di Francesca Monti
Sabato 19 dicembre il cantautore milanese Folco Orselli presenterà il suo nuovo disco “Outside is my side” al Serraglio di Milano. L’album, co-prodotto dallo stesso artista insieme a Gino & Michele e distribuito da Believe Digital, celebra la libertà di seguire la propria strada restando fuori dagli schemi, comprende 10 brani inediti e una cover della canzone di Enzo Jannacci “Quello Che Canta Onliù”. Folco Orselli è un artista poliedrico ed eclettico, che nel 1995, con il duo “Caligola”, ha partecipato al Festival di Sanremo nella categoria ‘Giovani’ e, nel 1996 ha pubblicato il suo primo album “Il sole che respira”(EMI). Ha aperto i concerti del Golden Eye Tour di Tina Turner (1996) e del Voodoo Tour di Zucchero Fornaciari (1997). Folco Orselli è stato l’unico nella storia di Musicultura a vincere tre differenti e importanti premi contemporaneamente nel corso della stessa edizione, quella del 2008: Premio della Critica, Vincitore del Miglior Testo e Vincitore Assoluto votato dal pubblico con il brano “L’amore ci sorprende”. Nel 2013 ha creato insieme a Carlo Fava e Claudio Sanfilippo “Scuola Milanese”, con 13 appuntamenti tematici sulla città di Milano, a cui hanno preso parte più di 50 ospiti. Folco Orselli è in tour con lo spettacolo “Passati col rosso” con e di Gino & Michele, per la regia di Paolo Rossi.
In questa piacevole chiacchierata (grazie a Valentina Aiuto di Parole & Dintorni), Folco Orselli ci ha parlato del nuovo disco “Outside is my side” e del tour che partirà a gennaio.
Questa la tracklist del disco:“Legato A Un Palo Della Luce/Gatto Rotto Ouverture”, “Una Vecchia Storia (d'amore Di Noi)”, ”Il Lupo”, “Gli Artisti Di Strada”, “Quello Che Canta Onliù”, “Vecchi Vestiti Nuovi”, “Piove”, “Le Spose Mie”, “Foglie”, ”Hooligan”, “Song Pour Elle”.
Folco, il 4 dicembre è uscito il tuo nuovo disco “Outside is my side”. Com’è nato questo progetto e cosa significa per te essere un outsider?
“Il mio nuovo disco si compone di undici canzoni, sono due anni che ci sto lavorando. Dal punto di vista musicale è un insieme delle cose che ho fatto fino adesso, dal blues, al jazz, c’è anche un po’ di rock. Dal punto di vista invece del titolo è una constatazione amichevole di uno che a 44 anni e dopo cinque dischi sa da che parte stare. Penso che tutti gli insider che ci vengono proposti dalle radio, dalle televisioni, dai giornali, siano ad un livello abbastanza basso in questo momento storico ed è da un po’ che è così. Ormai gli artisti vengono proposti attraverso i talent show, sembra l’unica strada, ma non si può pretendere che dei ventenni che fino all’altro ieri facevano un altro mestiere possano trasformarsi in artisti che raccontano delle cose. Purtroppo questo è il mondo degli insider. “Outside is my side” significa che per me fuori c’è tutto un altro mondo di qualità e che a volte è meglio stare fuori che dentro. Questo vale per tutto non solo per la musica. In tempi storici come questi c’è gente che sta resistendo con un proprio ideale di bellezza, tenendo fede al proprio talento e avendo rispetto. In tutte le professioni ci sono degli outsider, nella mia ho voluto fare uno slogan “Outside is my side”, per dire abbiamo capito cosa ci state proponendo e non ci interessa, noi proponiamo in alternativa l’amore per le cose che abbiamo serbato”.
Il disco infatti celebra la libertà di seguire la propria libertà, uscendo dagli schemi…
“Gli schemi sono fatti anche per essere cancellati a volte, c’è molta gente che è un po’ distratta in questo periodo e quindi subisce quello che succede a livello artistico. Per questo c’è poca varietà, c’è poca profondità, è necessaria una bella riscossa civica e artistica in questo momento storico”.
Ascoltando il tuo disco, ci sono due brani che mi hanno colpito particolarmente: “Vecchi vestiti nuovi”, il pezzo con un sound diverso dal resto dell’album e con un ritornello in inglese, e “Il Lupo”, in cui parli di una società dove gli uomini stanno distruggendo tutto ciò che c’è di bello…
“”Vecchi vestiti nuovi” è un brano che butta un ramo nel futuro, è una ricerca sonora diversa rispetto alle altre. Io sono cresciuto con tanta musica diversa, non ho un genere preferito ben preciso anche se mi piace il blues inteso come attitudine, quindi ascolto tante cose e forse anche questo pezzo è il frutto della musica che ho ascoltato. Ho lasciato il ritornello in inglese perché volevo un po’ nascondere il significato di quel pezzo, è una storia d’amore in cui dico “se tu sei la donna giusta per me ma al mondo ce ne potrebbero essere altre diecimila, come facciamo ad essere felici? Perchè magari potrebbe esserci qualcuna che mi rende più felice di te”. Questo è un concetto che mi ha sempre colpito. “Il Lupo” nasce invece da una notizia che avevo letto qualche tempo fa su una strage di lupi in Garfagnana, mangiavano le pecore e quindi li avevano uccisi. Così ho pensato: ma noi esseri umani quanti animali abbiamo distrutto con il nostro inquinamento, con le nostre colture, cosa dovrebbero fare loro a noi? Quindi ho dato parola al lupo, anche se poi la canzone non parla esattamente di questo ma fa un’allegoria e prende anche un po’ in giro”.
Nel disco è presente la cover di “Quello Che Canta Onliù” di Enzo Jannacci…
“Jannacci per me è un grandissimo maestro, è uno dei padri della scuola milanese di cui anch’io faccio parte. Mi piacciono molto le sue canzoni, soprattutto quelle meno conosciute, come questa che è tratta dal disco “Ci vuole orecchio”. Lui ha un modo di scrivere per me veramente taumaturgico, i suoi pezzi sono materia cangiante, li puoi guardare da tre, quattro punti di vista, hanno un’universalità che trascende la realtà, ed è una grande dote. Questo pezzo in particolare mi è rimasto in mente da quando ero piccolo, perché mio padre ascoltava Jannacci e quando andavamo insieme a fare delle gite la domenica, in macchina sentivo questa canzone. E’ un pezzo di difficile interpretazione, non avevo capito quando ero piccolo e sinceramente non ho capito neanche adesso di cosa parla. Proprio per questo l’ho voluto mettere nel disco perché sento che ha in sé una malinconia profonda. E’ uno di quei pezzi magici che mi piacciono perché cambiano profondamente rispetto a chi li ascolta, è una dote degli stregoni delle tribù indiane e Jannacci veniva da lì”.
Il 19 dicembre presenterai il disco al Serraglio di Milano. Poi seguirà un tour?
“Presenterò il disco il 19 dicembre a Milano con una band di 10 elementi. Io sono praticamente sempre in tour, di questi tempi l’unica possibilità di guadagno per pagare le bollette è suonare dal vivo perché di dischi se ne vendono pochi. Ripartirò a gennaio con il tour, farò dei concerti al Sud, in Calabria, Sicilia, Campania, Puglia e poi tornerò al Nord e verrò anche in Veneto. Sulla mia pagina Facebook www.facebook.com/folco.orsellitroverete tutte le date e gli aggiornamenti del mio tour”.