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Channel: IL POPOLO VENETO
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Debutto strepitoso per “Il Commissario Montalbano”, con ben 10.862.000 telespettatori

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Debutto strepitoso per “Il Commissario Montalbano”. Il primo episodio inedito “Una Faccenda Delicata”, andato in onda il 29 febbraio su Rai1, ha conquistato ben 10.862.000 telespettatori pari al 39.06% di share. Un risultato pazzesco, un record storico per la Rai. IlCommissario Montalbano, nato dalla penna e dal genio di Andrea Camilleri, è interpretato da Luca Zingaretti, affiancato da Cesare Bocci (Mimì), Peppino Mazzotta (Fazio) e Angelo Russo (Catarella). La new entry di questa stagione è Sonia Bergamasco, nel ruolo di Livia, la storica fidanzata del commissario. La serie, prodotta da Rai Fiction e dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, è stata venduta in 65 paesi al mondo. Lunedì 7 marzo andrà in onda il secondo episodio inedito dal titolo "La piramide di fango". 

Da venerdì 4 marzo Cecile arriva in radio con un nuovo singolo “Da 3” featuring Piotta

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Dopo l’esordio sul palco del 66° Festival della Canzone Italiana, da venerdì 4 marzo Cecilearriva in radio con un nuovo singolo “Da 3” featuring Piotta e nello stesso giorno in tutti i negozi di dischi con l’album d’esordio “N.E.G.R.A.” (Walkman/distribuito Universal Music Italia) che prende il nome dal brano sanremese.

La cantante cestista di origine camerunense in questo nuovo singolo ci mette tutta la passione per il basket raccontata in strofe cantate a ritmo con Piotta, autore del brano, senza rinunciare ad uno special in inglese dalle sonorità black. In “Da 3”l’amore per quello sport che per anni è stato il pane quotidiano di Cecile è stato perfettamente colto da Piotta e si respira in ogni parola: “vengo dal quartiere come te e sto bene perché  ovunque vado trovo gente che ha qualcosa per me, ha qualcosa di me, ha qualcosa di te che se passi la palla tiro Da 3”.

“Da 3 è amore per la musica, per il basket e per la vita, una tripletta alla Stephen Curry, l’uomo del momento, l’uomo dei record - spiega Cecile - il fuoriclasse del tiro da tre che è il tiro del coraggio, quello che vale più punti, fuori dalla lunetta, il tiro spettacolare; quel tiro che quando sei in svantaggio può riportarti su e farti vincere. In questa canzone c’è l´essenza di tutta la mia esperienza con la pallacanestro compresi i colori afroamericani, quei colori che ho amato e incollato sulla pelle quando giocavo negli Stati Uniti”. 

Da 3 è uno delle tracce di N.E.G.R.A. un disco eclettico, eccentrico, elettrico ed elettronico: dieci brani più un remix deep house del brano sanremese.

Oltre al featuring con Piotta, l’album vanta la partecipazione straordinaria di Emma Re, Gianna Chillà, Allasan e Kuerty Uyop ed è prodotto da Lorenzo Lombardi Dallamano per Royal Beat Records.
Cecile debutterà il 17 marzo al PalaBam di Mantova nella Nazionale BasketArtisti

TRACKLIST:

1.
Basta Ca**ate

2. Face Down [feat. Allasan]

3. N.E.G.R.A. [feat.
Rafè]

4. Bambine per Sempre [feat. Gianna Chillà]

5. Da 3 [feat. Piotta]

6.
Due Scale

7. Never never

8. AfroFunky [feat. Kuerty Uyop]

9. Uomini

10. Wh*re! [duet with Emma Re]

11. N.E.G.R.A. (Kuerty Uyop ext. deep joy) [feat.
Paolo Del Grande]


BIOGRAFIA

Cecile Vanessa Ngo Noug nasce a Roma nel 1994 sotto il segno del Toro, segno che traccia le sue peculiarità caratteriali fra cui spiccano curiosità e testardaggine, oltre ad uno spiccato senso estetico che le impone la ricerca del “bello” ad ogni costo.

 La piccola Cecile, al seguito della madre (Marie Madeleine, una camerunense appena 17enne, tanto giovane quanto forte, come testimoniato dal fatto che negli anni a seguire diventerà titolare della sua nazionale di calcio) che non parla italiano e non ha purtroppo un posto dove stare, si ritrova ad essere accudita da una suora laica del Centro per la Vita, suor Elena, che ancora adesso è per Cecile una figura centrale, tanto da essersi guadagnata sul campo l´appellativo importantissimo di Nonna Elena.

Mentre la mamma si da un gran da fare e comincia a venire a capo della propria vita, Cecile cresce, completa con successo tutta la trafila scolastica e comincia a sviluppare le proprie passioni, prima fra tutte il basket, che la porterà a disputare stagioni ad altissimo livello in Italia e in USA poi. A 10 anni è tra le Azzurrine della Fip Lazio, con il Dike Basket Napoli arriva a giocare in A1 e partecipa al raduno con la Nazionale Italiana.Negli Stati Uniti ricopre il ruolo di ala piccola in Division One (A1 americana) all´ Old Dominion University, in Virginia.

Ma non le basta...

Cecile scopre di avere una voce fantastica, con un timbro molto particolare , che le permette di affrontare senza alcuna fatica grandi standard canori così come serratissime rime rap, in italiano, inglese e francese, senza alcuna differenza. Curiosa, come già detto, decide di studiare il violino per approfondire la conoscenza della musica, ma il suo desiderio di completezza e un fisico sportivo sempre molto allenato, la spingono a studiare anche danza moderna ed hip-hop, e a iscriversi a corsi di recitazione che frequenta tuttora. Inoltre, per non gravare più del dovuto su chi le da sostentamento, comincia a lavorare come performer artist nei locali e negli eventi più “danzerecci” della capitale, diventandone presto un punto di riferimento.

Cestista, rapper, cantante, ballerina, performer, attrice e violinista, questi sono i mondi di Cecile, e Cecile è un mondo che li racchiude tutti.

“N.E.G.RA.” è il suo album d´esordio. 
Ti potrebbe interessare anche il seguente articolo: Intervista de "Il Popolo Veneto" con Cecile (clicca qui per leggere)

Sono iniziate le riprese di Non è un Paese per giovani, nuovo film diretto da Giovanni Veronesi. I Negramaro firmeranno la colonna sonora del film

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Sono iniziate le riprese di Non è un Paese per giovani, nuovo film diretto da Giovanni Veronesi e che vede nel cast Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini e Nino Frassica. Le riprese avranno una durata di 6 settimane e si svolgeranno tra Roma, L’Avana e Cayo Largo.
Saranno i Negramaro ad occuparsi della colonna sonora della pellicola. Per la band capitanata da Giuliano Sangiorgi, non si tratta della prima esperienza cinematografica, infatti in passato hanno firmato le musiche de La febbre di Alessandro D’Altri (2005), Cemento Armato di Marco Martani (2007) in cui il leader del gruppo duetta con Dolores O’Riordan sulle note del brano Senza fiato, Una notte blu cobalto di Daniele Gangemi (2009), Italians dello stesso Veronesi (2009), Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido (2010) e L’ultima ruota del carro sempre di Veronesi per la canzone Ecco che, scritta da Sangiorgi ed interpretata da Elisa.
Per il piccolo schermo invece i Negramaro hanno firmato la sigla della fiction Tutto può succedere, in onda la domenica sera su Rai1.
Sinossi: Non è un paese per giovani
Se ne stanno andando. Tutti. E insieme a loro se ne va la bellezza, l’avventura, l’entusiasmo, l’amore e il futuro del nostro paese. Sono i ragazzi italiani, tecnologicamente connessi tra di loro come mai prima ma sparpagliati nel mondo alla ricerca di un luogo dove diventare grandi. Due di loro, Sandro e Luciano, ruzzolano fuori dalle rotte battute dai loro coetanei e approdano in una terra di frontiera, Cuba, all’inseguimento di un’attesa svolta economica. Ma il loro destino è segnato e s’imbattono immediatamente in Nora, una ragazza “interrotta”, bella e irriducibile, sentimentale, estrema e italiana pure lei, che cambierà le loro vite. La bellezza e la violenza dell’isola, porteranno Luciano a perdere ogni punto di riferimento, proprio quando Sandro invece scoprirà il motivo per cui ha deciso di seguirlo fino a lì.

Sarà in rotazione radiofonica dall’11 marzo “E non hai visto ancora niente”, il nuovo singolo di Jovanotti

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Sarà in rotazione radiofonica dall’11 marzo “E non hai visto ancora niente”, il nuovo singolo di Jovanotti, quinto estratto dal disco “Lorenzo 2015 cc”, certificato cinque volte platino. Ad annunciarlo è stato lo stesso cantautore, attraverso un’immagine postata su Facebook, simile a quelle usate dagli oculisti durante i controlli della vista in cui si può leggere il titolo del nuovo singolo: E non hai ancora visto niente.
Il brano è stato scritto dallo stesso Lorenzo insieme a Michele Canova.

L’uscita del brano sarà accompagnata anche dalla pubblicazione del video.

Sabato 5 marzo, da Napoli e Lecce, prenderanno il via gli Street Day della Big Family di Alessandra Amoroso

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Sabato 5 marzo, da Napoli e Lecce, prenderanno il via gli Street Day della Big Familydi Alessandra Amoroso. Di cosa si tratta? I fan della cantante salentina si incontrano in alcune città d’Italia per conoscersi dal vivo e condividere la passione per la musica della Amoroso, come una vera Grande Famiglia. Tante attività sono state pensate per l’occasione, da giochi a squadre al momento selfie, Viviamo a colori e Cantiamo insieme.
L’iniziativa è lanciata dallo Staff de La Big Familydi Alessandra Amoroso, il gruppo più numeroso su Facebook dei fan della cantante italiana. L’hashtag ufficiale dell’iniziativa è #BigFamilyStreetDay, attraverso il quale si potranno seguire i fan sui social in diretta dalle piazze più importanti d’Italia.
Queste le città e gli eventi Street Day della Big Family: Napoli e Lecce sabato 5 marzo ore 15.00; Milano e Palermo domenica 6 marzo ore 15.00; Cataniae Bari sabato 12 marzo ore 15.00, Roma e Firenze domenica 13 marzo ore 15.00, Cosenza e Venezia sabato 19 marzo ore 15.00; Verona, Bologna e Cagliari domenica 20 marzo ore 15.00.

Il femminicidio è il delicato argomento trattato da Nada nel suo nuovo video dal titolo "Ballata Triste"

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Il femminicidio è il delicato argomento trattato da Nada nel suo nuovo video dal titolo Ballata Triste.


Questa canzone racconta di un dramma e non di una commedia. E in questa canzone si balla. E si balla in due, l’incedere di una storia senza tempo. Questa è una canzone di Nada, e parla d’amore. In questo amore però non c’è comprensione, non c’è comunicazione, né uno spiraglio di luce che faccia intravedere un bel finale. E’ una di quelle storie che finiscono male, e anche se non ci sono i coltelli o le pistole, c’è qualcuno che muore, e lo fa per mano di chi un giorno ha amato, tra le mura in cui ha vissuto, tra gli assordanti silenzi che non avrebbe mai immaginato, nei labirinti confusi dei propri ricordi e delle proprie paure.  Quando si parla di violenza sulle donne spesso rimane solo la cronaca, un romanzo di vita in un quotidiano locale, una medaglia di compassione in cambio di una faccia sfregiata. Rimane una fotografia.  Ma prima della tragedia finale, prima della fatalità dell’ultimo atto, c’è il nido di ragnatele dell’animo umano, impossibile da comprendere, difficile da raccontare. Nada ci riesce gettandosi senza paura nel profondo. Con la sua voce, un sassofono, tanti silenzi e un esile grido blues.  “Ballata triste” è dedicata a tutti quelli che conoscono la differenza tra tristezza e disperazione. A tutti quelli che conoscono l’amore. Quello vero. 
Il video bianco di Nada è stato ideato e diretto da Lorenzo Kruger dei Nobraino tratto dall’Album “L’amore devi seguirlo” pubblicato il 15 Gennaio 2016, “Ballata Triste” non è il nuovo singolo. Il brano in rotazione radiofonica rimane La Canzonedell’Amore ed il secondo singolo ufficiale uscirà a fine Marzo. 

Bilanci e fisco: Riuniti a Treviso il Viceministro Enrico Zanetti e i massimi esperti nazionali del settore

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Lunedì 14 marzo 2016 presso il BHR Treviso Hotel (via Postumia Castellana 2, Quinto di Treviso) il convegno nazionale organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso

Si terrà lunedì 14 marzo 2016 presso il BHR Treviso Hotel (via Postumia Castellana 2, Quinto di Treviso) il convegno nazionale “Bilanci e fisco, recenti novità”. All’incontro,  organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso interverrà il Viceministro dell’Economia e Finanze, Enrico Zanetti che farà il punto sugli ultimi aggiornamenti in materia fiscale del Governo.

Due le sessioni. Nella mattutina (ore 09.00), si parte con gli interventi di  Vittorio Raccamari, Presidente Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso,  e del Viceministro, Enrico Zanetti.

A seguire, dopo la relazione del Direttore centrale normativa dell’Agenzia delle Entrate, Annibale Dodero,  il Presidente del consiglio di gestione dell’Organismo italiano di contabilità, Angelo Casò,  affronterà il tema dei bilanci: nuovi oic e d.lgs. n. 139/2015 anche per imprese minori. I nuovi principi contabili e i riflessi fiscali, al centro della relazione di Ivan Vacca, condirettore generale di Assonime mentre sui costi black list, cfc, stabile organizzazione, transfer price interno parlerà Guglielmo Maisto, Professore associato di diritto tributario internazionale comparato, Università “Cattolica del Sacro Cuore” di Piacenza. A seguire, la Disciplina civilistica delle assegnazioni di beni ai soci e della trasformazione in società semplice con Paolo Talice Componente della “Commissione Società” del “Comitato Interregionale dei Consigli Notarili delle Tre Venezie”, l’assegnazione/cessione dei beni ai soci e trasformazione in societá semplice – aspetti fiscali con Luca Rossi, Studio Tributario Associato Facchini Rossi e Soci e i super-ammortamenti a cura di  Gianfranco Ferranti, Professore Scuola Nazionale di Amministrazione.

La sessione pomeridiana, ore 14.30, sarà introdotta da Michele Barbisan, Vice Direttore Generale Vicario Veneto Banca e aperta dalla relazione sulla legge delega: estensione alla cessione d’azienda del regime di neutralità dei conferimenti d’azienda, a cura di Francesco Rossi Ragazzi Docente di Scienza delle Finanze e Fiscalità Aziendale, Università“Gabriele D’Annunzio” di Pescara. A seguire, Il  nuovo tuir dopo i decreti delegati e la legge di stabilitá con Raffaele Rizzardi, Confédération Fiscale Européenne - componente del Comitato Tecnico, Perdite su crediti ed interessi passivi con Renzo Parisotto, Consulente Tributario Ubi Banca, La nuova disciplina degli interpelli, in particolare quello disapplicativo con Tommaso Di Tanno Professore di Diritto Tributario, Università di Siena, patent box – interpello per nuovi investimenti, con Benedetto Santacroce, Università “Niccolò Cusano” di Roma. Le novità in tema di sanzioni amministrative verranno affrontate da Antonio Viotto, Professore Associato di Diritto Tributario, Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Chiuderà Loris Tosi, Ordinario di Diritto Tributario, Università “Ca’ Foscari” di Venezia, approfondendo il tema delle nuove sanzioni penali.

Prefetto Cuttaia / Interrogazione PD: Alfano intervenga su Salvini

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Interrogazione a risposta orale del parlamentare PD, Davide Zoggia al Ministro dell’Interno Angelino Alfano, per chiedere quali provvedimenti e iniziative intenda assumere per tutelare il Prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, attaccato sui social network (Facebook) dal segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini. L’interrogazione è stata sottoscritta anche dai parlamentari PD della Provincia di Venezia

Roma - “Chiedo al Ministro dell’Interno, Angelino Alfano se è a conoscenza e quali iniziative e provvedimenti intende assumere per tutelare il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, attaccato sui social network dal segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini. Quest’ultimo infatti, in data 2 marzo 2016  ha pubblicato sul proprio profilo facebook il seguente post: “Il prefetto di Venezia, il signor Domenico Cuttavia, minaccia di denunciare alla magistratura per 'turbativa d'asta' i sindaci veneti che si oppongono all'arrivo nel loro paese di immigrati: è pagato per difendere i cittadini, non per fare l'affittacamere per migliaia di finti profughi". Inoltre nello stesso post scrive che "Il prefetto di Venezia, vergognoso, dovrebbe essere licenziato" pubblicando  anche il numero telefonico della prefettura di Venezia,  invitando i lettori ad  usarlo,  si legge testualmente,  "per salutare il signor prefetto, educatamente come ovvio, e magari per chiedergli una casa". Una risposta a quanto avvenuto nei giorni precedenti in cui il Prefetto di Venezia  in un incontro tenutosi a Salzano,  in provincia di Venezia, aveva semplicemente evidenziato che i sindaci sono funzionari della Repubblica e ritirare  la disponibilità già data per l'ospitalità ai migranti potrebbe farli incorrere nel reato di turbativa d'asta. Pertanto le parole dell’esponente politico appaiono, inquietanti e alimentano un clima di tensione rispetto ad un argomento dal forte impatto sulla opinione pubblica. Una azione rinvigorita non solo dai termini usati, ma anche dall’aver pubblicato il numero di telefono che configura il tutto come un  vero e proprio atto di intimidazione nei confronti dell’attività e della persona del Prefetto di Venezia.  Mi auguro che al  Prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, possa essere garantita la massima sicurezza e la necessaria serenità per svolgere il proprio lavoro, e quindi auspico che il Ministro dell’Interno intenda stigmatizzare le parole pronunciate dal segretario della lega Nord,  valutando l’opportunità di adottare ogni misura finalizzata a tutelare l’immagine e l’operato del Prefetto di Venezia”.

Davide Zoggia, Parlamentare PD



L'EFA si unisce alla protesta contro l'Emittente Pubblica polacca per l'attacco al pluripremiato film IDA

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Il Consiglio Direttivo dell'European Film Academy (EFA) esprime la sua solidarietà all'Associazione dei Registi  e agli oltre 90 giornalisti cinematografici  polacchi che stanno protestando contro il trattamento riservato al film IDA - pluripremiato agli EFA - dall'Emittemte Pubblica polacca TVP.

Il film di Pawel Pawlikowski, vincitore agli European Film Awards 2014 in ben 5 categorie  - Film Europeo, Regista, Seneggiatore, Direttore della Fotografia e People's Choice Award  - è stato trasmesso da TVP2, lo scorso giovedì subito dopo un programma editoriale di 12 minuti in cui si accusava il film di approssimazone, si asseriva che  ha vinto un Oscar solo per il suo punto di vista filo-ebraico, e sono stati arbitrariamente aggiunti dei cartelli che potevano essere scambiati per parte integrante del film. 
Se da un lato il Consiglio Direttivo dell'European Film Academy difende la pluralità di opinioni riguardo ai film e il diritto a dibatterne aperamente, non può però accettare che il dibattito sia manipolato facendo precedere la messa in onda da un giudizio unilaterale.
Il Consiglio Direttivo dell'European Film Academy desidera ancora una volta ribadire la propria ferma convinzione che la libertà di parola e di espressione è uno dei pilastri fondamentali della moderna democrazia e auspica di poter celebrare con gli amici e colleghi polacchi la 29ma edizione degli European Film Awards il 10 dicembre a Wroclaw, Capitale Europea della Cultura 2016. 

Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar: “Il futuro è di chi ha una storia da raccontare”.

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La “Galleria del Motorismo, Mobilità e Ingegno Veneto - Giannino Marzotto” si rinnova per festeggiare nel 2016 due importanti traguardi: I 25 anni del Museo dell'Automobile “Bonfanti-Vimar” e i 55 anni del “Circolo Veneto Auto Moto d'Epoca - Giannino Marzotto”.

L’aggiornamento della “Galleria del Motorismo, Mobilità e Ingegno Veneto -Giannino Marzotto” ridona slancio a una mostra già unica e affascinante di per sé.

L’esposizione, rinnovata nei contenuti, mette in risalto la regione Veneto come terra di primati e primatisti, invenzioni e record, culla di scienziati e uomini dotati di un “coraggio intelligente, e di una intelligenza coraggiosa”, per citare la nota frase del c.te Giannino a cui è dedicata. Una terra operosa e dinamica che punta ancora oggi, con le proprie eccellenze, a essere modello di riferimento.

La rassegna narra mille storie che lasciano spesso meravigliati i numerosi visitatori che giungono da ogni parte del mondo, come quella del camion "Pigafetta", un IVECO 75 PC con cui il globetrotter e fotografo Cesare Gerolimetto (insieme al giornalista Daniele Pellegrini), compie per la prima volta il giro del mondo in camion (1976-1979) attraversando tutti e cinque i continenti ed entrando nel Guinnes dei primati anche per aver conquistato la quota più alta mai raggiunta prima con un mezzo a motore - 5.380 metri -  del passo Chacaltaya in Bolivia. 

Nell’attesa che riparta il cantiere del Polo Museale Culturale Santa Chiara nel Centro Storico di Bassano del Grappa dove il Bonfanti-Vimar troverà nuova e ampia sede, abbiamo ritenuto doveroso dare un ulteriore segnale di vitalità inserendo anche dei collegamenti tra quanto esposto e il territorio che ci circonda.

In particolare, nell'isola dove narriamo la storia della bicicletta (dal velocipede alla bici elettrica), a compendio è esposto il tracciato in via di completamento della ciclabile della Valsugana, da Trento a Bassano del Grappa, con tutti i riferimenti per gli appassionati di cicloturismo che a milioni si spostano in Europa seguendo un trend in costante crescita.

Altro esempio: nell'isola dove è esposto il "libratore", costruito dal solagnese Aldo Bellò, che gli consentì di realizzare la memorabile impresa del primo volo libero dal Monte Grappa alla pianura sottostante nel 1933, sono esposte foto e dati del moderno "volo libero" che, dagli anni '70 in un costante crescendo, attira oggi oltre 40.000 appassionati da ogni angolo del mondo che riempiono i cieli del Monte Sacro alla Patria con le loro incredibili evoluzioni.

È l’anteprima di un importante lavoro in corso, avviato con i portatori d’interesse pubblico-privati, per definire un marchio d’area che elevi l’attrattività in termini culturali-turistici-economici di un territorio geografico all'interno del quale risiedono oltre 150.000 cittadini.

Ne risulta una mostra unica che fa nuova luce su mille anni di storia, evidenziando come il Veneto, regione unica in Europa, possa esibire una simile vetrina forte di un passato straordinario che si proietta in un futuro ancora ricco di opportunità.

Oltre alla visita diretta, gli ospiti sono invitati ad approfondire molte tematiche esposte anche tramite i QR, che attivano filmati visibili su tablet o smartphone.

Un visitatore, nel libro delle firme, ha lasciato questa frase: “Un Museo diverso dove la staticità dei mezzi esposti diventa movimento, in un rincorrersi di emozioni, ricordi, inusitate scoperte… insomma, sono proprio contento di esserci venuto con la mia famiglia. Grazie!"

Anche i responsabili del Museo condividono un ringraziamento: “Grazie lo dobbiamo dire noi, a tutte le migliaia di persone che nei primi venticinque anni di attività ci sono venute a trovare, intrattenendosi per ore e spesso ritornando. Grazie anche a tutti i sostenitori, Enti, Aziende, Club e appassionati privati che ci permettono di continuare con passione immutata a essere sempre attivi e propositivi. Concludendo vogliamo ricordarvi il nostro motto: Il futuro è di chi ha una storia da raccontare”.

MUSEO DELL’AUTOMOBILE “BONFANTI-VIMAR”
Via Torino, 2
36060 Romano d’Ezzelino (VI)
Tel. 0424/513746; tel. e fax 0424/513690;
sito web: www.museobonfanti.veneto.it

Domani da Roma parte l'atteso nuovo tour di Francesco De Gregori. Il 14 Aprile a Padova

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Per la prima volta live i brani del suo ultimo disco "De Gregori canta Bob Dylan - Amore e Furto"

Parte domani, sabato 5 marzo, dall’Atlantico Live di Roma l’ “Amore e furto tour 2016”, il nuovo atteso tour di Francesco De Gregori, che farà tappa nei principali club e teatri italiani presentando live, oltre ai suoi più grandi successi, alcuni brani estratti dall’ultimo album “De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto” (Caravan/Sony Music), certificato disco di platino (certificazioni FIMI/GFK Retail and Technology Italia).

«Questo concerto è un altro film rispetto a quello del “Vivavoce Tour” - dichiara De Gregori - C’è Dylan e ci sono pezzi che non ho mai fatto».

Sul palco Francesco De Gregori è accompagnato dalla sua band formata da Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Paolo Giovenchi (chitarre), Lucio Bardi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino), Alessandro Arianti (hammond e piano), Stefano Parenti (batteria), Elena Cirillo (violino e cori),Giorgio Tebaldi (trombone), Giancarlo Romani (tromba) e Stefano Ribeca (sax).

Queste tutte le date dell’“Amore e furto tour 2016” (prodotto e organizzato da Caravan e F&P Group): il 5 marzo all’Atlantico Live di Roma l’8 marzo al Teatro Augusteo di Napoli, il 9 marzo al Teatro Team di Bari, l’11 marzo al Teatro Metropolitan di Catania, il 12 marzo al Teatro Golden di Palermo, il 15 marzo al Teatro Colosseo di Torino, il 17 marzo all’Obihall di FIRENZE, il 19 marzo al Teatro Carlo Felice di Genova, il 20 marzo al Teatro Regio di Parma, il 23 marzo all’Alcatraz di Milano, l’1 aprile al Teatro Europauditorium di Bologna, il 2 aprile al Teatro Verdi di Montecatini, il 5 aprile al Teatro di Varese di Varese, il 6 aprile al Teatro Pala Banco di Brescia, l'8 aprile al Nuovo Teatro Carisport di Cesena, il 9 aprile al Teatro La Fenice di Senigallia (Ancona), l’11 aprile al Teatro Creberg di Bergamo, il 14 aprile al Gran Teatro Geox di Padova, il 15 aprile al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) e il 16 aprile al Teatro Goldoni di Livorno. I biglietti sono disponibili su www.ticketone.it e nei punti vendita abituali (per info:www.fepgroup.it).

RTL 102.5 è la radio media partner ufficiale dell’“AMORE E FURTO tour 2016” di Francesco De Gregori.

“De Gregori canta Bob Dylan - Amore e Furto” è un album in cui Francesco De Gregori traduce e interpreta, con amore e rispetto, 11 canzoni di Bob Dylan: “Un angioletto come te” (“Sweetheart like you”),“Servire qualcuno” (“Gotta serve somebody”), “Non dirle che non è così” (“If you see her, say hello”), “Via della Povertà” (“Desolation row”), “Come il giorno” (“I shall be released”), “Mondo politico” (“Political world”),“Non è buio ancora” (“Not dark yet”), “Acido seminterrato” (“Subterranean homesick blues”), “Una serie di sogni” (“Series of dreams”), “Tweedle Dum & Tweedle Dee” (“Tweedle Dee & Tweedle Dum”), “Dignità”(“Dignity”).

Il videoclip del primo singolo “Mondo politico” è visibile al seguente link: www.youtube.com/watch?v=qVCoG-IB9mM.

È disponibile in tutte le librerie e nei book store digitali la riedizione del volume fotografico “Francesco De Gregori. Guarda che non sono io” (Edizioni SVPRESS), arricchita di contenuti multimediali inediti. Questa nuova edizione, a cura di Silvia Viglietti e Alessandro Arianti, è infatti impreziosita da un documentario esclusivo con immagini e contenuti backstage direttamente dal “Vivavoce tour” di Francesco De Gregori. Uno sguardo originale e inaspettato sull’artista attraverso il racconto di viaggi, dischi, concerti, backstage, incontri.

"Il giro del mondo in 80 giorni": a teatro il viaggio e l'avventura per tutta la famiglia

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Domenica 6 marzo al Teatro Astra di Vicenza la Fondazione TeatroRagazzi e Giovani di Torino con l’adattamento del capolavoro di Verne 1873.

Vicenza - Il londinese Phileas Fogg e il suo cameriere francese Passepartout hanno fatto una scommessa di 20.000 sterline con i compagni del Reform Club: circumnavigare il globo terrestre in soli 80 giorni, utilizzando ogni mezzo di trasporto, antico e moderno. Ma il loro non sarà un viaggio tranquillo! Chissà quali trabocchetti studierà l’ispettore Fix per ostacolare l’incredibile impresa… È una grande favola moderna quella che la compagnia Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani porterà in scena al Teatro Astra di Vicenza domenica 6 marzo (ore 15 e 17) con “Il giro del mondo in 80 giorni”.

L’appuntamento fa parte della rassegna “Famiglie a Teatro 2015 2016”organizzata da La Piccionaia Centrodi Produzione Teatrale per il Comune di Vicenza con il sostegno del Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Banca Popolare di Vicenza e Askoll.

La compagnia torinese, che il pubblico vicentino ha già avuto modo di apprezzare due stagioni fa con l’indimenticato “Marco Polo e il Viaggio delle Meraviglie”, torna a Vicenza con l’adattamento del romanzo d’avventura pubblicato da Jules Verne nel 1873. Scritto e diretto da Luigina Dagostino, lo spettacolo vede in scena Claudio Dughera, Daniel Lascar e Claudia Martore(autrice anche delle scenografie), impegnati ad accompagnare grandi e piccini attraverso terre lontane e luoghi misteriosi, in un caleidoscopio di situazioni e personaggi, tra cui l’affascinante principessa indiana Auda.

Il gusto per il viaggio e per l’avventura, il piacere della scoperta e della conoscenza sono così i temi centrali di uno spettacolo che vive grazie ad un inesauribile gioco di teatro d’attore, al quale si aggiungono le sorprendenti trasformazioni della scenografia attraverso cui prendono vita di volta in volta i vari quadri della vicenda, e i suggestivi giochi di luce che permettono di calarsi nelle atmosfere del viaggio.

“Il romanzo di Verne - spiega il regista - è considerato una favola della modernità attraverso il quale l’autore ha voluto trasmettere ai giovani del suo tempo la grandezza del mondo e, conseguentemente, il valore del viaggio come strumento attraverso il quale ampliare i propri orizzonti in modo da conoscere e familiarizzare con i differenti popoli verso un’educazione interculturale. Una favola avventurosa - scientifica, dove “il c’era una volta” può scomparire”.

E così, anche una scommessa che i membri del Reform Club giudicano “stupida e folle” - gettare al vento 20.000 sterline al semplice scopo di provare che la terra non è più vasta come un tempo e che percorrerla è il massimo dell’eccentricità per gli aristocratici di quel periodo - appare alla fine sotto una luce completamente diversa: come dirà alla fine Phileas Fogg, ciò che modifica realmente la vita è l’arricchimento delle relazioni umane: “l'amore e l'amicizia… vale la pena di attraversare tutto il mondo per trovare qualcosa di tanto prezioso!!”.

Lo spettacolo è consigliato a partire dai 5 anni di età.

Biglietti: intero 6,50 euro, ridotto 5 euro, bambini 4 euro (diritto di prevendita 0,50 euro).

A partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo è a disposizione gratuita del pubblico il parcheggio Tennis Palladio 98. Inoltre nei fine settimana il parcheggio della Provincia (di fronte al Teatro) è aperto alla cittadinanza. Entrambi hanno capienza limitata, si consiglia di arrivare in anticipo. Prima e dopo lo spettacolo è attivo il punto di ristoro Equobar con i suoi prodotti di caffetteria, pasticceria e snack equosolidali, biologici e a km zero.

Informazioni: 
Teatro Astra, Contrà Barche 55 (Vicenza), 
telefono 0444 323725, 

Giusy Versace domenica 13 marzo a Vigevano con la Scarpadoro Ability

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La corsa non competitiva di 5 kmdedicata alle persone con disabilità ideata dalla Versace si svolgerà anche quest’anno a Vigevano nell’ambito della 10^ Scarpadoro Half Marathon e regalerà una giornata di sport e divertimento per tutti.


04 marzo 2016 - Far trascorrere una giornata diversa e speciale a persone con disabilità sarà anche quest’anno lo spirito dellaquinta edizione della Scarpadoro Ability, la corsa non competitiva di 5 km ideata e voluta dalla campionessa paralimpica, conduttrice televisiva e presidente della Disabili No Limits Onlus Giusy Versace, in programma domenica 13 marzo aVigevano.

La manifestazione, inserita come ogni anno nel contesto della storica mezza maratona 10^ Scarpadoro Half Marathon, aggiungerà ulteriore valore a questo grande evento che ogni anno richiama oltre 2000 podisti da tutta Italia e che proprio quest’anno taglia l’importante traguardo della decima edizione.

Il percorso dell’Ability si svilupperà lungo i primi 5 chilometri della mezza maratona, passando quindi per Piazza Ducale, il Castello Sforzesco e lungo le strade più suggestive del centro storico di Vigevano. 
La Scarpadoro Abilityè una delle tappe più importanti del calendario di manifestazioni e incontri che Giusy e la sua associazione organizzano durante l’anno per promuovere lo sport come strumento di coesione e aggregazione sociale, con l’obiettivo di coinvolgere quanti più ragazzi possibile, farli uscire di casa per superare timori e incertezze e passare una giornata di sport e divertimento.

La Scarpadoro Ability è organizzata dall’Atletica Vigevano (società organizzatrice dell’intera manifestazione) ed è promossa dalla Disabili No Limits e dal gruppo podistico vigevanese Escape Team con la collaborazione dei Podisti da Marte.

Molte sono le associazioni che verranno coinvolte per stimolare la partecipazione di persone con disabilità e molti saranno ivolontari impegnati a spingere carrozzine e accompagnare per mano i partecipanti, lungo i 5 chilometri del percorso, alcuni dei quali travestiti da Super Eroi. Parteciperanno all’evento: l’U.N.IT.A.L.S.I. Lombardia, le associazioni vigevanesi di volontariato come Anffas, Aias, Fileremo, Fucina, Germogli e Quadrifogli.

A tutti i partecipanti verrà regalata una bandana colorata realizzata dalla A.S.D Escape Team e Disabili No limits, oltre ovviamente alla t-shirt celebrativa per i 10 anni della Scarapdoro, la medaglia ricordo e il pettorale.

“Correre è bello, ma quando lo si fa per solidarietà è ancora più emozionante - queste le parole di Giusy Versace - il nostro obiettivo è proprio quello di spingere più ragazzi possibile a uscire di casa e coinvolgerli nelle attività e negli sport all’aria aperta.A Vigevano ormai sono di casa - continua la Presidentedi Disabili No Limits - allo stadio ‘Dante Merlo’ mi alleno tutte le settimane per cui scendere in pista con questi ragazzi sarà un’emozione doppia!”

Tutte le informazioni sulle modalità d'iscrizione e partecipazione alla Scarpadoro Ability sono disponibili sul sito www.scarpadoro.it

Jeff Buckley: Venerdì 11 Marzo esce il disco “You and I”

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Jeff Buckley - photo by Merry Cyr
Una raccolta dei primi esperimenti in studio del cantautore statunitense riscoperti dopo 20 anni negli archivi Sony Music. Con 2 brani inediti e 8 cover, tra cui quelle di Bob Dylan, Sly & the Family Stone the Smiths, Bukka White, Led Zepplin

Venerdì 11 marzo esce “You and I” (Columbia e Legacy Recordings), una raccolta delle prime registrazioni in studio di Jeff Buckley per Columbia Records, 10 brani (cover e brani originali) riscoperti negli archivi Sony Music che, grazie al suono della sola voce del cantautore americano e della sua chitarra, ne regalano un ritratto intimo e inedito.

L’album è già disponibile in preorder su Amazon, in versione CD e in versione LP e in formato digitale su iTunes.

Il primo singolo estratto da “You and I” è disponibile in limited edition 7" col B-side dell’originale di Sly & the Family Stone.

“You and I” è un album che racconta la peculiarissima sensibilità e l’eclettismo di Jeff Buckley, sia nell’incredibile gusto musicale che nel talento. Le otto cover dell’album includono "Just Like a Woman" di Bob Dylan; "Everyday People" scritta da Sylvester Stewart e interpretata da Sly & the Family Stone; "Don't Let the Sun Catch You Cryin'" scritta da Joe Green e interpretata da Louis Jordan, Ray Charles e altri; "Calling You" scritta da Bob Telson e interpretata da Jevetta Steele per il film Bagdad Café del 1987; "The Boy with the Thorn in His Side" e "I Know It's Over" degli Smiths; "Poor Boy Long Way from Home" di Booker T. Washington "Bukka" White (da una registrazione del 1939 di John Lomax) e "Night Flight" scritta da John Paul Jones, Jimmy Page, Robert Plant e interpretata dai Led Zeppelin.

Ad impreziosire il disco nelle dieci tracce sono inclusi due brani originali inediti: la primissima versione mai pubblicata del suo classico "Grace" e "Dream of You and I", un pezzo dall’atmosfera misteriosa e intensa.

Ricorre proprio in questi giorni l’anniversario dalla sessione nello studio Shelter Island Sound di Steve Addabbo (dal 3 al 5 febbraio 1993) durante la quale vennero mixate la maggior parte delle tracce raccolte in “You and I”.

Oltre ai tradizionali formati CD e LP di “You and I”, la Columbia/Legacy Recordings pubblicherà il singolo “The Boy With The Thorn In His Side” cover degli Smiths, in limited edition 7" col B-side “If You Knew (Live At Café Sin-e, NYC)” (4:28) [già edito]. 

INTERVISTA A STEVE BERKOWITZ

Quando hai sentito parlare per la prima volta di Jeff Buckley?

Ho sentito parlare di Jeff per la prima volta da Chris Doud dei Fishbowl, mio collega quando lavoravo alla Columbia. Una volta mi disse che dovevo assolutamente ascoltare il suo compagno di stanza cantare e mi diede questa cassetta, che ho ancora, di Jeff che suona i Led Zeppelin a casa sua. Ascoltandola pensai che il ragazzo sapeva davvero cantare, e successivamente scoprii che era figlio di Tim Buckley.

Circa un anno dopo Hal Willner mi chiamò chiedendomi se avevo delle registrazioni perché voleva organizzare un tributo a Tim Buckley a Brooklyn. Io avevo quasi tutte le registrazioni di Tim e sono stato tanto fortunato da vederlo quando a 19 anni suonava il suo primo album, così prestai tutte le mie cassette. Purtroppo non fui in grado di partecipare, e solo dopo venni a sapere che per l’evento cantò anche Jeff.

Più tardi ancora lavorai di nuovo con Hal Willner a un tributo a Charles Mingues. Ci vedevamo e andavamo in giro vicino a St. Mark’s place, quando un giorno Hal mi mostrò il posto dove suonava il figlio di Tim. Entrammo in questo piccolo posto chiamato Sin-E, tutto birre e caffè, e questo ragazzetto stava suonando davanti a quattro persone e, se mi ricordo bene, la barista era Sinead O’Connor. Era strano sentire Jeff cantare come un angelo e poi guardare Sinead, che sembrava un angelo, fare i caffè. È stata una serata magica, e Jeff era incredibile.

Com’era Jeff quando suonava al Sin-E?

Le sue canzoni, e parlo in qualità di musicista, erano diverse da qualsiasi altra sia per accordi che per vocalità, tipo un’orchestra. Non potevo credere che questo ragazzo, suonando brani a caso che non erano nemmeno suoi, fosse in grado di trasformare ogni canzone in modo da farti sentire tutte le orchestrazioni che lui percepiva. Jeff non si esibiva, faceva arte. C’era qualcosa nella sua musica, nel tempo e nelle sue dinamiche che mostrava un’armonia interna mozzafiato. Pensai: sto realmente sentendo tutto questo? Tutto ciò sta uscendo davvero da un solo uomo tutto in una volta? La risposta è si. Cominciai a frequentare il posto il più spesso possibile.

Com’era Jeff quando divenne famoso? 

Lavorando nel marketing devi essere scalpitante, devi fare pressioni per avere successo con la tua band. Nessuno aveva bisogno di tutto questo per Jeff. Lui era il suo stesso motore, non c’era nessuno a promuoverlo e alla fine ha iniziato da solo ad inviare cartoline ad una sua piccola mailing list, per fare più soldi e acquisire più visibilità a New York, unico posto in cui suonava. La gente, me compreso, cominciò a volerlo mettere sotto contratto così, quando lo feci ascoltare ai miei superiori, questi ebbero la mia stessa reazione. Andarono da amici, dalla ragazza e da altri musicisti che conoscevano Jeff perché pensavano di doverlo mettere sotto contratto, e così fu.

Chi ha deciso cosa avrebbe suonato Jeff durante queste sessioni?

Fu chiaro sin da subito che se dovevamo far maturare Jeff facendogli produrre il miglior album possibile, il modo più efficace era lasciarlo fare. Era così talentuoso e aveva così tanti modi di essere, che la parte più difficile per lui - e per me, se fossi stato il Jeff Buckley 24enne che non ha ancora inciso un disco - era decidere quale Jeff Buckley essere. Il figlio di Tim? Il ragazzo della West Coast a cui piaceva il prog-rock? Quello che capiva il jazz e il blues, le canzoni popolari, l’harem - b, il reggae e l’hardcore? Che disco avrebbe dovuto fare? Ciò che lo tormentava o non riusciva a decidere, non saprei, era come doveva essere Jeff Buckley: poteva scegliere qualsiasi stile, genere, tipo di voce, l’unica cosa che rimaneva costante era il suo suonare in base a ciò che sentiva al momento. Mi piace dire che Jeff era un musicista Jazz perché faceva una cosa un giorno e quello dopo poteva sembrare completamente diversa. Aveva l’abilità di improvvisare e suonare ciò che sentiva davvero.

Dopo aver firmato il contratto però, non avendo né canzoni né demo proprio a causa di questa situazione che si era creato, Jeff non fu veloce nel registrare l’album. Tutti lo supportavano perché facesse un bel disco ma lui non riusciva a decidersi. Alla fine trovai la soluzione. Gli dissi: perché non andiamo in studio e registri qualcosa, qualsiasi cosa? Prenotammo lo studio di Steve Addabo e lì vennero fuori un po’ di canzoni. Lo convinsi a scegliere 6 o 7 pezzi da quelli registrati, in modo da dare una direzione al lavoro, e così nacque l’album, in quelle che io chiamo Addabo sessions. Per tre giorni siamo andati in studio. All’inizio Jeff non era a suo agio, probabilmente sentiva troppa pressione, così cercavamo in ogni modo di farlo rilassare, prendendo il tutto come un gioco. Era il gennaio del ’93 e, sotto contratto già da due mesi non avevamo comunque niente. Nonostante l’impazienza non potevamo fare pressione su Jeff, sapevamo che non avrebbe funzionato, alla fine per fortuna si rilassò e iniziò a suonare cose da club. Aveva un tale orecchio e il desiderio di internalizzare la musica e farne un’arte che se gli chiedevi chi erano Sly & The Family Stone lui ti diceva che sapeva chi erano, ma che non li aveva mai suonati. Questo perché quando prendeva una canzone non ne faceva una cover, ma la suonava come la percepiva in quel momento. Iniziando a caso tirava fuori un capolavoro, per poi magari dire che non gli piaceva ed abbandonarla, anche se è la stessa che stiamo ascoltando ora.

La tragedia nella sua scomparsa prematura è che c’era ancora così tanta musica che poteva fare, ed è evidente anche dalle Addabo sessions: ciò che faceva a volte era per la prima e unica volta.

Quali sono le canzoni di maggior rilevanza in questa sessione?

L’obiettivo delle Addabo sessions era creare un repertorio di contenuti e canzoni che Jeff potesse e volesse suonare regolarmente. Quando si lasciò andare creò You & I, che è una canzone su un suo sogno, fantastica. Non appena cominciava a parlartene diventava un’opera. Ciò mi porta a dire che Jeff era davvero il classico compositore: le sue produzioni non erano canzoni ma toccavano tutti gli aspetti. Modi di registrazione, suono degli strumenti, vocalità, curava tutto nei minimi dettagli e sul momento. Aveva la testa del compositore e creava le sue armonie. Non è che si sedeva dicendo “adesso scrivo una canzoncina” e You & I è un esempio di tutto questo: una storia basata su un sogno, che ha differenti tempi dentro di se, che si espande e diventa una canzone più grande, come altre all’interno di Grace. Gli ci volle un po’ per completare la sua composizione, ma era questa la parte affascinante di essere testimone di quei momenti in cui faceva uscire le sue idee.

Non è chiaro se dedicasse i suoi lavori a qualcuno o se avesse delle determinate ragioni per cantare, ciò che è certo è che i suoi erano principalmente lavori che gli saltavano in mente il giorno stesso.

Se fossimo andati 6 o 9 giorni in studio anziché 2 o 3, forse sarebbero nate altre canzoni a cui poi avrebbe continuato a pensare e, date le sua abilità pressochè illimitate nell’assimilare qualsiasi genere di musica, il disco finale sarebbe stato completamente diverso. Questo era il dna di Jeff, unito alla sua esperienza, ad una sete inesauribile per ogni tipo di musica e all’abilità di ritradurre il tutto.

Perché Jeff è venuto all’East Village?  

Venne a New York per essere se stesso e per scoprire cosa poteva fare. Voleva suonare set infiniti, per esaurire tutta la sua esperienza e il suo passato e così muovere oltre, campionando nuovi tipi di musica ed espressioni. Jeff era coinvolto in teatro e recitazione sperimentale e non era interessato a diventare una pop star, anzi lo detestava. Era disgustato quando si ritrovava nella top 100 delle persone più attraenti e faceva di tutto per evitarlo. Voleva che la musica e l’arte parlassero per lui, e il fatto che fosse bello e talentuoso, anche se non voleva, era una sua qualità. Venne a New York per capire quale Jeff Buckley essere e cosa suonare, poiché fino ad allora aveva improvvisato. Questo disco è proprio questo: prima c’era My Sweetheart the Drunk, progetto incompleto che doveva essere il secondo lavoro, poi c’è Grace, l’unico album completo, e prima ancora il lavoro intimistico per evitare le grandi etichette e la pubblicità, Sin-E. Era uno sforzo per creare un prima, per far sentire anche durante i concerti chi era per davvero. Per questo scopo prima di Sin-E c’era questo disco, Addabo sessions. Era un serbatoio di cose che voleva suonare e con cui andare contro all’industria, ma a volte anche una produzione da cui allontanarsi per concepire qualcosa di nuovo.

Com’era Jeff come persona?  

Era un’ottima persona, un caro amico, che mi manca ogni giorno. Mi piace dire che sono stato fortunato a conoscere Jeff e ad avere un rapporto con lui che si basava sul non detto, sullo sguardo, sull’intesa. Dal primo giorno siamo stati “music pals”, e parlare con lui di ogni tipo di musica era magnifico, anche se avevamo opinioni differenti.

Capiva la differenza tra una buona canzone e una ottima, e voleva che le sue fossero grandi quanto poteva esserlo lui. Ogni volta voleva essere sicuro che il suo pezzo fosse “badass”, parole sue.

Era diverso con diverse persone. Molti dicono che era un grande amico, secondo me possedeva una abilità alla Bill Clinton: quando parlavi con lui sentivi che lui stava davvero parlando con te. Aveva un’energia incredibile ed era molto divertente, probabilmente sarebbe piaciuto a persone come Jim Carrey o Robin Williams. Mi ricordo che nel ’93-94 venne a casa nostra. Dopo aver giocato con mio figlio di 4 anni ci sedemmo sul divano per vedere un cartone dei Looney Tunes, e ad un certo punto lui si mise in piedi di fianco alla tv e iniziò a scimmiottare alla perfezione i personaggi e ogni singolo suono che usciva dallo schermo. Mio figlio mi chiese perché Jeff sapeva a memoria queste cose, in non lo sapevo così rimanemmo seduti a guardarlo. Faceva così con tutto: memorizzava il pezzo per intero e sapeva esattamente cosa faceva ogni singolo strumento. Imitava addirittura i musicisti, i personaggi o i movimenti. Aveva grande passione per la musica, e fortunatamente quando suonava live non si esibiva ma era davvero lui, saliva sul palco con la sua band e faceva musica.

INTERVISTA A STEVE ADDABO

Quando hai sentito nominate Jeff Buckley per la prima volta?

Ho sentito di lui durante il suo periodo al Sin-E, poi in seguito quando Steve Berkowitz ed io abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Perché Jeff è arrivato all’East Village?

Era un posto molto accogliente e in quell’ambiente un musicista poteva sopravvivere. Gli affitti e i prezzi in generale non erano molto alti e la zona era piena di locali in cui si poteva suonare. Personalmente mi sentivo a casa li, poiché con i miei parenti ci eravamo trasferiti dall’Italia per andare a vivere proprio lì vicino.

Ci potresti descrivere St. Mark’s Place?  

St. Mark’s place era in pratica un magnete per gli Hippies e la cultura alternativa. Era la frontiera per le generazioni più giovani, il posto dove potevi suonare per strada e stare in giro fino alle tre del mattino. Era pieno di giovani alternativi, un posto dallo spirito libero.

Com’era il Sin-E?

Era un posto molto piccolo, con pochi tavoli, un coffeebar in fondo e nessun palco. Gli artisti suonavano per terra, con un microfono e due speakers. Attirava molti musicisti perché non si pagava il coperto, e in più c’erano molte belle storie su Sinead O’Connor, ormai una leggenda, che attiravano la gente.
A quel tempo era un posto da tutti i giorni: quando Jeff suonava potevi trovarci dodici persone, che era un gran numero. Se si esibiva qualcun altro potevi invece vederlo suonare la sua chitarra in disparte o girare tra i tavoli.

Com’era quando Jeff suonava al Sin-E?  

Lui semplicemente si sedeva e suonava. Sapevo che stavo guardando qualcuno di bravo ma non mi rendevo conto che avrebbe fatto parte della storia della musica. Inoltre il Sin-e non era così speciale: nessuna grande illuminazione, nessun palco, chi suonava lo faceva praticamente in mezzo ai tavoli, nello stesso posto dove tu sedevi.

Com’era Jeff come artista e come cantante?

Era come un vulcano: quasi sempre tranquillo, ma poi all’improvviso esplodeva. La sua voce aveva un range ampissimo, suonava la chitarra benissimo e il suo fraseggio era ottimo: andava da un ritmo dolce e lento al più duro e veloce, era sorprendente e non si sapeva mai cosa aspettarsi.

Mi ricordava un cavallo selvaggio ma gentile, c’era qualcosa di indomito in lui. Quando venne nel mio studio e ci guardammo negli occhi percepii un fuoco, non qualcosa che doveva essere domato ma piuttosto un’indole. Era un’artista molto forte, ma allo stesso tempo umile e genuino, ti guardava dritto negli occhi e si ricordava subito il tuo nome.

Com’era registrare con Jeff?

Dopo che firmò con Berkowitz il processo di registrazione fu molto lento. Fare qualcosa con un artista così diverso era difficile. L’idea era lasciarlo fare in una situazione che fosse confortevole, lasciargli suonare ciò che voleva, saltando da un pezzo all’altro. Volevamo ottenere un repertorio dal quale poi Berkowitz potesse partire per produrre il disco.

Il punto era vedere cosa riusciva a fare, e il risultato sono state molte cover, dei generi più disparati, ma anche molto altro. Durante queste sessioni non si sapeva cosa scegliere, cosa usare, quale sarebbe stata l’essenza di questo primo disco. Ho fatto molti primi dischi con altri artisti e posso dire che si parte sempre da qualcosa di definito, ma il lavoro di Jeff era quasi un universo espanso.

Queste sessioni erano simili a ciò che faceva al Sin-E?  

In studio speravamo di farlo sentire come davanti a una audience per fargli suonare cosa gli usciva dalla testa, senza direzionarlo in alcun modo. Lui suonava e anche durante le registrazioni si interrompeva dicendo che voleva rifare qualcosa o che voleva iniziare roba nuova. Secondo me è stato un bene per lui passare dal live allo studio perché li dentro sentiva di poter trovare il suo modo di fare musica, la sua via.

Com’era Shelter Island durante le sessioni?

É stata una registrazione molto semplice: non avevamo un granchè di strumenti, in studio non c’era un piano acustico, così io avevo messo a disposizione le mie chitarre e lui aveva portato la sua. Avevo messo in sala solo due bei microfoni. L’abbiamo semplicemente registrato live, in tutto quello che voleva fare lui, senza restrizioni.

Chi ha deciso cosa doveva suonare Jeff durante le sessioni?  

Decideva tutto lui. Noi guardavamo al catalogo e lui andava a caso dall’una all’altra, sapeva cosa doveva fare era a suo agio a saltare da una parte all’altra, non abbiamo mai cercato di organizzare niente al posto suo. D’altronde quando abbiamo preso questi tre giorni nessuno sapeva troppo della storia di Jeff, per noi era un ragazzo sconosciuto e il mio obiettivo e solo metterlo a suo agio. Sapevo che era figlio di Tim, ma lui non cercava di ricreare niente dal suo passato e a malapena conosceva il lavoro di suo padre. Fu come lavorare con un foglio bianco. Le sue dinamiche di composizione, la sua voce e chitarra erano incredibili, e ci accorgemmo subito della fortuna che avevamo a lavorare al disco di un personaggio del genere, anche se non sapevamo come far uscire un album da un repertorio simile. Uno dei periodi più magici della mia vita.

Com’era registrare con Jeff?

Sfortunatamente sulla cassetta si sentono solo le dieci canzoni del disco, e non tutto il resto. Le registrazioni arrivano a cinque ore e spero che prima o poi vengano pubblicate perché potremmo sentire un Jeff molto rilassato, che scherza, parla del più e del meno, delle persone. C’è molto di più di dieci canzoni lì dentro.

Andai a vedere chi aveva scritto quelle canzoni dopo le sessioni di registrazione e fondamentalmente erano tutti degli ottimi pezzi, scoprii che uno era di Bob Telson. Come produttore mi ritengo ignorante riguardo ai diversi tipi di musica, ma quando sentivi una canzone suonata da qualcun altro capivi come Jeff la facesse sua, tanto da sembrare che la sua esecuzione fosse l’unico modo appropriato di suonarla.

Scriveva tante canzoni a quel tempo?  

Frank Sinatra o Elvis Presley non hanno scritto gran parte delle loro canzoni. Nei primi ‘90, i tempi in cui Jeff suonava, era già passato il boom del cantautorato degli ’80.

Nei ‘90 non c’era una corrente pop o un formato definito, la maggior parte erano cover artists, e questa era la pressione più grande su Jeff. Nonostante questo quando Bob Telson ha scoperto che la sua canzone era sul disco la ascoltò e disse che era stupenda. Una ulteriore prova del talento di Jeff.

Come ha fatto Jeff Buckley a finire nel tuo studio?  

Ho incontrato Barkowitz nei ‘90 quando era produttore per la Columbia e mi coinvolse in alcun progetti. Quando si spostò alla A&R si ricordò di me per le sessions di Jeff. Lavorando entrambi per una etichetta non potevamo permetterci di rimanere su un genere solo, dovevamo diversificare, così ci trovammo per Jeff.

JEFF BUCKLEY
Hanno detto di lui…

JIMMY PAGE
“Innegabilmente questi suoi primi lavori ci fanno intravedere un genio musicale al lavoro”.

“Lui riusciva a toccare una così ampia gamma emozionale da far sue anche le canzoni di Benjamin Britten e Leonard Cohen”.

“Tecnicamente è stato uno dei migliori cantanti di quelle due decadi… Jeff Buckley è stata una delle più grandi perdite di tutti i tempi”.

STEPHEN THOMPSON
“Ci si sente come in un vero e proprio dissotterramento - qualcosa di cui vale la pena fare tesoro”.

ADELE
“Provo da sempre ad ascoltare musica che riesca a tirarmi su di morale anche se non sempre la comprendo fino in fondo. Ad esempio con Jeff Buckley. Ed è stato così per tutta la mia vita. Mi ricordo ancora il litigio con la mia migliore amica, quando avevo circa sette anni, e di come mi sono ritrovata ad ascoltare Jeff Buckley, perché mia mamma era una sua grande fan. È come se Grace fosse sempre stato intorno a me”.

BONO
“Jeff Buckley era una goccia pura in un oceano di rumore”

JEFF BECK
“La semplicità e la bellezza della voce di Jeff Buckley sono meravigliose per me. Ho sempre pensato che se fosse riuscito a fare con la mia chitarra quello che lui faceva con la voce, allora avrei potuto creare qualcosa di veramente speciale”.

BEN HARPER
“Jeff è uno dei miei cantanti e musicisti preferiti di sempre. Non ho visto un potenziale musicale così infinito in nessuno”.

ELVIS COSTELLO
“Non tutti possono cantare qualcosa che gli piace e renderlo proprio, cantare col cuore e essere curiosi verso tutti differenti tipi di musica. Il “Corpus Christi Carol” di Jeff era interpretato in un modo che glielo faceva appartenere completamente. Non avevo mai sentito prima il brano e quando ho ascoltato l’originale ho realizzato che quello che aveva fatto Jeff era ancora più straordinario. L’ha portato nel suo mondo. E questo è qualcosa che i miei musicisti preferiti riescono a fare, essere se stessi, ma usare tutta quella loro esperienza per rendere la musica ancora più bella. Jeff faceva tutto questo in modo naturale. E solo poche persone sono capaci di farlo”.

ROBERT PLANT
“Stavo suonando con Jimmy a metà degli anni ’90 e lavorando con un gruppo egiziano, quando suonammo a un festival in Svizzera, dove si sarebbe esibito anche Jeff Buckley. Andammo a vederlo e fu un’esperienza straordinaria. La sua voce era spettacolare. E c’era così tanta passione.”

ANN POWERS
“La musica di Buckley vede in primo piano il processo creativo e questo processo è pienamente integrato con i testi che lui ha scritto con attenzione, fondendosi eroticamente con essi, dandogli non solo nuova vita ma nuova forma, un nuovo corpo”.

ELISABETH FRASER
“ ‘Grace’ mi fa letteralmente accapponare la pelle. Quando l’ho ascoltato per la prima volta ho avuto le vampate, nessuna musica mi aveva fatto questo prima”.

EDDIE VEDDER
“Ero con Jeff una volta, eravamo seduti, stavamo parlavamo e suonando insieme e lui ha fatto questa versione di “Indifference” per me… Non me la dimenticherò mai…ero senza parole, è stato uno dei momenti più indimenticabili della mia vita. Vorrei solo averlo visto di più”.

JOAN OSBORNE
“C’è stato un periodo in cui non passava giorno senza che io avessi ascoltato per tre o quattro volte “Halleluja”. Lui aveva una voce su un milione e uno stile di chitarra emozionalmente profondo”.

CHRIS CORNELL
“Jeff era un cantante straordinario ed è destinato ad essere l’artista più importante nella vita di così tante persone. Jeff ispirava ad espandere il proprio modo di pensare a se stessi e alla musica”.

“YOU AND I” di JEFF BUCKLEY
Note di copertina

Il processo di gestione dell’eredità musicale di musicisti scomparsi e la pressione che si vive nell’esserne il curatore non assomigliano per nulla a quanto accadrebbe se l’artista fosse ancora vivo. Niente. Nulla nel contratto di registrazione di un artista dice: "Se l'artista muore, il controllo passerà a sua madre", e questo riguarda anche il contratto firmato da Jeff. Eppure, negli ultimi 18 anni, ho avuto lo straordinario privilegio di avere il ruolo di produttrice per ognuna delle sue uscite postume. È stato un misto di desiderio, timore e senso del dovere che ho messo in gioco per contribuire a creare progetti che onorassero la suprema arte di Jeff e preservassero la sua autenticità.

L'elenco completo delle tracce registrate da Jeff riempie un faldone conservato negli archivi della Columbia. Ha registrato prove ed esercizi. Ci sono programmi radiofonici, brani scartati e demo, la stragrande maggioranza dei quali sono ripetitivi, incompleti o comunque "non pronti per il pubblico". Nel 1998 abbiamo provato a valutare il materiale per decidere quale sarebbe stata la prima versione postuma. I chilometri di nastro con queste registrazioni ci hanno fatto scoprire alcune gemme tra tutto il materiale disponibile. Ero pronta a prendere in considerazione di fare qualsiasi cosa per far uscire il lavoro su cui Jeff aveva messo tanto del suo cuore e della sua anima proprio prima della sua morte. Così portai avanti la preparazione della pubblicazione del doppio CD "Sketches for My Sweetheart the Drunk".

Nel 1998, dopo la scomparsa di Jeff la mia prima richiesta in merito ai progetti postumi è stata: "Le registrazioni che abbiamo sono le vere reliquie di Jeff. Dobbiamo trattarle come tratteremmo il suo corpo per la sepoltura, no make up, no abito di Armani, lasciare lo smalto verde sull’unghia dell’alluce, e non tagliare o pettinare i capelli". Con mio estremo sollievo e gratitudine, credo che siamo stati in grado di raggiungere con fervore l'essenza di questa metafora nel corso degli anni, e ancor di più con questo particolare progetto.

Questa volta abbiamo pensato che sarebbe stato bello raccogliere alcune delle registrazioni demo che Jeff ha fatto subito dopo aver firmato con l'etichetta. Questo repertorio, per quanto era ampio e profondo, si è dimostrato all'altezza dei suoi "cafe days" [Il periodo in cui suonava al Sin-è dell’East Village di New York, Nrd]. Doveva tenersi il suo pubblico notte dopo notte, settimana dopo settimana, così ha condito la sua scaletta con innumerevoli brani “vecchi ma buoni”. Si è messo alla prova con canzoni che hanno reso popolare tutta una serie di artisti indietro nel tempo fino a Robert Johnson, e con diversi generi da Broadway al pop, dal jazz al rock, e tutto ciò che è nel mezzo. Tutto quello che si doveva fare era farlo entrare in un ottimo studio con un buon tecnico al mixer, accendere il microfono e avviare la registrazione. Oro.

Queste registrazioni sono inalterate e inedite. Chiudete gli occhi, alzate il volume o mettete il vostro auricolare. Siete solo voi, lui e i ragazzi della sala di registrazione. Godetevela.

MARY GUIBERT

E' nato il Coordinamento PD del Delta del Po

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Giovedì 3 marzo si è costituito presso la sede del PD di Porto Viro, alla presenza del Consigliere Regionale Graziano Azzalin, il “ Coordinamento del PD del Delta del Po” con la presenza dei Segretari dei Comuni di Adria(Sandro Spinello), Ariano nelPolesine (Stefano Bucci), Corbola(Roberto Crepaldi), Loreo (Luca Chiarello), Papozze (Pier Luigi Mosca), Porto Tolle (Massimino Zaninello), Porto Viro (Mattia Andrioli), Rosolina (Massimo Mantoan), Taglio di Po (Marco Ruzza).
La prima iniziativa è stata quella di organizzare una serie d’iniziative nei vari comuni, alla presenza d’importanti personalità politiche, amministrative e tecniche per sostenere il SI nel referendum del 17 aprile prossimo con lo scopo di abrogare la norma che al momento consente di estrarre gas e petrolio senza limiti di tempo. L’obiettivo della consultazione è di far si che il divieto di estrazione entro le dodici miglia marine sia assoluto. Qual ora però non si raggiungesse il quorum previsto (perché il referendum sia valido, devono votare il 50% più uno degli aventi diritto al voto), il Parlamento potrebbe fare ciò che vuole; anche prevedere che si torni a cercare ed estrarre gas e petrolio ovunque.
Senza indugi il Coordinamento ha espresso la sua contrarietà alla ricerca e all’estrazione d’idrocarburi non solo per l’impatto sulla vita del mare e per le gravi ripercussioni sull’economia turistica e della pesca ma per evitare le conseguenze della subsidenza, un’esperienza che con l’estrazione del metano dagli anni ‘30 al 1954 produsse un abbassamento del territorio polesano e della laguna veneta e portando una riduzione della difesa dal mare, di cui ancora si pagano le conseguenze in termini d’investimenti e manutenzioni, ed enormi sforzi economici da parte dei Consorzi di Bonifica per mantenere l’equilibrio del territorio.
La storia ha insegnato che nonostante che nel 1963 le estrazioni di metano fossero definitivamente sospese le conseguenze del fenomeno con si fermano e fino al 1980(17 anni dopo il fermo estrattivo)gli abbassamenti superano i 3 metri, oltre a una“coda” della subsidenza del periodo 1983-2008,individuata dagli studidell’università di Padova, che ha raggiunto i 50 cmnella zona meridionale del Delta del Po.
Nonostante che la grande responsabilità del coordinamento del PD del Delta del Po, nel sostenere la consultazione referendaria come strumento di espressione popolare, assieme alla volontà di attivare la sua organizzazione territoriale a sostegno del SI, con lo scopo di porre fine alle trivellazioni, si sono affrontate le considerazioni economiche ed energetiche delle attuale attività estrattive nell’Adriatico: risultate irrilevanti rispetto all’interesse di difendere il mare, la costa, la pesca, il turismo e il territorio Deltizio.
Per approfondire, informare, promuovere e confrontarsi con i cittadini è stato stilato un primo calendario degli incontri:
Adria venerdì 11 marzo ore 21 Sala Cordella Corso Vittorio Emanuele II
Taglio di Po venerdì 18 marzo ore 21 sala conferenze vicolo Oroboni
Porto Tolle venerdì 1 aprile ore 21 sala della Musica via U. Giordano (Cà Tiepolo)
Ariano nel Polesinemercoledì 6 aprile sala polivalente via Verdi
Porto Virovenerdì 8 aprile sala Eracle Corso Risorgimento

La riunione si è poi protratta per l’analisi delle iniziative organizzative del coordinamento come una nuova forte entità politica capace di fare massa critica su importanti problemi del territorio Deltizio ma anche per analizzare tutte le potenziali attività per lo sviluppo socio economico dei comuni del Parco del Delta del Po.

Bonifacio Vincenzi ricorda i ragazzi del Bataclan

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“Bataclan - si legge in una nota dell’editore LietoColle che presenta il nuovo libro di poesie di Bonifacio Vincenzi che si intitola, appunto, Bataclan - è un nome venuto a tatuarsi proprio malgrado nella coscienza del mondo, un mondo che rischia però - per memoria corta ed eccesso di informazione - di dimenticare in fretta i fatti e le ragioni. Bonifacio Vincenzi è qui a ricordarci - fuori dalla cronaca e dalla retorica dei coccodrilli - che una parte di noi è morta con i ragazzi del Bataclan, che una quota dei nostri giorni paga - che Bataclan resti o non resti coscientemente e consapevolmente presente nel pensiero - il debito di ciò che siamo diventati, di ciò che i morti di Parigi non hanno avuto modo di diventare.

Bonifacio ricorda senza paura di tremare, riportando le lancette dell’emozione al tempo dei corpi appesi alle finestre, delle armi inceppate che hanno graziato alcuni e delle armi che hanno cantato la morte di altri. Bonifacio ricorda storie collettive e individuali, riconducendo a verità i fatti non per ciò che sono stati, ma per quanto hanno simbolicamente rappresentato.

Con un’epigrafe che vale erga omnes: “Per loro e per tutti gli anni / che chiederanno conto al tempo / sarà primavera in novembre”.”

Bataclan è diviso in quattro sezioni: “Un attimo prima degli spari”; “Vittime”; “Il sorriso di Marie” (questa sezione è interamente dedicata a Marie Lausch morta al Bataclan insieme al ragazzo); “L’abitudine della vita”.

E proprio dalla sezione “Il sorriso di Marie” vale la pena leggere questa poesia perché è davvero molto bella:

Chi ti cerca sono le stelle cadenti
dei tuoi desideri, chi ti cerca è la strada
dove sei passata, le canzoni che nel cuore
hai cantato. Ora vai per albe
e gocce di rugiada, sbocci con i fiori
a primavera, sanno poco di te gli anni
che ti hanno strappato ma c’è,
in questa città, come una voce di gloria
nel vagito di ogni nuova vita, parla
di te e dell’orgoglio di nascere francesi.

Per la prima volta a Vicenza i Dewey Dell, seconda generazione della Socìetas Raffaello Sanzio

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Venerdì 11 marzo al Teatro Astra l’innovativo gruppo di rilievo internazionale con “Marzo”, la sua ultima, fantascientifica creazione. Scenario post-atomico e immaginario manga per un racconto per immagini attraverso la danza.

(Vicenza, 04.03.2016) Sono i figli (d’arte ma non solo) della Socìetas Raffaello Sanzio, la compagnia più visionaria del panorama teatrale nazionale e internazionale, punta di diamante della ricerca dagli fin dagli anni ‘80: sono iDewey Dell, uno tra i più innovativi gruppi italiani, impegnati in un personalissimo percorso di ricerca tra la danza, il teatro e la musica, con performance ospitate in tutta Europa oltre che nei principali festival nazionali.

Per la prima volta a Vicenza, la compagnia presenterà venerdì 11 marzo(ore 21) al Teatro Astra la loro ultima, fantascientifica creazione, “MARZO”, all’interno di “Terrestri 15/16”, la rassegna del contemporaneo curata da La Piccionaia Centrodi Produzione Teatrale per il Comune di Vicenza. Una performance che, dalla prima mondiale a Graz nel 2013, ha conquistato i palcoscenici di mezzo mondo - da Parigi a Berlino, da Mosca e San Pietroburgo a Milano e Roma, dalla Norvegia all’Australia, passando per la Biennale Danza di Venezia nel 2014.

Lo spettacolo è un racconto per immagini che utilizza i linguaggi della danza e della musica elettronica, in uno scenario post-atomico all’interno di un immaginario manga. La performance nasce infatti dall’incontro della compagnia con due importanti artisti giapponesi, il fumettista e artista visivoYuichi Yokoyama (creatore dei costumi dello spettacolo) e il drammaturgo e direttore teatrale Kuro Tanino. Grazie anche a queste prestigiose collaborazioni, nello spettacolo sono confluite le mille diramazioni della produzione di anime e videogame, fino al moderno brand design, come echi della più antica tradizione artistica del lontano Oriente e del suo teatro. Per questo l’evento all’Astra aprirà il festival organizzato dall’Associazione Ukigumo “Haru no Kaze - Vento di primavera - il Giappone a Vicenza” ed è inserito anche nel progetto di coordinamento della danza tra i teatri vicentiniCorpo a Corpo - connessioni oltre il movimento. Prevendite anche presso il negozio di fumetti Dominio (Via Gorizia 1/a).

I Dewey Dell, il cui nome è un omaggio a Faulkner e alla giovane ragazza di “Mentre Morivo”, sono un giovane collettivo formato da Agata, Demetrio e Teodora Castellucci - figli dei leggendari Romeo Castellucci e Chiara Guidi, fondatori della Socìetas Raffaello Sanzio – e da Eugenio Resta. Nata nel 2007 a Cesena, la compagnia è attualmente divisa tra la città romagnola e Berlino, dove sviluppa le sue creazioni legate alla danza, che coinvolgono però forme d’arte tra loro diverse, in sintonia con l’idea di teatro come totalità delle arti che da sempre contraddistingue il lavoro della Socìetas. La nuova generazione unisce infatti quattro artisti con attitudini e talenti attinenti ad ambiti diversi, ma che creano in maniera collettiva: Teodora è autrice delle coreografie, Agata la assiste e insieme a lei danza, Demetriocon il suo progetto Black Fanfare compone le musiche ed Eugenio si occupa degli allestimenti e del disegno delle luci. Così, anche “MARZO” è una creatura collettiva dei quattro giovani. In scena, Agata, Teodora ed Eugenio, insieme con Enrico Ticconi.

Ma perché “MARZO”? “Sin dai tempi antichi - raccontano i Dewey Dell - marzo è sempre stato considerato il mese della guerra; l'Inverno svanisce e lo sbocciare della Primavera segna il momento di tornare a combattere. Lo scenario è quello di un enorme cratere causato dall'impatto di un meteorite milioni di anni fa, in un pianeta lontano dal nostro e abitato alcune persone. Come microbi colti dall'occhio di un microscopio, o come pianeti colti da un telescopio, noi osserviamo questi corpi vivere un dramma che sembra contenere tutta l'offesa che il luogo ha subito millenni di anni prima”.

L’evento è realizzato con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Circuito Teatrale Arteven e Askoll.

Biglietti: intero 15 euro, ridotto 12 euro, ridotto gruppi (10 persone) e iscritti alle attività del festival Haru no Kaze € 10, ridotto scuole superiori € 9. Per gli abbonati dei teatri Comunale e Bixio (Corpo a Corpo) e gli associati al negozio Dominio ridotto speciale € 7 (per i cosplayer e i gruppi di gioco € 5).

Informazioni: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 - Vicenza; 
telefono 0444 323725, info@teatroastra.it, www.teatroastra.it 

Notre Dame de Paris torna a incantare il pubblico italiano: Interviste con Giò di Tonno e Lola Ponce

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A cura di Francesca Monti

Sono passati 11 anni dal giorno del suo debutto al Palais des Congrès di Parigi, il 16 settembre 1998, eppure “Notre Dame de Paris” non ha mai smesso di incantare il pubblico di ogni età, anche grazie alle musiche, firmate da Riccardo Cocciante, e alle parole scritte da Luc Plamondon e, nella versione Italiana, da Pasquale Panella. La trama, tratta dal classico di Victor Hugo, racconta una delle storie d’amore più complesse e romantiche mai raccontate nella storia della letteratura.

Notre Dame de Parisè stata rappresentata non solo in Italia e in Francia, ma anche in Inghilterra, Svizzera, Russia, Cina, Giappone, Corea, Canada, e in decine di altri paesi, riscuotendo ovunque un record di presenze di pubblico senza precedenti.
Dopo quasi mille repliche da oggi 3 marzo, Notre Dame de Paris riparte da Milano, dal Teatro Linear4Ciak per poi toccare diverse città d’Italia, prima di concludersi nella suggestiva cornice dell’Arena di Verona il 4 settembre. Protagonista sarà il cast originale, composto da Lola Ponce (Esmeralda), Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo), Leonardo Di Minno (Clopin), Matteo Setti (Gringoire), Graziano Galatone (Febo) e Tania Tuccinardi (Fiordaliso) e altri 30 performer. Durante la tournée, verrà selezionato un nuovo cast, destinato a raccogliere l’eredità del primo e continuare un’avventura mondiale da oltre 4mila repliche e 2,5 milioni di spettatori. La produzione è di David Zard (regia Gilles Maheu, coreografie Martino Müller, costumi Fred Sathal, scene Christian Rätz).

Ieri il produttore David Zard, Riccardo Cocciante e il cast dell’opera hanno incontrato la stampa.

“In Italia Notre Dame de Paris credo abbia aperto un filone. Quando abbiamo annunciato la ripresa del musical con il cast originale è stato subito un grande successo. Credo che Notre Dame de Paris sia un musical in cui la musica, le parole, l’interpretazione, le coreografie hanno il sapore di un’opera. All’inizio non avevamo ballerini e abbiamo dovuto reclutarli per il mondo, oggi invece abbiamo un corpo di ballo italiano che lavora con le altre compagnie all’estero. L’arte dovrebbe avere la funzione di creare posti di lavoro, dobbiamo dare ai giovani la possibilità di lavorare, di imparare a fare questo mestiere”, ha esordito David Zard, che poi ha lasciato la parola a Riccardo Cocciante: “Innanzitutto devo ringraziare chi ha scritto quest’opera con me, quindi Panella e Plamondon. Con Notre Dame de Paris abbiamo introdotto un nuovo modo di fare il musical e questo è piaciuto non solo in Italia ma anche negli altri Paesi in cui è stato messo in scena. Per me non è un musical, ma piuttosto un’opera popolare, anche per la difficoltà del canto e della melodia. Dopo quattro anni di assenza dalle scene, abbiamo deciso di riportare a teatro Notre Dame de Paris perché abbiamo pensato che sarebbe stato bello rivedere quei personaggi. Ho ritrovato gli attori del cast originale ancora più bravi della prima volta. In questa nuova versione abbiamo apportato delle modifiche nei costumi, molto più colorati, abbiamo inoltre lavorato sulle luci e sui particolari”. Il cantautore ha poi raccontato com’è nato Notre Dame de Paris: “Volevo realizzare un'opera che si richiamasse alla tradizione italiana. Volevo un'opera con armonie tipicamente mie e, soprattutto, il cosiddetto bel canto: da cantautore, ho sempre pensato che cantare significasse mettersi a nudo, urlare la propria anima. Lo stesso chiedo a questi interpreti. Scrivo tutti i giorni in diversi settori, i pezzi più belli sono quelli che arrivano in libertà. In futuro mi piacerebbe fare un’opera lirica”.

Lola Ponce torna a interpretare il ruolo di Esmeralda: “Quando ho ricevuto la chiamata di Riccardo Cocciante stavo incidendo canzoni. È stato un fulmine a ciel sereno, ma dopo un attimo ho detto sì”.

Giò Di Tonno sarà nuovamente il gobbo Quasimodo: “Per anni ho dato tanto a Notre Dame. Io, Lola e gli altri abbiamo realizzato più di 600 repliche insieme. A un certo punto mi sentivo svuotato: non volevo tornare a fare il Gobbo, per timore di essere la caricatura di me stesso. Oggi ho un nuovo entusiasmo, e sento la stessa sensazione nei miei compagni”.

Vittorio Matteucci torna a vestire i panni del giudice Frollo: “Sono affezionato a Frollo, e sono contento di ritrovare i miei amici”. Graziano Galatone (Febo) ha detto: “Faccio i musical da 15 anni, nel tempo sono cresciuto, ho preso parte alla tournée del 2008-09 e sono super onorato di rivivere sul palco questa forte emozione e di lavorare di nuovo insieme ai miei colleghi”.

Leonardo Di Minno (Clopin) e Matteo Setti (Gringoire) hanno parlato di “un’alchimia speciale tra noi attori, siamo cresciuti, abbiamo un rapporto sincero, diretto”, mentre la new entry Tania Tuccinardi (Fiordaliso) si è detta “entusiasta di tornare a lavorare con Cocciante, dopo varie esperienze teatrali e di poter apprendere nuove cose dai miei colleghi”.

Questo il calendario ufficiale:
o        Milano – Teatro Linear4Ciak – dal 3 marzo
o        Trieste – Politeama Rossetti – dal 6 al 10 aprile
o        Bari – PalaFlorio – dal 14 al 17 aprile
o        Napoli – Teatro Palapartenope – dal 21 al 24 aprile
o        Firenze – Mandela Forum – dal 12 al 15 maggio
o        Torino – PalaAlpitour – dal 19 al 22 maggio
o        Pesaro – Adriatic Arena – dal 26 al 29 maggio
o        Roma – Il Centrale Live – dal 9 giugno
o        Palermo – Teatro di Verdura – dal 16 al 19 luglio
o        Catania – Villa Bellini – agosto
o        Torre del Lago – Gran Teatro all’Aperto Giacomo Puccini – dal 15 al 19 agosto
o        Chieti – Anfiteatro La Civitella– dal 24 al 27 agosto
o        Verona – Arena di Verona – dal 1° settembre
NOTRE DAME DE PARIS: INTERVISTA CON GIO’ DI TONNO
di Francesca Monti
A margine della presentazione alla stampa di “Notre Dame de Paris” abbiamo incontrato Giò Di Tonno, bravissimo cantautore e attore, e abbiamo parlato con lui delle sue emozioni nel tornare ad interpretare Quasimodo dopo tanti anni e del segreto del successo di questa commedia musicale.
Giò, dopo quasi dieci anni torni a interpretare Quasimodo. Quali sono le sensazioni che stai vivendo a poche ore dal debutto?
“Sento una grande emozione. Cosa mi ha spinto a tornare nei panni di Quasimodo? L’amore per questo spettacolo. Quando ami una cosa così tanto puoi pensare di riavvicinarti a lei solo dando tutto te stesso. In passato questa fiammella non si è mai spenta, è sempre stata un ricordo, l’ho vissuta con nostalgia, ma non avrei mai rifatto “Notre Dame de Paris” se non avessi sentito quel richiamo. Invece l’ho sentito ed è sincero, perché magari uno può pensare che dietro ci sia il business, il lavoro, invece no, per fortuna in questi anni il lavoro non mi è mai mancato, mi sono reinventato, ma c’era una voglia comune di rifare il musical e lo avrei fatto solo con i miei colleghi storici perché sappiamo cosa possiamo dare tutti insieme, qual è il valore della nostra unione, e adesso siamo qua”.
Quale pensi sia il segreto dell’immenso successo di “Notre Dame de Paris”?
“Ci sono tanti ingredienti che funzionano a meraviglia, iniziando dalla musica, dalle canzoni che sono bellissime, note e parole sono tra le migliori della storia, passando per la scelta giusta dei personaggi, delle vocalità, la cura maniacale da parte di Riccardo che andava oltre l’aspetto tecnico-artistico. Lui parla spesso di anima perché questo spettacolo può essere interpretato se si canta con l’anima, bisogna avere delle caratteristiche particolari, non basta avere una bella voce, perché lo riscontri sul palco, in tanti hanno cantato Notre Dame e qualche volta l’operazione è riuscita, altre meno, perché a volte c’è questo valore aggiunto, questo fuoco in più, è una questione di magia, di alchimia. Spesso qualcuno fa i provini e non viene preso e si lamenta, ma non è questione di essere più o meno bravi ma di essere adatti al ruolo, a quello che l’autore cerca. Nel nostro caso c’è stata una magia iniziale tanti anni fa e poi ha influito anche il contesto storico, nel senso che Notre Dame è arrivato in un periodo in cui si sentiva l’esigenza di rispecchiarsi in una storia così importante, sono quelle alchimie che a volte accadono e rimangono nel tempo”.
In questi anni hai fatto tante esperienze diverse, dalla vittoria al Festival di Sanremo 2008 in coppia con Lola Ponce con il brano “Colpo di fulmine (scritto da Gianna Nannini) a “Tale e Quale Show”. Come sei cambiato in questi anni e quanto hanno influito questi lavori nella preparazione del nuovo “Notre Dame de Paris”?
“Tanto, in tutto quello che ho fatto ho messo dedizione, impegno, anche un programma come Tale e Quale show dove c’è un aspetto più ludico e divertente l’ho preso molto seriamente. Il lavoro che c’è dietro queste esperienze ti fa crescere, ti matura e quando affronti le cose lo fai con un background, con una consapevolezza maggiore di quello che sei e che puoi dare. Adesso sto cercando di mettere il frutto di questo lavoro nel nuovo Notre Dame per non scadere nei clichè, per evitare confronti, è ovvio che non siamo quelli di 15 anni fa perché la voce cambia, cambia il fisico però sarà bello riscoprire i personaggi diversi, leggerli in una chiave differente. Noi artisti lo abbiamo fatto e speriamo che lo faccia anche il pubblico”.

NOTRE DAME DE PARIS: INTERVISTA CON LOLA PONCE
A margine della presentazione alla stampa di “Notre Dame de Paris” abbiamo incontrato Lola Ponce, affascinante attrice, modella e cantante argentina, dotata di una bellissima voce, e abbiamo parlato con lei delle sensazioni che sta vivendo a poche ore dal debutto e delle caratteristiche che le piacciono maggiormente del suo personaggio, Esmeralda.
Lola, torni a interpretare Esmeralda. Quali sono le emozioni che stai vivendo a poche ore dal debutto?
“Il cuore è come se volasse, la mia anima è come se uscisse dal corpo. E’ un’emozione inspiegabile e non vedo l’ora di avere il pubblico di fronte, un pubblico che è cambiato insieme a me, quindi è come ritrovare un grande amore, già posso immaginare i brividi che avrò salendo sul palco”.
Nel corso di questi anni hai fatto tante esperienze diverse e sei diventata mamma di due bimbe. Quanto ti senti cambiata?
“A livello emozionale sono rimasta la stessa, adesso sono Esmeralda mamma, con due bambine, due Esmeraldine, che mi danno questa gioia di vivere che traspare ancora più di prima dal mio personaggio. Sto con le mie figlie tutto il giorno e mi trovo a giocare con loro, quella è l’essenza della vita, l’amore del mio compagno e le mie due bimbe sono arrivate nel momento giusto, tutto si incastrava alla perfezione. Tra noi attori di Notre Dame de Paris c’è un’alchimia perfetta, le sensazioni sono sempre le stesse. Oggi sarà l’ora della verità, ma abbiamo avuto un allenamento molto rock, con Riccardo e con i coreografi originali, quelli che hanno scritto l’opera. Siamo fortissimi, allenati, spero che riusciremo a trasmettere questa energia al pubblico”.
Quali sono le caratteristiche di Esmeralda che ti piacciono di più?
“La sua energia, è qualcosa che brucia, dove passa Esmeralda si accende la fiamma, perché lei è passione, libertà, la purezza dei sentimenti, è magia. C’è un po’ di Esmeralda in ognuna di noi, penso che l’essenza di ogni donna viva in lei, fa girare la testa agli uomini ma è tanto amata e rispettata dalle donne perché è vera, ha sentimenti nobili, puri, ed è molto selvaggia”.

Treviso Pride 2016: Al Teatro del Pane “Il Vizietto” fa di nuovo sold out…

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8 repliche tutte esaurite, più di 800 spettatori, un successo nato dal passaparola. Gli altri spettacoli della stagione teatrale inseriti nel calendario Treviso Pride 2016: “Peli” di Carlotta Corradi e “Aspettando Godrò” di Mikamale Teatro

Questa settimana, tra gli eventi in scaletta, nello spazio teatrale di via Fontane 91 a Villorba (TV), ritorna lo spettacolo "Il vizietto", una delle nuove produzioni della stagione 2015-2016 del Teatro del Pane, spettacolo la cui ideazione e regia è di Mirko Artuso, inserito anche nel calendario Treviso Pride 2016. Dopo le date del 5-6-26 febbraio e quelle del 2015, arriva alla 8° replica e di nuovo segna il tutto esaurito. Più di 800 spettatori, un successo nato dal passaparola che oggi segna più che mai un caso importante, uno spettacolo teatrale che conquista sempre di più il pubblico in ogni sua rappresentazione. Grande soddisfazione da parte del regista, nonché direttore artistico del Teatro del Pane, Mirko Artuso, e dei suoi protagonisti, gli strabilianti ed amatissimi Papu, per una mise en scène a tutto campo, in cui il pubblico fa parte della scena ed è attorniato dagli attori.

Il duo dei friulani Appi-Besa, in arte I Papu, reinterpreta sul palcoscenico trevigiano "La cage aux folles", la pièce di Jean Poiret messa in scena nel 1973 e poi adattata per il cinema nel memorabile film di Édouard Molinaro con Ugo Tognazzi e Michel Serrault (1978). Andrea Appi e Ramiro Besa vestiranno i ruoli di Renato e Albin, una coppia che da vent'anni gestisce un locale a Saint Tropez: Albin, en travesti, è anche la stella di punta del locale, conosciuto dal pubblico con il nome di Zazà. E dalla versione cinematografica nascono allestimento e regia di Mirko Artuso. Insieme ai Papu sul palco ci sono: Alberto Moscatelli, Silvia Boccacin, Simonetta Barbon, Valentina Beraldo, Nicolò Gasparetto, Graziella Bilardi.

“Negli ultimi anni - racconta Mirko Artuso, art director del Teatro del Pane - ho avuto modo di lavorare in più occasioni a stretto contatto con Appi e Besa e si potrebbe dire che sono “una coppia di fatto” perché hanno costruito una carriera trentennale anche attraverso la grande sensibilità nel dirsi le cose, così da continuare assieme come coppia lavorativa. Loro nei panni dei meravigliosi Tognazzi-Serault del film non potevano che essere perfetti." Si ride, senza vergogna, e ci si diverte senza complessi di colpa per il tema, tale è la leggerezza di mano e l'affettuosità di sguardo con cui è trattata la storia. Ma "Il vizietto"è soprattutto l'apoteosi di due interpreti: il finissimo Andrea Appi, scatenato in un gioco d’isteria-malinconia che dà spessore umano a un personaggio tradizionalmente votato al macchiettismo, e il sornione Ramiro Besa che si confronta con un soggetto articolato e complesso, guidati dalla sapiente mano del regista Mirko Artuso. Tutto questo accompagnato dalla ormai collaudata formula scenica del Teatro del Pane e, coerentemente con le precedenti produzioni, dal forte connubio fra spettacolo e cena”.

E il tema è anche di grande attualità, e pensare che il film è del 1978, e proprio di questi tempi il dibattito sulle Unioni Civili ha tenuto banco per molte settimane. Uno spettacolo quello proposto da Artuso che va a scardinare gli stereotipi, e il riconoscimento di questo lavoro arriva pure dall'inserimento de "Il Vizietto", all'interno del Treviso Pride 2016, con cui la collaborazione continua, sempre a marzo e poi ad aprile con altri spettacoli. 

Si proseguirà, infatti, venerdì 11 marzo con lo spettacolo“Peli” di Carlotta Corradi, interpretato da Alex Cendron e Alessandro Riceci, regia di Veronica Cruciani. Una commedia i cui ruoli di Melania e Rossella sono brillantemente affidati ad attori di sesso maschile. Lo spostamento dell’identità di genere, con la naturale forzatura espressiva che comunque comporta, il trucco, il travestimento, l’ostentazione di atteggiamenti femminili sono d’altronde, nella metafora teatrale, il passaggio indispensabile per approdare alla sincerità reciproca rivendicata da Melania, cui si può solo pervenire attraverso un emblematico denudamento. Al culmine dello scontro, infatti, le due si insultano, si malmenano, si rotolano a terra, lottando fisicamente, come maschi. Si strappano di dosso gli abiti e le parrucche, e, ritrovando la propria autentica fisionomia, scoprono anche la possibilità di comunicarsi apertamente quell’intimità in precedenza negata.

 Mentre l’8 aprile la rassegna teatrale patrocinata dal Treviso Pride 2016 al Teatro del Pane continua con "Aspettando Godrò" di Mikamale Teatro, di e con Mikaela Cappucci. Protagonista dello spettacolo è la dottora Dolores de Imenez, terapeuta argentina specializzata in "Parodia Corporea" titolare del Corso di Studi in Teoria e Tecnica del Cambiamento presso l'Università di Buenos Aires. Con la sua terapia interattiva la dottora si propone di guarire le numerose e disperate pazienti bloccate da reumatismi patriarcali, chiazze di eterosessualità indotta e insospettabili "schifofrenie patatoniche". Cercando di rimuovere i sintomi della repressione sociale combatte paure e incubi prodotti dalla patologizzazione istituzionalizzata del corpo della donna, mettendo a nudo la misoginia e l'androcentrismo delle terapie tradizionali.

“Nell’intrecciare importanti e fattive collaborazioni con le associazioni e le realtà culturali e di promozione sociale del capoluogo e della Marca, quella con il Teatro del Pane è una delle più rilevanti - afferma Antonio Monda, presidente Comitato Treviso Pride 2016 - non solo “Il Vizietto”, altri come “Peli” e “Aspettando Godrò” saranno gli appuntamenti del centro culturale di Fontane di Villorba (TV) che rientreranno nel calendario Treviso Pride 2016. Un’immersione nel mondo del teatro per affrontare, anche in chiave comica ma non solo, le tematiche lgbt e avvicinarle ai trevigiani”.

Il Teatro degli Orrori stasera in concerto a Roncade: Intervista con Gionata Mirai

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di Francesca Monti
Questa sera, 4 marzo, al New Age Club di Roncade (Tv) arriva in tour Il Teatro degli Orrori, band composta da Francesco Valente (batteria e percussioni), Giulio Ragno Favero (basso elettrico), Gionata Mirai (chitarra elettrica), Pierpaolo Capovilla (voce), Kole Laca (tastiere elettroniche) e Marcello Batelli (chitarra elettrica), che accenderà il pubblico con la sua trascinante energia e la sua splendida musica rock.
Pochi mesi fa è uscito “Il Teatro degli Orrori” (La Tempesta), quarto album di studio del gruppo dopo “Dell'impero delle tenebre” (2007), “A sangue freddo” (2009), “Il mondo nuovo” (2012). Un disco pensato per essere suonato live, la dimensione naturale de Il Teatro degli Orrori, e composto da dodici tracce che dipingono l’affresco di un’Italia allo sfacelo con disarmante ironia e il consueto sarcasmo. Un viaggio nella società italiana affrontato con la rabbia viscerale e lo struggente disincanto che contraddistinguono la band.
Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con il chitarrista Gionata Mirai (grazie a Nora Bentivoglio) e abbiamo parlato con lui del nuovo disco “Il Teatro degli Orrori” e del tour che, dopo Roncade, nei prossimi giorni toccherà altre importanti città italiane (5 marzo - Sonar live - Colle Val d’Elsa (Si), 11 marzo - sPAZIO211 – Torino, 23 marzo - Teatro Auditorium Unical - Rende (Cs), 24 marzo - I Candelai – Palermo, 25 marzo - Retronouveau – Messina, 26 marzo - Barbara Disco Lab – Catania, 30 marzo - Alcatraz – Milano, 2 aprile - Capanno Black Out – Prato, 23 aprile - Supernova – Genova). 
Gionata, il vostro nuovo disco “Il Teatro degli Orrori” rappresenta una sorta di nuovo punto di partenza per la vostra band. Com’è nato questo progetto?
“Dopo “Il mondo nuovo” del 2012 e la fine del tour siamo stati fermi un anno e abbiamo avuto modo di maturare tutti e sei a distanza, noi quattro più i due nuovi Kole Laca e Marcello Battelli che si sono aggiunti già a partire dal vecchio tour e in questo disco hanno collaborato anche alla stesura dei testi. Abbiamo maturato l’idea di quello che doveva essere il nuovo disco e quando ci siamo trovati per realizzarlo, eravamo d’accordo sul voler creare un lavoro più diretto, più facile anche a livello dialettico. Abbiamo spinto Pierpaolo ad essere il più diretto possibile e anche noi musicisti abbiamo cercato di far sì che fosse di facile ascolto, nonostante sia un disco rock. Quindi ci siamo trovati a voler far questo disco così come è uscito, molte canzoni sono nate in sala prove, in pochissimo tempo, alcuni pezzi sono il frutto delle idee musicali di Giulio e Francesco su cui io e Marcello abbiamo lavorato divertendoci come ragazzini, inventandoci chitarre su chitarre, confrontandoci e costruendo insieme contemporaneamente le nostre parti. Pierpaolo ha avuto questo sprono ad essere più facile nel raccontare i suoi pensieri e credo che ci sia perfettamente riuscito. Abbiamo voluto tornare alle origini, riproponendo come intenzione il Teatro degli Orrori degli inizi. E’ stata come una rinascita perché abbiamo rinvigorito e dato più forza e coerenza a quello che stiamo facendo”.
Nel disco ci sono alcuni brani come “Lungo sonno” o “Disinteressati e indifferenti” che parla dei giovani di oggi, che trattano temi molto attuali. Pensi che la musica possa realmente rappresentare un veicolo per svegliare le coscienze dormienti?
“Mi piacerebbe dirti di sì con una sicurezza assoluta ma non ci riesco purtroppo. Sono dieci anni che giriamo l’Italia cercando di svegliare un po’ di gente ma non mi sembra che oggi la situazione del nostro Paese sia particolarmente migliorata. Noi però ci crediamo e ci proviamo, qualcuno ci può ascoltare, il problema è che le coscienze si dovrebbero svegliare da sole, i tempi sono evidenti, noi cerchiamo di accendere dei focus, degli argomenti, portandoli in giro, questa è la nostra missione. Forse se non lo facessimo sarebbe peggio, per cui ci diamo un ruolo che speriamo di avere”.
In “Sentimenti inconfessabili” sono presenti le voci narranti di Federico Zampaglione e della doppiatrice Chiara Gioncardi. Com’è nata questa idea?
“Pierpaolo è amico di Federico Zampaglione e quando abbiamo scritto quel pezzo la parte strumentale è stata pensata come un momento filmico, chi ascoltava doveva sentire un film. Cosa che abbiamo già affrontato nel disco Il mondo nuovo dove c’è la canzone “Adrian” che all’inizio ha dei suoni che sono stati fatti da chi sonorizza i film. Così abbiamo pensato a Zampaglione, lui ha accettato e il pezzo è venuto bene, ha una buona resa, sembra effettivamente di essere in una scena tridimensionale di un film”.
Avete suonato sia nei club sia nei centri sociali. In quale di queste due dimensioni vi trovate meglio, anche a livello di contatto con il pubblico?
“Nei centri sociali la situazione è sempre più calda, perché è un luogo con meno restrizioni, più libero, siamo stati mille volte al Rivolta di Marghera e in quella dimensione abbiamo fatto dei concerti con un pubblico incredibile, perché sei in uno spazio che permette di esprimerti, come atteggiamento, più liberamente. Da questo punto di vista i centri sociali sono i posti più interessanti, anche perché spesso portano avanti battaglie per le quali è necessario avere coraggio per continuare a lottare”.
Il 4 marzo sarete al New Age Club di Roncade con il vostro nuovo tour. Puoi anticiparci qualcosa a riguardo?
“Nel tour autunnale da ottobre a dicembre abbiamo presentato tutto l’intero nuovo disco nella prima parte e una selezione di brani di altri dischi nella seconda parte. Abbiamo fatto pezzi del primo album che non facevamo da anni. In questo tour che è da poco ricominciato, invece, abbiamo mescolato le carte e la scaletta cambia abbastanza spesso perché abbiamo ormai tante canzoni e ci dispiace non farle, quindi presenteremo un mix dell’ultimo lavoro e dei precedenti”.
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