele Moretti e opera prima. Successo anche per Matteo Garrone e “Il racconto dei racconti – Tale of Tales” che ha vinto per la miglior regia, scenografia e costumi. Migliore attrice Sabrina Ferilli per “Io e lei” di Maria Sole Tognazzi. Ciak Alice Giovani a “Un bacio” di Ivan Cotroneo. Super Ciak d’Oro a Lino Banfi.

I vincitori dei CIAK D’ORO 2016:

CIAK D’ORO MIGLIOR FILM Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese

CIAK D’ORO MIGLIOR REGIA Matteo Garrone per Il racconto dei racconti - Tale of Tales 

CIAK D’ORO MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA Marco Giallini per Perfetti Sconosciuti 

CIAK D’ORO MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA/CHOPARD Sabrina Ferilli per Io e lei 

CIAK D’ORO MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA Luca Marinelli per Lo chiamavano Jeeg Robot

CIAK D’ORO MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA Sonia Bergamasco per Quo vado? CIAK ALICE/GIOVANI Un bacio di Ivan Cotroneo

CIAK D’ORO MIGLIORE SCENEGGIATURA Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini e Rolando Ravello per Perfetti Sconosciuti

CIAK D’ORO MIGLIOR FOTOGRAFIA Luca Bigazzi per Youth-La Giovinezza di Paolo Sorrentino e Un bacio di Ivan Cotroneo

CIAK D’ORO MIGLIORE MONTAGGIO Jacopo Quadri per Fuocoammare

CIAK D’ORO MIGLIORE SCENOGRAFIA Dimitri Capuani per Il racconto dei racconti - Tale of Tales

CIAK D’ORO MIGLIORI COSTUMI Massimo Cantini Parrini per Il racconto dei racconti - Tale of Tales

CIAK D’ORO MIGLIOR SONORO IN PRESA DIRETTA Angelo Bonanni e Diego De Santis per Veloce come il vento

CIAK D’ORO MIGLIOR COLONNA SONORA Michele Braga e Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot

CIAK D’ORO MIGLIOR CANZONE ORIGINALE Fiorella Mannoia, Bungaro e Cesare Chiodo per Perfetti Sconosciuti

CIAK D’ORO MIGLIOR PRODUTTORE Kimera Film, Rai Cinema e Taodue per Non essere cattivo

CIAK D’ORO MIGLIOR MANIFESTO Lo chiamavano Jeeg Robot realizzato da Daniele Moretti per Big Jellyfish

CIAK D’ORO SPECIALE SERIAL MOVIE Miriam Leone per Non uccidere

CIAK D’ORO MIGLIOR OPERA PRIMA Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti SUPERCIAK D’ORO Lino Banfi

CIAK D’ORO BELLO & INVISIBILE Bella e perduta di Pietro Marcello

CIAK D’ORO RIVELAZIONE DELL’ANNO Greta Scarano/Suburra Alessandro Borghi/Suburra e Non essere cattivo.

Globi d’Oro 2016: Lo chiamavano Jeeg Robot premiato come miglior film

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L’Associazione della Stampa Estera in Italia ha annunciato i vincitori dei Globi d’Oro 2016, i premi della Stampa Estera ai film italiani. Miglior film è “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti, Miglior opera prima “L’Attesa” di Piero Messina, Miglior commedia “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese, Miglior attore Elio Germano per “Alaska”, Miglior attrice Ondina Quadri per “Arianna”, Miglior sceneggiatura “Un bacio”. Sono stati assegnati anche due premi speciali: il Gran Premio della Stampa Estera a “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi e il Globo d’Oro alla Carriera a Nicoletta Braschi e Roberto Benigni.

Questi i vincitori dei Globi D’Oro 2016:

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO: Tra le dita di Cristina K. Casini, che ha saputo con poesia, delicatezza e un tocco di surrealismo, fotografare i sentimenti che risiedono in uno scatto. 

MIGLIOR DOCUMENTARIO: If Only I Were That Warrior di Valerio Ciriaci, per il coraggio, l’equilibrio e la maestria tecnica, davvero notevoli per un’opera prima, con cui getta luce sulle pagine buie del passato coloniale italiano, aprendo uno squarcio sulle troppe amnesie che lo circondano.

MIGLIOR MUSICA: Carlo Crivelli per Sangue del mio sangue, per aver saputo rendere, con pari efficacia e armonia, le atmosfere di due epoche così diverse tra loro: il ‘600 e i giorni nostri. 

MIGLIOR FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion per La corrispondenza per aver saputo tradurre in meravigliose immagini i toni drammatici e il tessuto narrativo dell’intenso film di Giuseppe Tornatore, dove convivono vita e morte, realtà e immaginazione.

MIGLIOR OPERA PRIMA: L’Attesa di Piero Messina con la seguente motivazione: il film è poesia pura, con splendide riprese. Vi è interiorità, vi sono silenzi eloquenti, come nell’abbraccio silenzioso della fine che dice più di mille parole. Grazie alla raffinatezza nel presentare i sentimenti attraverso immagini bellissime, ci sembra chiaro che abbiamo a che fare con un promettente talento del cinema italiano che mette la sua Sicilia in primo piano.

MIGLIOR COMMEDIA: Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, perché è una commedia tagliente, che, fedele alla tradizione italiana, svela vizi e virtù del terzo millennio e con un finale amarognolo sa omaggiare degnamente il Maestro Ettore Scola e la sua Terrazza ormai vuota.

MIGLIOR SCENEGGIATURA: Ivan Cotroneo e Monica Rametta per Un bacio per il coraggio di raccontare, con fantasia e sensibilità, un tema particolarmente complesso, come è quello del bullismo e dell’omofobia.

MIGLIOR ATTRICE: Ondina Quadri per Arianna, per un’interpretazione mirabolante che in un modo poetico chiude le porte dell’infanzia e con delicatezza affronta i dubbi della prima giovinezza, rendendo universale la domanda sul proprio essere.

MIGLIOR ATTORE: Elio Germano per Alaska, un attore che riesce sempre a superarsi in bravura e intensità e a creare personaggi spessi e intensi utilizzando mezzi e aiuti anche non ‘ortodossi’. 

MIGLIOR FILM: Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, perché confronta per la prima volta il mondo coriaceo della periferia romana con la carica esplosiva della “science fiction” e perché si è imposto all’attenzione di tutti grazie ad uno straordinario passaparola.

GRAN PREMIO 2016 DELLA STAMPA ESTERA Fuocoammare di Gianfranco Rosi Motivazione: Il “Gran Premio della Stampa Estera 2016”rende omaggio a un’opera forte che è un grido di rivolta di fronte a una tragedia continua ormai percepita con rassegnazione, come una sorta di normalità. “Fuocoammare” descrive un popolo di pescatori che accoglie a braccia aperte tutto quello che viene dal mare, compresa la disperazione umana, con una generosità che riscatta l’Europa dal filo spinato e delle ossessioni identitarie.

GLOBO D’ORO 2016 ALLA CARRIERA: Nicoletta Braschi e Roberto Benigni Motivazione: alla coppia più popolare del cinema italiano di oggi. Fuori dagli schemi in tutto, loro due non raccontano la cultura, la fanno. Più italiani tra gli italiani, rappresentano una vera quintessenza dell’imprevedibile anima di questo Paese. Sanno di continuo tradurre l’arduo in un linguaggio universale che affascina e incanta. Una coppia la cui carriera ha raggiunto e superato vette e sogni.

Virginia Raffaele in Performance, dalla Tv al Gran Teatro Geox di Padova, venerdì 11 novembre 2016

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Per la prima volta, Virginia Raffaele porta nei teatri le sue maschere più popolari: Ornella Vanoni, Belen Rodriguez, il Ministro Boschi, la criminologa Bruzzone e tante altre ancora. Donne molto diverse tra loro, che tra arte, spettacolo, potere e politica sintetizzano alcune delle ossessioni ricorrenti della società contemporanea: la vanità, la scaltrezza, la voglia di affermazione e, forse, la scarsa coscienza di sé. Il tutto raccontato attraverso la lente deformante e irriverente dell’ironia e della satira, tipici elementi che compongono lo stile di Virginia Raffaele.

I personaggi monologano e dialogano tra loro, anche grazie alle proiezioni video, in un gioco di specchi e di rimandi. Qua e là, tra le maschere, in scena appare anche Virginia stessa, che interagisce con le sue creature, come una sorta di narratore involontario che poeticamente svela il suo “essere - o non essere”.

La musica in scena fa da punteggiatura allo spettacolo, accompagnando i personaggi nelle loro performance, sottolineandone i movimenti, enfatizzandone le manie; conferendo alla spettacolo un ritmo forsennato nel cui vortice i personaggi, Virginia e le varie chiavi di lettura si confondono creando una nuova realtà, a volte folle a volte melanconica: quella dello spettacolo stesso.
 
I biglietti sono in vendita online al sito www.fastickets.it, presso le prevendire abituali e punti vendita ZED! (elenco completo al sito www.zedlive.com).


Virginia Raffaele in Performance
venerdì 11 novembre 2016, ore 21:30
Gran Teatro Geox - Padova

“Pelle” al laboratorio I’m Lab di Abano Terme

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"Il viaggio di Oumar" di Paolo Virzì
Fino al 12 giugno proseguono gli appuntamenti gratuiti sul tema dell’integrazione tra le culture, tra cinema, incontri, installazioni, concerti, teatro e cucina etnica da tutto il mondo.
Dopo due weekend a Padova, tra il Portello, la stazione, il parco Brentelle e piazza Gasparotto, la rassegna cinematografica “Pelle”, organizzata da Kinima, chiude questo fine settimana con una serie di eventi culturali ad Abano Terme. Fino a domenica 12 giugno “Pelle” sarà, infatti, ospite di I’m Lab, il vivace laboratorio culturale aponense gestito dall’AssociazioneKhorakhanè. Sabato 11 ci saranno due proiezioni: il documentario “La sedia di cartone”, di Marco Zuin (che sarà presente alla serata) e a seguire “Il viaggio di Oumar”, interessante quanto misconosciuto reportage di viaggio del regista Paolo Virzì, girato nel 1997 in Africa durante una pausa di produzione di Ovosodo. Quindi via alle danze con la Afro Night, tra ritmi e sonorità del continente africano. Domenica 12, per la serata conclusiva della rassegna, si alterneranno teatro e cinema, con lo spettacolo “La casa vuota”, a  cura di Teatrocontinuo, e la proiezione di “(S)Comparse”, di Antonio Tibaldi, film spiazzante che racconta i retroscena delle riprese di “Terraferma”, il film di Crialese girato a Linosa nel 2011 in cui migranti africani appena sbarcati a terra furono costretti a fare da comparse.
"La sedia di cartone" di Marco Zuin
Marco Zuin
Obiettivo del progetto Pelle, che ha vinto il bando MigrArti del Ministero dei Beni Culturali, è proporre il linguaggio cinematografico come momento di scambio tra diverse culture, per mettere in dialogo le tante comunità presenti a Padova e nella sua provincia.
Nata da un’idea di Marco Fantacuzzi - Cinema Key, la rassegna “Pelle” è curata dall’Associazione Kinima ed è stata realizzata in collaborazione con Associazione Mimosa, Associazione Studenti Universitari, Associazione Khorakhanè, Associazione Valide Alternative, Associazione Secondo Tempo, Kinocchio – Il cinema in movimento, con il cofinanziamento di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e il supporto tecnico di Associazione Researching Movies e Cooperativa Città Solare.
PROGRAMMA “PELLE” 11-12 GIUGNO @ I'M LAB - Via Brustolon, 3  Abano Terme (PD), in collaborazione con Associazione Khorakhanè
11 giugno
ore 19.30 cucina del mondo
ore 20.30 proiezione cortometraggio “LA SEDIA DI CARTONE” di Marco Zuin, Italia 2015 - 12’ - Alla presenza del regista
ore 21 proiezione “IL VIAGGIO DI OUMAR” di Paolo Virzì, Italia/Senegal 1997 - 59’
Reportage girato da Paolo Virzì con una minuscola troupe nell'estate del 1997. Un'avventura nel cuore della savana senegalese, ripercorrendo a ritroso il viaggio di Oumar Mamadou Ba, attore nel film di Virzì Ferie d’agosto, che torna al villaggio di pastori di etnia Peul dove è nato e cresciuto e dal quale anni prima è fuggito per cercare fortuna in Italia.
ore 22.30 Afro Night: musica e suoni dall'Africa
12 giugno
ore 19.30 cucina del mondo
ore 20.30 spettacolo teatrale “La Casa Vuota", restituzione del laboratorio "Intrecci di Donne" per donne straniere e italiane. A cura di Teatrocontinuo in collaborazione con il progetto Rondine - SPRAR Padova per la direzione artistica di Erica Taffara
ore 21.30 proiezione (S)COMPARSE di Antonio Tibaldi, Italia 2011 - 57’- Alla presenza del regista
La troupe di "Terraferma", il film di Crialese del 2011, si stabilisce a Linosa per cinque mesi, dando impiego a molti dei suoi abitanti e interrompendo la tranquilla quotidianità. La perplessità degli isolani di fronte all'invadenza della macchina del cinema non è minore di quella delle comparse africane, chiamate a interpretare tragedie da loro realmente vissute

Giugno Antico: tre appuntamenti a Treviso alla scoperta della vita e della musica tra Medioevo e Umanesimo fino agli albori del Rinascimento

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Domenica 19 e Martedì 21 giugno 2016

La terza edizione del progetto Musica antica in casa Cozzi, organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e da almamusica433, propone Giugno Antico. Tre appuntamenti, in programma a Treviso nelle giornate di domenica 19 e martedì 21 giugno,per esplorare la vita quotidiana di una società, quella a cavallo tra Medioevo e Umanesimo, fino agli albori del Rinascimento, che trova nelle feste di corte e di popolo una vera e propria ritualità condivisa.

Si parte dal centro storico di Treviso, con una passeggiata nella città dipinta, per poi abitare Piazza dei Signori con la musica e la danza antica, e approdare infine nel giardino di casa Luisa e Gaetano Cozzi a Zero Branco (Treviso), per rivivere la magica atmosfera di una festa all’aperto, tra canti e natura. Realizzato con la direzione artistica di Stefano Trevisi, il progetto entra nel tessuto dell’urbs picta medievale e rinascimentale per raccontare una urbs sonora ideale, tutta da scoprire.

Il programma si apre domenica 19 giugno alle ore 18.30 conPasseggiando nella città dipinta, un percorso a piedinella storia e nell’arte di Treviso che vuole aprire nuovi sguardi sulle facciate dipinte degli edifici del centro storico. Guidata dall’architetto Rossella Riscicae dalla storica dell’arte Chiara Voltarel, nell’ambito della ricerca che la Fondazione Benetton sta conducendo su Treviso Urbs Picta, la passeggiata invita ad andare alla scoperta di affreschi di epoca medievale - tra regalzier (finiti mattoni) e finti marmi e tappezzerie – e di fregi rinascimentali, ispirati alla tradizione classica, che raccontano una città invasa da giochi e danze di putti, fra nastri e festoni.

Il punto di ritrovo è in Piazza Indipendenza, alle ore 18.15. Da qui il percorso si dirigerà verso la Pescheria e Piazza San Francesco. La prenotazione è obbligatoria (tel. 0422.5121, fbsr@fbsr.it).

Dal segno dipinto al suono antico: la giornata di domenica prosegue alle ore 21 in Piazza dei Signori dove rivivrà l’atmosfera dell’affascinante mondo delle feste di corte e di popolo del Cinquecento. Le musiche eseguite dal vivo dallo storico gruppo bolognese La Rossignolsi alterneranno alle coreografie esito del corso di danza antica e rinascimentale Le Gratie d’Amore, curato dal maestro Bepi Santuzzo, erede artistico del famoso studioso John Guthrie. Il corso, svoltosi tra gennaio e giugno 2016 aTreviso e Trieste, ha coinvolto i partecipanti nello studio e nella sperimentazione delle danze più famose dell’epoca, ricostruendo i passi e le figure dei trattati rinascimentali. L’esibizione coinvolgerà sulla scena anche il pubblico e gli ospiti della piazza, per ballare e condividere la gioia della danza e della musica antica.

Giugno Antico si concluderà martedì 21, in occasione della Festa Europea della Musica,con l’attesa Festa d’Estate, consueto appuntamento conclusivo della stagione.

Nel giardino dicasa Luisa e Gaetano Cozzi a Zero Branco, residenza di campagna della Fondazione Benetton, andrà in scena Don Quixote, l’ingegnosa erranza nella musica del Siglo de Oro, spettacolo di musica e parole a cura dell’ensembleSensus. Il testo del Don Chisciotte sarà il punto di partenza da cui ricostruire il paesaggio sonoro contemporaneo a Cervantes, a quattrocento anni dalla sua scomparsa. Le avventure del «cavaliere dalla trista figura», stralunato persecutore di mulini a vento, rivivranno attraverso la voce di Marco Muzzati e nelle musiche eseguite dal vivo con gli strumenti più amati del Siglo de Oro: il liuto e la vihuela, la viola da gamba e l’arpa.

Il concerto si terrà all’aperto, gli ospiti sono invitati a portare un cuscino o una coperta per accomodarsi sul prato. Ingresso su invito, a offerta responsabile.

Per informazioni: Fondazione Benetton Studi Ricerche, tel. 0422.5121, www.fbsr.it

Intervista con Wilma De Angelis, icona della musica italiana degli anni ’50 e ‘60

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di Francesca Monti

E’ stata un’icona della musica italiana degli anni ’50 e ’60, pioniera dei programmi di cucina in tv e attrice di cinema nel film “Femmine contro maschi” di Fausto Brizzi, tra i suoi grandi successi ricordiamo “Nessuno”, “Patatina”, “Quando vien la sera”, ma anche “Dimmi di sì”, cover di Bad Romance di Lady Gaga, che ha avuto oltre 200mila views su Youtube. Stiamo parlando di Wilma De Angelis e in questa intervista che ci ha gentilmente concesso (grazie a Lucio Nocentini) abbiamo ripercorso la sua carriera, tra aneddoti e divertenti ricordi.

Signora Wilma, iniziamo dalla fine degli anni ’50, quando ha cantato al prestigioso Festival del Jazz a Riccione…

“A Riccione cantavo al Savioli, allora esibirsi lì era un traguardo, prima di me c’erano arrivate Jula De Palma, Flo Sandon’s, insomma era la nicchia del cantante di successo dell’anno. Nel 1958 toccò a me, e cantai a Riccione per tre anni. Pur non conoscendo l’inglese, cantavo jazz per istinto, copiavo a pappagallo i dischi di Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Helen Merrill, senza imitarle però. In quell’occasione l’Orchestra per cui lavoravo mi iscrisse al concorso “La reginetta del jazz” a Boario Terme, a mia insaputa. Io mi arrabbiai per questo ma arrivai là e vinsi e mi trovai catapultata nel mondo bellissimo del jazz che avrei voluto continuare a frequentare. A quel tempo però erano pochissimi gli amanti di questo genere, pertanto non avrei avuto un seguito. Gli organizzatori del Festival del Jazz mi invitarono a cantare a Sanremo. La casa discografica per cui lavoravo mi affidò quelle che oggi si chiamano cover, allora le canzoni di successo le potevano incidere tutti. Mi fecero così cantare “Casetta in Canadà” che era stata già interpretata da Carla Boni e anche da Gloria Christian. La mia versione ebbe un grande successo in tutto il Nord Europa perché la sede della casa discografica, la Phillips, era ad Amsterdam, di conseguenza stamparono il mio disco ed io, sconosciuta in Italia, timidissima, andai a Stoccolma, Copenaghen, Amsterdam e nelle grandi televisioni come vedette, da sola perché nessuno mi accompagnava tranne l’interprete. E così scoppiò contemporaneamente sia la Wilma De Angelis di Casetta in Canadà sia quella nella nicchia del jazz”. 

Poi però decise di abbandonare la strada del jazz e continuare a cantare in italiano. Come mai?

“Fui costretta a fare una scelta e scelsi la strada più facile, cioè cantare in italiano, infatti l’anno successivo nel 1959 tornai a Sanremo, questa volta al Festival della Canzone Italiana cantando due bellissime canzoni, di cui avevo fatto io le lacche di acetato, che una volta si usavano per proporre i brani, erano un pronto ascolto che poi veniva buttato via dopo essere stato utilizzato 3-4 volte. Allora noi cantanti duttili, Tony Dallara, Betty Curtis, io, Arturo Testa, in 5 minuti imparavamo la canzone, andavamo in sala, piano e voce, e facevamo le famose lacche. Quell’anno portai 5 pezzi che entrarono tutti a Sanremo, tra questi c’erano Nessuno, Per tutta la vita, Un bacio sulla bocca, Una marcia in Fa. Così l’organizzatore di allora mi invitò e io debuttai a Sanremo nel 1959. Ci tornai altri 5 anni, nel 1960 cantai Quando vien la sera in coppia con Joe Sentieri arrivando terza, poi Patatinache non andò in finale, le canzoni portate il quarto e il quinto anno non ebbero un grande eco e non andai in finale con nessuno dei due pezzi. Ero ormai talmente affermata che mi affibbiarono due cantanti pressoché sconosciute, una era Lucia Altieri e l’altra era Tania che poi diventò col tempo Lara Saint Paul. Le canzoni non erano il massimo, le cantanti erano agli inizi e quindi andammo a casa tutte e tre. Nell’ultima partecipazione a Sanremo portai una canzone bellissima che purtroppo non ha avuto un grande eco, era un brano di Diego Calcagno, Non costa niente, in coppia con Johnny Dorelli, arrivammo quarti. Dopodiché cambiò tutto, la vita, il sistema di cantare, le mode, arrivavano le nuove leve, i giovani, e noi che avevamo 30 anni eravamo considerati da rottamare”.

A Sanremo un tempo le cantanti lanciavano le mode sia per quanto riguarda i vestiti sia per le acconciature…

“Per noi andare a Sanremo era determinante, facevamo tutto da soli, non avevamo lo stilista che ti creava il vestito, non avevamo lo staff, di conseguenza anche gli abiti erano a nostro carico. Però la cosa importante era essere molto eleganti. Il parrucchiere, si chiamava Nino, che aveva il negozio in via Montenapoleone a Milano, veniva a pettinarci e come successe con me, con Betty Curtis e poi con Mina e Milva, lanciavamo le mode. A me ad esempio fece la pettinatura a gatto e tutta la gente voleva essere pettinata nello stesso modo. Purtroppo poi la Phillips perse il suo prestigio in Italia, si fuse con la Siemens, crearono così la Polygram, e come tale per un riciclo di personaggi, di mode, si dovevano creare elementi nuovi”.
Nel frattempo iniziava a farsi largo nel panorama musicale una giovane cantante di Cremona, Mina, che ha poi cantato uno dei brani più famosi del suo repertorio, “Nessuno”, in una versione diversa dalla sua…

““Nessuno”, della quale con il maestro Capotosti avevo corretto anche alcune cose, per me è una canzone dolcissima e melodica e la considero un po’ una mia creatura. Qualche mese dopo, c’era questo personaggio emergente, una ragazza di Cremona, Mina, che avevamo conosciuto alla Sei giorni della canzone, manifestazione importantissima, che si svolgeva a Milano allo Smeraldo e durava sei giorni. Ogni sera c’erano dei cantanti emergenti e gli organizzatori del Festival sceglievano i talenti. I cantanti quell’anno erano Adriano Celentano, Tony Renis, Giorgio Gaber, Wilma De Angelis, Betty Curtis, Mina, Miranda Martino, eravamo tutti lì. Avevo ascoltato Mina in quel frangente ed ero rimasta un po’ scioccata dal suo strano modo di cantare. Interpretava Proteggimi e aveva un tubino rosa a sottoveste con le spalline sottilissime e cantando le abbassava. Io ero vicina al dottor Boschetti, editore di una casa editrice musicale e mi disse: “tu sei perplessa ma questa diventerà la più grande cantante del mondo”. E ha avuto ragione.
Dopo pochi mesi eravamo in una strana sala di incisione, era il retropalco del Cinema Leonardo di Milano, in zona Città degli Studi, il direttore si chiamava Angelini, aveva una grande ammirazione per me, avevamo fatto insieme Nessuno e Casetta in Canadà, mi chiamò, presi la filovia e lo raggiunsi in Piazza Susa. Lui mise il nastro di questa “pazza” (Mina, ndr) che io avevo snobbato, che cantava Nessuno in tutt’altra maniera. Mi misi a piangere dicendo che mi aveva rovinato il pezzo, e Angelini mi disse: ti stai sbagliando, avrà successo. E così è stato. Poi con Mina fummo tutte e due protagoniste di Canzonissima con Delia Scala, Panelli, Manfredi, un cult nel campo della tv. Eravamo ospiti fisse e cantavamo tante canzoni. Lei abitava a Cremona e andavamo a Roma con un treno che si chiamava Settebello, un po’ il Frecciarossa odierno e i suoi genitori la accompagnavano con l’auto alla stazione di Milano e me la affidavano, perché lei è sempre stata un po’ fuori dalle righe. Ti racconto un episodio simpatico: Mina si divertiva a scioccare le persone, perché si vestiva con una calzamaglia da mimo coperta soltanto da una gonnellina scozzese sovrapposta, con una grossissima spilla da balia. A un certo punto del viaggio si toglieva la gonnellina e attraversava il treno in calzamaglia, era uno schianto e tutti uscivano dagli scompartimenti per vedere questa tizia. Poi prendevamo il taxi alla stazione di Roma e cantavamo insieme San Martino campanaro e il tassista si fermava e ci faceva i complimenti. Questo è stato il mio incontro con lei ed è nata una bellissima e grande amicizia, siamo state molto vicine, poi purtroppo l’ho persa di vista, ma ci siamo volute veramente bene”.

E avete anche cantato insieme il brano “Nessuno” a “Canzonissima”…

“A Garinei e Giovannini che erano gli autori di quella Canzonissima e a Guidino Sacerdoti che era il produttore venne in mente di farci cantare insieme Nessunoe così si è creato questo cult che è stato trasmesso ancora la scorsa settimana da Carlo Conti ne I migliori anni, sono quelle strane pietre miliari della tv che ogni tanto ritornano, io e lei che cantiamo “Nessuno” in due modi diversi e finiamo abbracciate ridendo”.

Invece com’è nata la sua amicizia con Betty Curtis?

“L’amicizia con Betty Curtis è sorta molto dopo esserci conosciute, perché all’inizio c’era una sorta di competizione, eravamo tutte e due milanesi, ma lei era arrivata al successo prima di me grazie a Teddy Reno che le aveva fatto cantare With All My Heart. Si chiamava Roberta Corti e Reno le cambiò il nome per far credere che fosse americana. Poi andammo a Sanremo insieme ma a lei Nessunonon piaceva perché era più portata per lo swing, per il ritmo, per molti anni ha continuato una carriera splendida, lei era alla Cgd (Messaggerie musicali), era stata creata da Sugar e contrariamente alla Philips che quando c’è stato il rinnovamento mi ha accantonata, perchè in Italia non c’era più nessuno che mi sosteneva, invece è stata appoggiata dalla casa discografica.

Alla Philips arrivò Orietta Berti, che scelsi io perché cercavano qualcuna che mi assomigliasse. Io avevo conquistato successo nella musica e quindi ci voleva qualcuno che fosse simile a me. Per tanti anni mi hanno scambiata per Orietta Berti. La trovammo a Reggio Emilia, perché dovevano farle cantare le canzoni di Suor Sorriso, una suora francese che allora aveva molto successo. Io la scelsi perché era carina, come fisico, faccia e modo di cantare mi assomiglia. Così al primo Disco per l’Estate non mandarono me ma Orietta con un pezzo di Beretta-Anelli che si chiamava Tu sei quello. Era finita la mia carriera a livello festivaliero ma la gente non mi aveva dimenticata. Così la mia vita ha avuto una grossa svolta. Nel frattempo invece Betty Curtis e Gigliola Cinquetti alla Sugar coesistevano, mentre Betty andava a Sanremo io ero qui a leccarmi le ferite. Facevo qualche serata in Svizzera, in Germania, anche in Italia, ma per quello che riguardava le grosse manifestazioni, la tv, i dischi, per me era finita. Il maestro Razzi che era il direttore della Rai voleva me a Sanremo ma non c’è stato verso. Mia mamma mi diceva di aprire un negozio di articoli per bambini, di imparare a fare la parrucchiera, ma io volevo cantare. Ci sono stati un paio di anni molto tristi, che poi ho superato”.

Alla fine degli anni Settanta, Paolo Limiti l’ha chiamata per condurre un programma di cucina che ha riscosso un grandissimo successo…

“Ho girato tantissimo, ho perso mia mamma, avevo avuto una storia con un musicista che stava a Roma e che ho dovuto lasciare. Quando pensavo che fosse tutto finito, mi ha chiamato Paolo Limiti, che conoscevo perché molto amico di Luciano Beretta, un grande poeta, che aveva scritto tutti i pezzi di Celentano. Ai tempi se una donna non aveva la pelliccia non era nessuno e appena arrivavi ad avere due lire compravi il visone tant’è vero che il primo anno che sono andata a Sanremo e non avevo ancora i soldi per comprarlo Natalia Aspesi scrisse sul giornale: l’unica ragazza senza visone era Wilma De Angelis, come fosse una colpa. Avevo conosciuto tramite un maestro una pellicciaia, Gianna De Biase, e il figlio che lavoravano in casa e ovviamente si spendeva meno. Luciano vide il visone che avevo comprato e gli piacque, così lo portai da Gianna. Anche Paolo Limiti doveva fare il visone alla mamma. Una sera ci incontrammo lì, Paolo allora brancolava nel mondo della tv, Luciano lo aiutò e me lo presentò. Poi Limiti fece un programma in radio, chiamato Ferma la musica e mi invitò per cantare dei pezzi, mi disse: devi dire che sei stata raccomandata da Roma, perché ormai ero fuori dal giro da anni. Ci andai per qualche settimana, poi fu scoperto il nostro gioco, però l’amicizia con Paolo è rimasta e ogni volta che faceva qualcosa mi invitava. Una sera arrivai a casa e trovai una sua telefonata lunghissima in segreteria. Mi diceva che prima di tutto doveva fare per Tele Alto un programma chiamato Lasciamicantare una canzone e aveva pensato di invitare Togliani, Nilla Pizzi e anche me. Poi mi disse che era a Tmc dove dirigeva i programmi e aveva avuto un’idea: siccome in Italia nessuno parlava di cucina voleva che lo facessi io. Il programma, sponsorizzato dalla Galbani, si chiamava La parola d’oro e questa parola era Bel Paese. In pratica dovevo proporre otto quiz di diverso tipo, la gente comprava il formaggio Bel Paese, si faceva dare la cartolina dal salumiere, staccava il tagliandino e poi doveva comporre le parole giuste. Ogni settimana c’era un’estrazione e si vinceva un televisore, e poi come premio finale c’era una forma d’oro di formaggio. Ci incontrammo e iniziai a fare questo programma. Nella sigla c’era un foglio da 10mila lire e nell’ovalino c’era la mia faccia. Siamo andati avanti un anno e ha avuto un successo strepitoso con la Galbani che non faceva nemmeno in tempo a ristampare le cartoline. La finale andò in onda su Tele Alto, a quel punto a Paolo venne una nuova idea. Siccome io leggevo la ricetta ma era uno chef che preparava il piatto e me lo portava già pronto, Paolo disse nessuno in Italia fa cucina in tv, te la sentiresti di farla tu? Io accettai, abbiamo fatto un numero zero, in cui preparavo la ricetta e in questa c’era un ingrediente per così dire indispensabile, cioè dovevo far credere a casa che senza di quello la ricetta non sarebbe venuta bene. Possiamo dire che Limiti fu l’inventore delle telepromozioni.

Tmc era di Madame Covigny e, per vedere se piacevo al pubblico monegasco, mi fece fare per 6 mesi una trasmissione con Sandro Mayer, Il Bolero della sera, il giovedì, annunciando quello che i lettori avrebbero trovato in edicola sul giornale. All’interno del programma io e Alberto Anelli cantavamo alcune canzoni e la gente doveva votare quella preferita staccando il tagliando dal giornale. Poi siamo partiti con Telemenu. Io non sapevo cucinare, mi hanno affiancato uno chef e ripetevo quello che mi insegnava. In una settimana eravamo coperti per due anni di sponsor, dalla Buitoni alla Findus, tutte le case importanti erano impazzite per questa idea. La mia esperienza a Telemenù è durata 18 anni. Poi siccome questo programma portava a Tmc tutta la pubblicità ma era piccolo, allora è nato La spesa di Wilma, andavamo nei mercati rionali di tutta Italia, in quattro persone, e io facevo la spesa. Poi arrivarono i brasiliani e mi proposero di fare un programma in cui invitavo a pranzo un vip, così ho fatto 460 puntate di A pranzo con Wilma, invitando tutti i personaggi più famosi a cucinare, da Antonella Clerici a Carla Fracci, a Missoni, Coveri, Armani. Quindi è arrivato Sale, pepe e fantasia. Insomma ho passato 18 anni bellissimi, ho lavorato tantissimo e poi sono tornata da Paolo Limiti a cantare. Nel frattempo con questo ritmo ero sola, perché tra un programma e l’altro non avevo tempo per fare niente. Poi nel 1994 ho conosciuto il mio compagno Gianni e nel 1995 ho smesso di fare cucina”.

Che ricordo ha invece degli Oldies?

“Gli Oldies sono stati un episodio simpatico, nati da un’idea di Ricky Gianco, che aveva voluto creare questo gruppo all’italiana ispirandosi ai Manhattan Transfer. Voleva prendere 4-5 cantanti italiani che sapessero cantare lo swing e metterli insieme. Io accettai perché mi parlò di Betty Curtis, Tony Dallara, Emilio Pericolo, Ernesto Bonino, e Nicola Arigliano. Poi loro rifiutarono e restammo io, Arigliano, Ernesto Bonino, Cochy Mazzetti e Claudio Celli, marito di Betty Curtis che aveva fatto parte del Quartetto Radar. Questa esperienza con gli Oldies è durata un paio di anni perché lavorare in gruppo è difficilissimo, c’era sempre un problema, dovevo preoccuparmi di tutto, anche dei vestiti. Abbiamo avuto successo con Il Pinguino Innamorato. E’ stato comunque un bel periodo. Non rimpiango niente, sono felice di tutto quello che ho fatto, ma non so se ora potrei rifarlo perché non ho più la forza”.
Wilma De Angelis con Francesca Monti, Vicedirettrice de "Il Popolo Veneto"
Per concludere, riguardo l’esperienza cinematografica nel film “Femmine contro maschi” di Fausto Brizzi cosa ci racconta?

“Il cinema è stato un simpatico episodio, isolato, mi sarebbe piaciuto fare un seguito del film “Femmine contro maschi”, ma il regista Fausto Brizzi ha deciso di far morire il mio personaggio, Clara. Quando mi sono avvicinata al computer e ho iniziato ad utilizzarlo, diventando anche testimonial della Microsoft, mi è arrivato un messaggio da una società di Roma per il casting del nuovo film di Fausto Brizzi, in cui mi chiedevano di incontrare il regista. Pensavo fosse uno scherzo, ma ho accettato, mi è arrivato così un secondo messaggio per un incontro la domenica successiva. Quando facevamo la conferenza stampa del film Brizzi diceva sempre che io aprii la porta della mia casa e mi guardavo in giro per vedere dov’era la troupe di Scherzi a parte. Durante l’incontro mi spiegò che voleva realizzare questo film Femmine contro maschi e che voleva che interpretassi Clara, la mamma di Claudio Bisio. Mi piacque l’idea ma gli chiesi se era sicuro che fossi in grado di fare questa parte, lui mi disse di sì, e così sono andata a Roma a leggere la sceneggiatura con gli altri attori e da lì è partita questa avventura. Il film è stato un grosso successo, Brizzi dice che sono la nonna che non ha mai avuto. Peccato solo che non ci sia stato un seguito”.

Nel “Quadernario 2016” di LietoColle grande spazio alla poesia polacca del nostro tempo

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Trecentonovantaquattro pagine, 21 poeti italiani, sette poeti polacchi, questo è in pratica il Quadernario – Almanacco di poesia contemporanea 2016 edito da LietoColle e curato quest’anno da Maurizio Cucchi, per un’operazione editoriale interamente dedicata alla poesia italiana ed europea contemporanea. La pubblicazione, a cadenza annuale, nel prossimo anno presenterà alcune novità importanti. In pratica nel 2017 il Quadernario uscirà i due volumi e non più in un volume unico: il primo sarà dedicato alla poesia italiana; il secondo, alla poesia di altri paesi (nel 2017 sarà dato ampio spazio alla poesia portoghese del nostro tempo.) Ma occupiamoci dell’edizione 2016. La prima parte del Quadernario 2016, è dedicata ai poeti polacchi tradotti con grande competenza da Marco Bruno, Francesca Fornari, Elżbieta Reginiak, Marcello Piacentini e Leonardo Masi. I poeti sono Adam Zagajewski, Ryszard Krynicki, Julian Kornhhauser, Stanislaw Barańczak, Ewa Lipska, Stanislaw Raginiak e Krystyna Dabrowska.
Krystyna Dabrowska, nata nel 1979, ha studiato grafica all‘Accademia di elle Arti. Ha pubblicato tre raccolte poetiche: Biuro podróży ( 2006), Białe krzesła (2012) e Czas i przesłona (2013). Nel 2013 haottenuto due riconoscimenti molto prestigiosi: il premio Szymborska e quello della Fondazione Kościelski. Ha all‘attivo traduzioni di Swift, Hardy, Yeats, Williams. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, russo, svedese, tedesco.
Ecco una poesia tratta dall’universo poetico di Krystyna Dabrowska:
Che in poesia la quotidianità sia come le sedie/ /bianche di plastica sotto il Muro del Pianto. /Su di esse e non su poltrone forbite /pregano i vecchi rabbini,/ toccando la pietra del muro con la fronte. /Semplici sedie di plastica, /ci si arrampicano sopra donne e uomini /per vedersi da sopra la barriera che li divide./ E la madre di un ragazzo che ha il bar mitzvah /sale sulla sedia e cosparge di caramelle /il figlio che saluta la sua infanzia. /Che in poesia la quotidianità sia come quelle sedie /che spariscono per far posto al cerchio danzante nella sera di shabbat.” (Sedie bianche)
La seconda parte raccoglie brevi sillogi di poeti italiani più o meno noti: Giampiero Neri, Elia Malagò, Angelo Pini, Mario Santagostini, Maurizio Brusa, Franca Alaimo, Anna Maria Farabbi, Leo Bollettini, Alessandro Niero, Gaia Danese, Italo Testa, Giovanni Turra, Anna Belozorovitch, Greta Rosso, Alessandro Pancotti, Marco Bini, Matteo Bianchi, Maddalena Bergamin, Damiano Scaramella e Davide M. Quarracino.
Particolarmente da apprezzare il saggio del Quadernario di Renzo Franzini che quest’anno è stato dedicato al grande poeta calabrese Lorenzo Calogero (Lorenzo Calogero: alcune osservazioni sul poetico). 
Link (clicca qui)

Ambienti di Lavoro Sani e Sicuri ad Ogni Età: Campagna Europea per la Sicurezza sul Lavoro

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L’ultima campagna dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) punta i riflettori su un mercato occupazionale che invecchia e che ha bisogno di nuovi e più adeguati strumenti formativi. Intanto secondo l’Istat “L'aggiornamento durante l'arco della vita, fattore decisivo per l'integrazione nel mercato del lavoro, interessa nel 2014 l'8 % degli italiani tra i 25 e i 64 anni, valore in aumento ma ancora sotto la media europea (10,7%)”.

“Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”. Questo il titolo della campagna, lanciata lo scorso aprile, dalla Commissione Europea e l'Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA). 

Un’iniziativa davvero importante, specie per un Paese come il nostro, alle prese con un sistema previdenziale in crisi che impone una vita lavorativa sempre più lunga.
Un problema che diventa vera e propria emergenza quando l’attività svolta impone ritmi e sforzi non sopportabili oltre certi limiti d’età.

Ebbene la Collaborazione tra Commissione europea e EU-OSHA (l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro) ha deciso di porre sotto i riflettori questo tema. Una questione fondamentale nel mercato del lavoro della contemporaneità che vede a rischio la salute dei lavoratori, e in particolar modo di quelli più maturi.
A confermarlo tra l’altro ci sono anche i dati statistici più recenti. Secondo l’ultima elaborazione del nostro Osservatorio, l’incidenza di mortalità più elevata sulla popolazione lavorativa nei primi quattro mesi del 2016 viene rilevata proprio tra gli ultrasessantacinquenni (con un indice di 58,5% contro il 18,9 dei cinquantenni e il 12,1 dei quarantenni).

E lo stesso viene evidenziato anche in periodi più lunghi come quello individuato in un’altra nostra analisi che va dal 2010 al 2013 e che ha registrato per gli over 65 un indice di incidenza di 306,9%, pari a 346 vittime, ovvero il 23 per cento del totale delle morti rilevate nel triennio.

Ecco perché non possiamo che accogliere con entusiasmo l’ultima campagna europea che ha  come obiettivi: la promozione del lavoro sostenibile e l'invecchiamento in buona salute fin dall'inizio della vita lavorativa; l’importanza della prevenzione dei rischi in tutto l'arco della vita lavorativa; assistere i datori di lavoro e i lavoratori (incluse le piccole e medie imprese) fornendo informazioni e strumenti adeguati per la gestione della Sicurezza e Salute sul Lavoro (SSL) nel contesto dell'invecchiamento della forza lavoro; e facilitare lo scambio di informazioni e buone pratiche.

Intanto, una recente ricerca pubblicata da Manpower, una delle principali multinazionali della selezione del personale, svolta assieme a Reputation Leaders, dice che il 12% dei ventenni e trentenni in tutto il mondo non si attende di riuscire ad andare in pensione: il 12% degli americani, ma anche di inglesi, italiani e olandesi, prevede di dover lavorare fino a quando morirà.

Prospettive davvero pesanti per le nuove generazioni. Ma innanzi ad uno scenario tanto sconfortante che, ci auguriamo, possa solo migliorare c’è una cosa che oggi per il domani si può e si deve fare. E parliamo di formazione e di aggiornamento continui. Proprio come suggerito nella campagna EU-OSHA. "La prevenzione dei rischi in tutto l'arco della vita lavorativa; assistere i datori di lavoro e i lavoratori (incluse le piccole e medie imprese) fornendo informazioni e strumenti adeguati per la gestione della Salute e della Sicurezza sul Lavoro nel contesto dell'invecchiamento della forza lavoro”.

E l’Italia, a quanto pare, deve tenere il passo con l’Europa. Nel 2014 secondo i dati Istat, “L'aggiornamento durante l'arco della vita, fattore decisivo per l'integrazione nel mercato del lavoro, interessa nel 2014 l'8 % degli italiani tra i 25 e i 64 anni, valore in aumento ma ancora sotto la media europea (10,7%).

“Furiology”, il primo disco da solista di Furio. L'intervista con l'ex Pitura Freska

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di Francesca Monti

Dopo 30 anni di successi con i Pitura Freska e gli Ska-J, è uscito il 3 giugno “Furiology” (Azzurra Music), il primo album solista di Furio, nome d’arte di Marco Forieri (pagina Facebook: clicca qui). Il disco contiene dieci brani in cui l’artista veneziano abbandona le sonorità reggae e ska per sperimentare nuovi generi musicali giocando col dialetto veneziano.

Furio inizia a interessarsi alla musica alla fine degli anni ‘70 suonando in vari gruppi, spaziando dal jazz-rock al punk allo ska-reggae. Dopo alcune esperienze in varie band, entra nel gruppo reggae Pitura Freska sostituendo Pietro Tonolo e fondendosi con la tromba di David Boato e il trombone di Toni Costantini. Con l'indimenticata band veneziana è coautore di alcuni tra i loro più famosi brani come “Picinin”, “Crudele”, “Papa Nero”. I Pitura Freska, prima dello scioglimento, hanno conquistato un disco di platino e tre dischi d’oro, una Targa Tenco nel 1993, partecipato al Festivalbar con il brano Crudele e al Festival di Sanremo con la canzone Papa Nero. Nel 2002 Furio fonda il gruppo Ska-Jazz Ska-J con il quale inciderà 12 cd in 14 anni. Negli ultimi anni suona con la North East Ska Jazz Orchestra ed il gruppo acustico Gli Stellari. Ha collaborato come autore ed editore con Orchestra Casadei, Banda Osiris, Gianluca Ballarin, Skardy, Catarrhal Noise, Rumatera. Nel 2016 lancia una fortunata campagna sulla piattaforma di crowdfunding Musicraiser con l’obiettivo di produrre due videoclip a supporto del suo primo lavoro discografico da solista.

In questa intervista (grazie a Davide D’Aquino), Furio ci ha raccontato com’è nato il disco “Furiology” e parlato dei prossimi progetti.

Marco, è uscito “Furiology”, il tuo primo disco da solista, dalle sonorità funk e pop, completamente scritto da te. Com’è nato questo progetto?

“Era tempo che non mi nascondessi dietro al paravento del nome di una band. Dopo tutto ho scritto dei pezzi di successo come Picinin con i Pitura Freska e Santamarta con gli Ska-j. Nei miei concerti i miei fan mi chiedevano di fare un album completamente a mio nome ed io l'ho fatto”.

A cosa ti sei ispirato per scrivere i testi dei brani?

“Io racconto storie di vita vissuta o episodi che ho vissuto e visto con i miei occhi. Non riesco a scrivere se non in prima persona. Se qualcuno mi dice al bar "scrivi una canzone che parli di questo o di quello" io non lo faccio se la cosa non mi tocca direttamente, alla fine sono un cantastorie”.

Il pezzo di apertura “Furio xe qua” è un’introduzione al disco e racconta Venezia trattando diversi temi, dal Mose al turismo…

“E' un brano che adopero come intro ai miei concerti e non è lo stesso tutte le sere. A seconda dei fatti del momento scrivo una strofa nuova, in fondo è una "pasquinata". E' chiaro che Venezia essendo una città internazionale ti porta a parlare di questi argomenti. Preferirei scrivere e raccontare cose belle ma se purtroppo non ne succedono sono costretto a parlare di questa lenta agonia della città”.

Il primo singolo estratto dal disco è “Orietta Berti”. Come mai hai deciso di dargli questo titolo?

“E' ancora in uso qui a Venezia adoperare uno slang che ci differisca dai foresti che calano in città. Si adoperano anagrammi o parole che assomigliano a quelle che si dovrebbe adoperare. In questa canzone che è un attestato di onestà nei confronti del mio pubblico invece di dire che "non ho perso il senso dell'orientamento" dico "non ho perso il senso dell'Orietta Berti". Nessun riferimento particolare con la grande cantante, solo un'assonanza”.

Nei tuoi brani utilizzi il dialetto veneziano. Oggi purtroppo si sta perdendo l’uso dei dialetti che invece fanno parte della cultura e della tradizione dei vari paesi. Cosa ne pensi a riguardo?

“Negli anni Ottanta, quando ho incominciato con i Pitura Freska ed altri gruppi, si voleva rompere con il passato ed utilizzare anche il dialetto (o lingua minoritaria) per aggiungere delle cose in più alla sola musica. Questo all'inizio è stato premiato in tutta Italia sdoganando così i dialetti. Ora si è ritornati indietro agli anni Settanta dove puoi sentire cantare in dialetto solo se adoperi il napoletano e gli altri dialetti (o lingue) sono una pregiudiziale al successo di un artista”.

La canzone che chiude il disco, “Fradei”, è un riferimento ai Pitura Freska, il gruppo di cui hai fatto parte per tantissimi anni e con il quale hai partecipato anche al Festival di Sanremo. Qual è il ricordo più bello che conservi di questa lunga avventura con la band?

“A dispetto dei grandi festival e dei successi ottenuti, quello che ricordo più volentieri è l’amicizia che ci ha legato per tutti gli anni e i concerti minori dove il pubblico veniva per noi e non per il fatto di essere degli artisti affermati. Il più bel concerto per me è stato nel 1990 nella Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia”.

L’uscita del disco sarà seguita da un tour?

“Ci spero. Non ho una agenzia che mi trova concerti e che mi organizza un tour. Spero in un successo dal basso che mi porti a suonare molto, per me e per la mia band che è formata da validissimi giovani musicisti”.

Questa la tracklist di “FURIOLOGY”: “Furio Xe Qua”, “Molesto”, “Gay Pride”, “Orietta Berti”, “Carico”, “Cosa Fa L’Amore”, “Stasera Me Fasso Mal”, “No Xe Cusì Inposibile”, “Ciao Papà”, “Fradei”.

LIBRI CONSIGLIATI N°279

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Oriana Fallaci con il compagno Alekos Panagulis, rivoluzionario, politico e poeta greco

La paura è un peccato. Lettere da una vita straordinaria
Fallaci Oriana
€ 20,00
2016, 359 p., ill., rilegato
Rizzoli
“Scrivere è un ben bizzarro processo creativo. Un’ossessione, una forma di follia. Ma così è.”

Oriana Fallaci odiava scrivere lettere perché le rubavano tempo prezioso al lavoro sui libri. Eppure nessuno più di lei ha legato il suo nome alla scrittura epistolare. Fin dagli esordi nel giornalismo ha tenuto una fitta corrispondenza pubblica e privata con i protagonisti della politica, della cultura, del giornalismo, da Andreotti a Nenni, da Ingrid Bergman a Shirley MacLaine, da Henry Kissinger a Fidel Castro. E ogni volta era capace di stilare tre, quattro o anche più minute, quasi sempre firmate, per immaginare cosa sarebbe apparso agli occhi del suo interlocutore una volta aperta la busta. Le minute venivano poi conservate per avere traccia dello scambio epistolare e, grazie allo straordinario lavoro di archiviazione delle sue carte private, è stato possibile scegliere fra le centinaia di lettere scritte ad amici e colleghi, alla famiglia e ai politici, quelle più significative per raccontare l’intera esistenza attraverso la sua viva voce. Sono missive ricche di aneddoti spassosi, riflessioni sulla politica italiana ed estera, sfoghi sulle difficoltà a sopportare il peso della distanza dagli affetti più cari. Un’occasione unica per osservare da vicino il talento di una donna ossessionata dalla scrittura e così sedotta dal suo lavoro da trasformare anche le lettere d’amore in capolavori letterari. La corrispondenza raccolta in La paura è un peccato è la testimonianza ininterrotta di una vita epica seppure strozzata dagli stessi tormenti di cui sono fatte le nostre vite, sempre in bilico fra la voglia di autonomia e il desiderio inconfessabile di trovare un conforto negli altri, il piacere di fare un lavoro che appassiona e il timore di vedere il tempo per sé divorato dagli impegni professionali. Ma sono anche una straordinaria lezione sull’arte della scrittura persino quando assolvono il semplice compito di elencare richieste di libri o scatole di sardine.


Mino Steiner. Il dovere dell'antifascismo
Steiner Marco E.*
€ 12,75
2015, 290 p., brossura
Unicopli (collana Storie e memorie)
Mino Steiner nasce a Milano nel 1909. Inizia l'attività lavorativa nello studio dell'avvocato antifascista Lelio Basso. Militare a Palermo, con l'arrivo degli Alleati nella città siciliana viene contattato dai servizi segreti anglo-americani per il comando della prima missione segreta inviata oltre la linea del fronte in Nord-Italia. Negli ultimi mesi del '43, a Milano, progetta con Paggi, Basso, Galimberti, Baldacci e altri un giornale di cultura politica aperto a tutte le idee antifasciste: "Lo Stato Moderno". Arrestato dalla polizia politica il 16 marzo 1944, viene rinchiuso a S. Vittore, reparto SS; dopo sei settimane è trasferito a Fossoli e da qui il 21 giugno 1944 a Mauthausen. Muore nel sottocampo di Ebensee (Cement) il 28 febbraio 1945. Il libro ne traccia la biografia e riproduce una ampia parte di documenti inediti presenti nell'archivio di famiglia: lettere, scritti, appunti giovanili, bozze di articoli per la stampa, biglietti e corrispondenza clandestina da S. Vittore e da Fossoli.

*pronipote di Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti.

Il romanzo del cuore e del corpo
Claudel Philippe
Traduzione di: Bruno F.
€ 14,50
2016, 153 p., brossura
Ponte alle Grazie (collana Scrittori)
Che cosa significa essere vivi e quando possiamo dire di esserlo davvero? Qual è, se esiste, il modo più giusto di vivere una vita? Un regista, nel mezzo dell'esistenza e della carriera, viene bruscamente messo di fronte alla malattia del migliore amico. Un presente imprevisto lo obbliga a interrogarsi su di sé, muovendo incontro ai fantasmi del passato e del futuro. E se già il corpo mostra i segni dell'età che avanza, il cuore ancora riesce ad animarlo di curiosità e di desiderio. "Sta' con i vivi" gli viene suggerito e questo gli toccherà fare, in un andirivieni di ricordi, sensazioni, immagini, facendosi guidare dagli affetti consueti e da una nuova passione amorosa. Il progetto di un film di fantascienza si intreccia così alle impressioni lasciate da un viaggio in terre lontane, alle memorie di esperienze condivise, a dialoghi interrotti, al giovane corpo di una donna, al richiamo dell'infanzia e del tempo trascorso, all'ingombrante pensiero della morte. Philippe Claudel ci conduce alla scoperta di quella impalpabile sostanza di cui siamo fatti e di quel sottile filo che invisibilmente lega gli individui, che prima sono solo estranei e poi finiscono per donarsi reciprocamente senso. Tutto assume allora un significato inedito, sbocciato all'improvviso, e si può guardare avanti un'altra volta.


I migliori anni della nostra vita
Ferrero Ernesto
€ 9,50
2016, 214 p., brossura
Feltrinelli (collana Universale economica)
La storia degli anni d'oro della casa editrice Einaudi attraverso il racconto di uno dei suoi più prestigiosi collaboratori. Una sequenza di ritratti di figure come Natalia Ginzburg, Cesare Pavese, Italo Calvino, Davide Lajolo, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia, Primo Levi, Gianfranco Contini, Delio Cantimori, Carlo Dionisotti. Le speranze, le ambizioni, le passioni di un editore. "I migliori anni della nostra vita"è a suo modo un libro epico, e come tutti gli epos si porta appresso un valore di esemplarità cui le nuove generazioni hanno diritto di accedere. Ferrero, saggista e scrittore, è stato direttore editoriale di Einaudi e Garzanti, e direttore letterario di Mondadori. Dal 1998 è direttore della Fiera del Libro di Torino.


Addii, fischi nel buio, cenni
Perrella Silvio
€ 18,00
2016, 383 p., brossura
Neri Pozza (collana Bloom)
In mezzo alle due Guerre mondiali del secolo scorso l’Italia ha visto nascere, e scrivere, una generazione di autori eccezionali e indimenticabili, pensatori unici per talento e profondità di sguardo: da Italo Calvino a Goffredo Parise, da Ottiero Ottieri a Natalia Ginzburg, fino a Raffaele La Capria. E’ per inseguire le vicende e le prose di questi celebri scrittori che lo scrittore Silvio Perrella veste i panni del girovago curioso e passeggia nella storia della letteratura italiana, prendendosi la libertà di sconfinare all’indietro nel tempo ed esplorare “gli scarni e provinciali racconti” di Bruno Bilenchi o lo stile parlato e aforistico di Scorciatoie e Raccontini del Saba prosatore. Soffermandosi a rileggere i libri che hanno fatto la nostra storia (dai Sillabari di Parise a Il partigiano Johnny di Fenoglio, da Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino a Una lapide in via del Babuino di Mario Pomilio), Perrella racconta l’ultima generazione “coesa e sfaccettata” che visse la scrittura come un’esperienza totale, sottolineandone le unicità stilistiche degli scrittori che la composero e facendone risuonare somiglianze e affinità. Il risultato è un libro illuminante che mette insieme una galleria di paesaggi magnifici e personaggi indimenticabili che, da Nord e Sud, mostrano al lettore non soltanto quello che l’Italia è stata in quegli anni, ma anche quello che sarebbe potuta diventare, se solo i suoi abitanti avessero ascoltato di più le voci di questi autori.

Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale
Ordine Nuccio
€ 15,00
2016, 267 p., brossura
La nave di Teseo (collana Le onde)
Attraversando i secoli insieme alle parole di poeti, romanzieri e saggisti, Nuccio Ordine ci racconta come e perché i classici hanno ancora tanto da dirci sull’arte di vivere.

Fedele ai versi di Jorge Luis Borges, Nuccio Ordine ci invita a sperimentare la stessa umile fierezza suggerendoci di leggere (e rileggere) alcune delle più belle pagine della letteratura mondiale. Dopo "L'utilità dell'inutile", tradotto in 26 paesi, Ordine prosegue la sua battaglia per i classici, nella convinzione che un breve testo (illuminante e fuori dai sentieri battuti) possa suscitare la curiosità dei lettori e incoraggiarli a immergersi nell'intera opera.

Appia
Rumiz Paolo
€ 19,00
2016, 360 p., ill., brossura
Feltrinelli (collana I narratori)
Paolo Rumiz è tornato sul tracciato di una grande strada romana, quella che dalla capitale conduceva, via Appennino, al porto di Brindisi: la porta d'Oriente.

Paolo Rumiz ha percorso a piedi, con un manipolo di amici, il tracciato di una grande via romana: l'Appia. Lo ha fatto spesso cavando dal silenzio della Storia segmenti cancellati, lo ha fatto ascoltando le voci del passato, lo ha fatto destando la fantasia degli increduli incontrati lungo il viaggio. E ora ci chiama come un pifferaio magico a seguirlo con le nostre gambe e la nostra immaginazione lungo la via Appia - il nostro giubileo, la nostra Santiago di Compostela. Da Orazio ad Antonio Cederna (appassionato difensore dell'Appia dalle speculazioni edilizie), da Spartaco a Federico II, prende corpo una galleria di personaggi memorabili, mentre si costeggiano agrumeti e mandorleti, si incontrano le tracce di arabi e normanni e ci si interroga sui misteri della viabilità italiana, sull'incomprensibile abbandono dei luoghi della memoria. E intanto le donne vestite di nero, i muretti a secco, la musicalità della lingua anticipano l'ingresso nell'Oriente. Al racconto di Rumiz fanno da contrappunto le mappe disegnate da Riccardo Carnovalini, che rielabora e mette a punto le tracce del percorso: un contributo prezioso e uno strumento utilissimo - considerata l'assenza di segnaletica - per chi volesse seguire le orme di Rumiz e dei suoi compagni di viaggio. 


Ogni cosa è illuminata
Foer Jonathan S.
Traduzione di: Bocchiola M.
€ 12,00
2016, 327 p., brossura
Guanda (collana Tascabili Guanda. Narrativa)
Con una vecchia fotografia in mano, un giovane studente ebreo americano intraprende un viaggio in Ucraina alla ricerca della donna che (forse) ha salvato suo nonno dai nazisti. Ad accompagnarlo sono il coetaneo ucraino Alex, della locale agenzia «Viaggi Tradizione», suo nonno - affetto da una cecità psicosomatica ma sempre al volante della loro auto - e un cane puzzolente. Il racconto esilarante, ma a tratti anche straziato, del loro itinerario si alterna a una vera e propria saga ebraica, che ripercorre la storia favolosa di un villaggio ucraino dal Settecento fino alla distruzione avvenuta a opera dei nazisti. Un viaggio immaginoso aggrappato ai fili della memoria, fili impregnati di vita vera, storie d’amore, vicende tragiche e farsesche. Un modo tutto nuovo di rileggere il passato per illuminare il nostro presente.


Viaggiare senza soldi. I mestieri utili per viaggiare e lavorare in tutto il mondo
Dallaglio Massimo
€ 16,00
2016, 217 p., brossura
Iacobellieditore (collana Guide)
Soldi: pochi. Tempo: poco. Viaggiare: molto. Se girare il mondo è la vostra passione ma le risorse economiche a disposizione scarseggiano, ecco la soluzione: lavorare all'estero. Non stiamo parlando di lavori a tempo indeterminato o con l'obiettivo di una carriera o della ricchezza, ma di semplici "mestieri" che vi possono permettere di guadagnare il necessario per potervi mantenere, senza per questo trascurare il tempo libero. In questo manuale, 50 mestieri che potrete svolgere da dipendenti o indipendenti in svariati posti sparsi nel mondo. Per ogni mestiere, i link alle interviste di coloro che si trovano all'estero proprio grazie al loro lavoro. Esperienze e istruzioni per l'uso.

Il risveglio del drago. 47 esercizi per sprigionare la forza del pensiero
Shiratori Haruhiko
€ 13,50
2016, 124 p., rilegato
Vallardi A.
L'autore traccia una riflessione sul potere della mente, una forma di energia rinnovabile che può consentirci di rimettere in gioco la nostra vita, sviluppare potenzialità sopite e creare infine il mondo che desideriamo. La forza del discorso di Shiratori si fonda su una lettura della realtà tipicamente giapponese - la consapevolezza di una natura effimera ma potente, come un ciliegio in fiore - filtrata attraverso uno sguardo illuministico di stampo occidentale. Nel suo pensiero non trovano spazio né il languore del mono no aware ("sentimento delle cose") né la rassegnazione dello shikata ga nai ("non c'è nulla da fare"), caratteristici della mentalità nipponica, rispettosa di un ordine rigoroso e gerarchico: c'è invece lo sprone all'azione, al superamento dei limiti imposti dalla società, alla costruzione di un'esistenza prospera e gratificante...


*descrizioni a cura delle rispettive case editrici.
La prossima settimana sarà online il nuovo sito internet de "Il Popolo Veneto". Stay tuned!
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Aiutiamo Vincenza Sicari nella maratona più importante, quella per la vita. Firma la petizione lanciata da “Il Popolo Veneto - Giornale Italiano Fondato nel 1921” (clicca qui

Leggi l'intervista de "Il Popolo Veneto" con Vincenza Sicari (clicca qui)

Intervista con i Black Violin: “Con il disco Stereotypes vogliamo abbattere gli stereotipi e le barriere mentali”

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di Francesca Monti

Dopo il grande successo ottenuto negli Stati Uniti arrivando alla posizione #1 della Billboard Classical Crossover Chart e nella Top 5 della Billboard R&B Album Chart, i Black Violin, cioè Will Baptiste (viola) e Kev Marcus (violino), eccezionali e creativi musicisti, hanno pubblicato lo scorso 27 maggio il disco “Stereotypes”, contenente molte collaborazioni, da Melanie Fiona a Robert Glasper, da Daru Jones a Rob Moose, che aggiungono elementi di rock, R&B, jazz alla musica del duo afro-americano.

La caratteristica che contraddistingue i Black Violin è quella di unire la musica classica e l’hip hop, dando vita a brani originali, che conquistano il pubblico.

I Black Violin hanno suonato per il Presidente Barack Obama nel 2013 e la loro popolarità è cresciuta grazie alle esibizioni al fianco di Alicia Keys e Linkin Park e alle collaborazioni come produttori e autori con Kanye West, Tom Pett e Aerosmith.

Il tour europeo del duo ha toccato l’Italia lo scorso 6 giugno, con la tappa all’Arci Bellezza di Milano, in cui Wil e Kev hanno dato vita ad una performance coinvolgente ed emozionante, presentando i brani del disco “Stereotypes”, una vera e propria dichiarazione d’intenti per abbattere qualsiasi stereotipo e barriera mentale attraverso la musica, perché non bisogna mai fermarsi all’apparenza ma andare in profondità per cogliere l’essenza delle persone e delle cose.

Abbiamo incontrato i simpaticissimi Black Violin negli uffici della Universal Music, ecco cosa ci hanno raccontato.

Com’è nata la vostra passione per la musica e il vostro stile così originale che unisce la musica classica e l’hip hop?

Kev: “Fin da piccoli abbiamo studiato musica classica, ma fuori dalla scuola si ascoltava soprattutto l’hip hop. Eravamo compagni di stanza al college in Florida e abbiamo pensato di unire i due generi, mettendo su basi rap alcuni elementi della classica. E’ stata una cosa naturale, sono le due nostre grandi passioni. In realtà, come si fa con i cocktail, cerchiamo di calibrare bene i vari ingredienti, affinchè il risultato sia il migliore possibile”.

Wil: “Quando alle elementari ho iniziato a studiare musica mi ero iscritto al corso di sassofono ma a causa di un disguido sono stato inserito in quello di viola. Dopo molti anni ho saputo che questo errore era stato fatto dalle due insegnanti di musica che avevano fatto una scommessa durante una partita di golf (ride)”.

Da cosa deriva il nome del vostro duo?

“Il nome Black Violin deriva dall’omonimo disco del violinista jazz Stuff Smith che ci ha ispirato ed esortato a seguire la nostra carriera musicale e a continuare a sperimentare cose nuove”.

Quali sono i vostri riferimenti musicali?

“Ce ne sono tanti. Oltre a Stuff Smith ci ispiriamo ad autori diversi che vanno dall’hip hop di Jay-Z e Kendrick Lamar, alla musica classica di Paganini, Bach, Beethoven, Vivaldi, Verdi ma anche a Stevie Wonder e Miles Davis”.

Potete raccontarci com’è nato il vostro nuovo disco “Stereotypes”, che contiene prestigiose collaborazioni, da Melanie Fiona a Robert Glasper, da Daru Jones a Rob Moose?

“Stereotypes ha avuto un processo creativo molto spontaneo. Ci siamo trovati in studio ad improvvisare dei brani e a sperimentare fino a quando non trovavamo il suono che ci piaceva, poi sono stati aggiunti altri strumenti e i pezzi hanno preso vita. Alcune volte invece la parte orchestrale è arrivata in un secondo momento dopo essere partiti da una base hip hop”.

“Stereotypes” è una dichiarazione d’intenti per rompere le barriere mentali e anche il video dell’omonimo singolo presenta diversi riferimenti riguardo gli stereotipi sulla razza. Pensate che oggi la musica possa finalmente riuscire ad abbattere i pregiudizi assurdi che purtroppo ancora esistono e contribuire a un futuro migliore per tutti?

Kev: “La musica deve rompere le barriere che abbiamo in testa, perché i pregiudizi sono soprattutto mentali. Vogliamo far capire a chi ci ascolta che non bisogna fermarsi mai all’apparenza, ma arrivare all’essenza. Da quando ho iniziato a suonare il violino ho rotto gli stereotipi perché uno come me non dovrebbe suonare musica classica, infatti ci sono molti pregiudizi riguardo i musicisti afroamericani e questo genere musicale. Se la maggior parte delle persone pensa a un violinista, non si immagina di certo un ragazzo afroamericano con il cappellino da baseball e le scarpe da ginnastica. Quando camminiamo per strada con le custodie dei violini, la gente crede che all’interno ci sia una tromba o un sassofono, che facciamo jazz. Ma è piacevole sorprendere le persone e far cambiare loro il punto di vista riguardo le cose”.

“Running” è invece il brano che chiude l’album…

“Per Running siamo partiti da una base hip hop che ci piaceva e abbiamo creato la melodia con i violini. L’abbiamo arrangiata in due ore. Forse è il brano che rappresenta maggiormente il nostro stile”.

Nel 2013 siete stati invitati da Barack Obama al ballo inaugurale del suo secondo mandato presidenziale. Che ricordo avere di quella serata?

"Esibirci davanti al Presidente degli Stati Uniti è stato senza dubbio il punto più alto della nostra carriera. Avevamo suonato per sua moglie Michelle e le loro due figlie qualche mese prima, durante una cerimonia per l'infanzia, ed è stata proprio la First Lady a richiamarci per il ballo inaugurale del secondo mandato di Obama. Incontrarlo e stringergli la mano nel giorno del suo insediamento è stato un momento indimenticabile. Eravamo in fila con star come Alicia Keys, Jamie Foxx, Usher, non ci sembrava vero. Barack Obama è un grande uomo, sincero ed elegante”.

Avete fatto tre date sold out assieme a 2Cellos, il duo di violoncellisti croati che hanno unito la musica classica al rock. Che esperienza è stata?

“È stata un’esperienza fantastica esibirci con loro, sono bravissimi e ci piace molto il loro modo di fare musica”.

Cos’è per voi la buona musica?

Wil: “Per noi esiste la musica che ascoltiamo volentieri o meno, indipendentemente dal genere. Una canzone mi deve trasmettere delle emozioni, farmi ridere, piangere. Se un artista si esprime in modo sincero, ci mette il cuore e arriva a chi lo ascolta non possiamo parlare di cattiva musica”.

Durante il tour negli Stati Uniti, avete suonato davanti a più di 100 mila ragazzi nell’ambito di un progetto educativo realizzato assieme alla VH1 Save the Music Foundation…


“Ogni anno suoniamo davanti a migliaia di ragazzi per insegnare loro che se fai quello che ami e continui a studiare e a migliorarti qualcuno un bel giorno ti pagherà per farlo. Ci sentiamo responsabili perché vogliamo condividere con questi ragazzi il nostro dono. I bambini sentono l’hip hop suonato con il violino e questo stimola la loro fantasia, infatti non sono stati educati ad apprezzare la musica classica e quindi è importante farla conoscere anche a loro”. 

Continua Colli Euganei Jazz & Wine con grandi concerti nelle cantine dei colli

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Grande successo per la prima serata di Colli Euganei Jazz & Wine, il festival che unisce musica e vino, organizzato dall’Associazione Miles.

Nel mese di Giugno i Colli Euganei si trasformeranno in uno spettacolare teatro a cielo aperto:
 alcune prestigiose cantine ospiteranno infatti un programma di concerti jazz straordinario, in un ricercato connubio tra arte, paesaggio e sapori.
 
In calendario 8 concerti gratuiti distribuiti in tre fine settimana, da ieri fino a sabato 25 giugno.

Questa rassegna è sostenuta dalla
 Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del bando Culturalmente 2015, con cui la Fondazione incoraggia l’attività di giovani under 35, offrendo loro opportunità di lavoro e li stimola a “fare rete” attorno a progetti focalizzati su tematiche di attualità.
 
Domani, sabato 11 l’Azienda Agricola Urbano Salvan, a Due Carrare, ospiterà l’EYM TRIO. Risonanze affascinanti, un repertorio fortemente ispirato ai ritmi dell’Europa dell’Est magistralmente eseguito da un trio che si identifica come una delle formazioni francesi tra le più interessanti.

EYM Trio nasce dall’incontro di tre musicisti giovanissimi ma già forti di quella complicità e maestria che si riconduce ai grandi artisti.

Un repertorio originale, accattivante, dinamico e tecnicamente elevato.
 
Domenica 12 arriverà, presso la cantina dell’Azienda Agricola Marco Sambin, un divertente e prestigioso progetto jazz di quattro giovani artisti padovani: “SUPERHOT!”. Un jazz dinamico interpretato con atmosfere affascinanti e coinvolgenti. Il repertorio è un mix di colori, strutture e sfumature che esprimono l’entusiasmo tipico dei giovani artisti, dove la freschezza e l’energia sono alla base di ogni nota.
 
Il programma di Colli Euganei Jazz & Wine continuerà poi anche nei fine settimana del 17, 18 e 19 giugno e del 24 e del 25 giugno, con altri grandi appuntamenti con la musica e i sapori.

Per informazioni e per conoscere il programma completo:
 www.collieuganeijazzwine.it,info@padovajazz.com, tel. +39 347 7580904
 
Info e programma completo

COLLI EUGANEI JAZZ&WINE
Dal 10 al 25 giugno
Varie location, Colli Euganei, Padova 
Ingresso gratuito
  
Sabato 11 giugno
ore 18.00
Azienda Agricola
Urbano Salvan
EYM TRIO
Elie Dufour - piano
Marc Michel - batteria
Yann Phayphet - contrabbasso

Domenica 12 giugno
ore 18.00
Azienda Agricola
Marco Sambin
SUPERHOT!
Francesco Cigana - batteria Alberto Lincetto - piano
Luca Ardini - sax
Nicolò Masetto - contrabbasso

Noemi: Da oggi nuovo singolo e video “Idealista!”

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Da oggi, venerdì 10 giugno, è in rotazione in tutte le radio IIdealista!, il nuovo singolo di Noemi, estratto dall’album “Cuore d’artista”, scritto da Ivano Fossati e prodotto da Celso Valli. Contemporaneamente all’uscita del brano, è disponibile anche ilvideoclip su Vevo e i canali ufficiali dell’artista.

Idealista! è lo sguardo ironico, materiale e ribelle di una ragazza di trent'anni che dice chiaro di non volersi "allineare", di conoscere le fregature e non rincorrere le disillusioni inutili dell'amore - dichiara Ivano Fossati  lei lo fa con distacco, senza parole complicate e con divertimento. Si fida dell'istinto e del suo cuore rivelatore, lascia indietro il passato. Preferisce metaforicamente sedersi "in fondo" (a un cinema? a un autobus che viaggia? a tutta la società?) e guardare scorrere le cose finché la vita sia come lei desidera, con un senso di granitico realismo ("Basta che funzioni"- Woody Allen). E' una donna grintosa che si difende con molti "no" ma insieme sorride di quello che vede intorno. Forse è addirittura più Realista che Idealista!, o paradossalmente le due cose insieme. Non importa, in fondo il cuore e l'istinto non hanno mai sbagliato. Basta che le cose funzionino e nessuno parli per lei.”

Il titolo dell’album di Noemi, Cuore d’artista, nasce dall’intro di questo pezzo scritto dal cantautore appositamente per Noemi, che ha incontrato personalmente il maestro prima della scrittura del pezzo. “E’ il brano che mi rappresenta al meglio, ed è capace di appendermi, di farmi ballare e di raccontare la mia anima libera” - afferma Noemi.

Il videoclip di Idealista! diretto da Cosimo Alemà, è ambientato in uno stravagante “centro di recupero per idealisti”. Durante una terapia di gruppo, Noemi e i pazienti seduti in cerchio, raccontano le loro diverse esperienze e personalità. Una telecamera riprende a 360 gradi la “terapia per idealisti” che si trasforma in una strampalata coreografia, tra chi piange, chi urla, chi ride a crepapelle, chi si mette a litigare, chi si bacia, finchè tutti non abbandonano la cena.

Pooh: oggi e domani allo Stadio San Siro di Milano

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È finita l’attesa per “REUNION - L’ULTIMA NOTTE INSIEME”! Questa sera, venerdì 10 giugno, edomani, sabato 11 giugno, allo Stadio San Siro di Milano (SOLD OUT entrambe le date) i POOH daranno il via alla serie di concerti-evento negli stadi per festeggiare i cinquant’anni di carriera con l’inedita formazione a cinque.

Un tour negli stadi che vanta numeri da record, lo spettacolo racchiuderà la storia dei POOH non solo artistica ma anche tecnologica!

Tutto quello che i POOH hanno portato sul palco nel corso di questi ultimi 50 anni è stato quanto di più all’avanguardia si potesse vedere in Italia. In questo spettacolo tutte le innovazioni tecniche sono state rivisitate e attualizzate all’ennesima potenza!

Una pedana della batteria rotante a 180° con doppio set di batteria/percussioni, e incredibili effetti pyro sulle colonne laterali, Effetti Fiamma presenti sul fronte palco e su tutto lo stage, sulle colonne laterali e Effetti pirotecnici sulla scritta “POOH”, calandrata a mano.

Sempre da oggi, venerdì 10 giugno, dopo il grande successo radiofonico dei tre brani storici “Pensiero”, “Noi due nel mondo e nell’anima” e “Chi fermerà la musica?” riadattati a cinque voci, i POOH tornano in radio con ANCORA UNA CANZONE” (Sony Music), primo singolo inedito di questo Cinquantennale!  

Ancora una canzone” sarà contenuto nel disco, presentato da F&P Group A1 Entertainment e distribuito da Sony Music, che uscirà il 16 settembre e raccoglierà le immagini e i brani di “REUNION - L'ULTIMA NOTTE INSIEME” oltre ad alcuni brani inediti per immortalare e far rivivere al pubblico l’emozione dei grandi eventi negli stadi.  

Lo show sarà declinato in una serie di supporti: il 16 settembre l’album verrà pubblicato in due versioni, una contenente 3 cd e l’altra 3 cd + dvd con il live del concerto; il 30 settembre, invece, uscirà il “5 VINILI PICTURE” (5 vinili con 5 diverse copertine, ognuna raffigurante i componenti della storica band), la versione a tiratura limitata P.U.L.S.E (Pooh Ultra Limited SuperFan limited Edition), già in pre-order su Amazon.it e il BOX con 3cd + dvd + docufilm con immagini inedite di backstage del concerto + libro di 200 pagine che contiene la storia della reunion, interviste e foto esclusive dei Pooh.

Da oggi al 15 settembre sarà disponibile nel parterre degli Stadi, gazebo MediaWorld, e su tutto il circuito dei  punti vendita aderenti e sul sito della catena di distribuzione la possibilità di prenotare l’album e di partecipare all’estrazione per vincere il pacchetto “Vivi un’emozione con i Pooh”.

Ai due appuntamenti milanesi, seguiranno anche le date negli stadi di Roma (15 giugno – SOLD OUT) e Messina (18 giugno), prima della grande festa insieme ad amici e colleghi che si terrà l’8, il 9 e l’11 settembre nella splendida cornice dell’Arena di Verona. Sono disponibili gli ultimi biglietti per la data dell’11 settembre online su www.ticketone.it e nei punti vendita e prevendite abituali (info:www.fepgroup.it).

RTL 102.5 è partner di “REUNION – L’ULTIMA NOTTE INSIEME”. 

REUNION – L’ULTIMA NOTTE INSIEME” è prodotto e organizzato da F&P Group.

A grande richiesta dei fan, poi, Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian, Stefano D’Orazio e Riccardo Fogli, per la prima volta in una formazione a cinque, saranno in tour nei palasport delle principali città italiane e coinvolgeranno il pubblico con i loro più grandi successi del passato e con brani inediti scritti in occasione di queste celebrazioni.

Queste le date ad oggi confermate: il 13 settembre alla Fiera di Bergamo, il 28 e il 29 ottobre al Pala Sele di Eboli - Salerno, l’1 e il 2 novembre al Pala Florio di Bari, il 4 novembre al Palalottomaticadi Roma, l’8 novembre all’Unipol Arena di Bologna, l’11 novembre al Mediolanum Forum di Assago – Milano, il 18 e 19 novembre al Nelson Mandela Forum di Firenze, il 25 e il 26 novembre al Pala Alpitour di Torino.

È possibile acquistare i biglietti in prevendita online su www.ticketone.it e nei punti di vendita e prevendite abituali.

I festeggiamenti per il Cinquantennale termineranno ufficialmente il 31 dicembre.  

Premio PMI 2016 a I Pooh, "Ambasciatori della musica italiana nel Mondo"

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L'Associazione dei Produttori Musicali Indipendenti Italiani conferisce il Premio PMI 2016 all’Artista “POOH” per “l’alto contributo alla valorizzazione della cultura musical italiana nel mondo”

Il premio PMI è stato ideato per celebrare ogni anno l’Artista italiano che più si è distinto nella diffusione della musica e della cultura italiana nel mondo.

Mario Limongelli, Presidente di PMI, ha sottolineato come “il premio al gruppo“I POOH” rappresenta un segno della nostra ammirazione per la lunga  carriera e conferma la volontà della nostra Associazione di continuare a lavorare con coerenza per restituire al patrimonio della musica italiana i livelli di attenzione che merita in Italia e nel resto del mondo. “I POOH” in questi cinquant’anni hanno ben rappresentato in Italia e all’estero la musica e la cultura italiana”.

Il premio, creato per l’occasione dall’Artista Claudio Nicoli, sarà consegnato il 10 Giugno 2016 durante la conferenza stampa allo Stadio di San Siro-Milano.

A PMI Aderiscono oltre 130 le imprese indipendenti italiane che producono musica tra le più rappresentative. PMI fa parte di “Confindustria Cultura Italia”, è firmataria dei CCNL e rappresenta la discografia indipendente italiana nel Board di IMPALA, Associazione Europea dei Produttori Indipendenti.

Albo Premio PMI
2006- Andrea Bocelli; 2007- Ennio Morricone; 2008- Riccardo Cocciante;
2009- Dori Ghezzi-Fondazione Dé André; 2010 - Paolo Conte;
2011- Adriano Celentano; 2012- Giancarlo Bigazzi;
2013- Ludovico Einaudi; 2014 - Renzo Arbore; 2015- Il Volo

Annunciate le prime date estive de "Le Stelle Non Tremano Tour" di Dolcenera

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Dopo aver concluso con grande successo la sua avventura di coach a "The Voice of Italy", l’inarrestabile Dolcenera riparte con “Le Stelle Non Tremano Tour”, la tournée che la vedrà impegnata con tanti appuntamenti live per tutta l’estate 2016.

Artista di punta del panorama musicale italiano, con la sua grande capacità di sperimentare ed evolversi reinventando se stessa e la sua musica, Dolcenera porterà in scena i più grandi successi del suo percorso artistico: Siamo Tutti Là Fuori, Mai Più Noi Due, Com´è Straordinaria La Vita, Il Mio Amore Unico, Il Sole Di Domenica, L´amore E´ Un Gioco, Ci Vediamo A Casa, fino alle hit dell’ultimo disco “Le Stelle Non Tremano - Supernovae” (Universal Music) come Niente Al Mondo, Accendi Lo Spirito, Fantastica, Un Peccato, la sanremese “Ora o mai più (le cose cambiano) e il nuovo “power single” 100 Mila Watt.


Queste le prime date annunciate: sabato 25 giugno Bellaria Igea Marina - RN (Palacongressi – data zero), mercoledì 29 giugno Montecatini Terme - PT (Compleanno città in Piazza del Popolo), sabato 9 luglio Torino (ospite Torino Pride), domenica 17 luglio Champorcher – AO (Musica e Stelle), martedì 2 agosto Grosseto (Cava Roselle), martedì 9 agosto Belvedere Marittimo – CS (Castello d’Oro), giovedì 11 agosto Silanus – NU (Piazza dei Mille), domenica 14 agosto Sauze d’Oulx – TO (Sportinia), sabato 20 agosto Valmontone – RM (Valmonte Music Contest), venerdì 26 agosto Celano – AQ (Piazza IV Novembre).

Gli appuntamenti live con Dolcenera riprenderanno poi in autunno con il “Dolcenera Show”, uno spettacolo “non solo musica” che farà tappa nei più importanti club e teatri del nostro paese.

La Classifica Airplay Radio Settimanale a cura di EarOne vede sempre al comando Can’t Stop The Feeling! di Justin Timberlake

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La Classifica Airplay Radio Settimanale a cura di EarOne relativa alla settimana dal 3 al 9 giugno 2016 vede sempre al comando Can’t Stop The Feeling! (canzone originale del film di animazione “Trolls") di Justin Timberlake, davanti a Ti sembra normale di Max Gazzèe a Cheap Thrills di Sia. Quarta posizione per Vorrei ma non posto di J-Ax & Fedez, quinto per Dark Necessities dei Red Hot Chili Peppers, sesto per Sofia di Alvaro Soler, settimo per Uno di questi giorni di Nek. Completano la Top Ten Duele el Corazón (feat. Wisin) di Enrique Iglesias, Spirits dei The Strumbellas e Cake By The Ocean dei DNCE. La più alta nuova entrata della settimana è Un cuore in due di Francesca Michielin, alla posizione numero 52.
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