Stasera, Venerdì 16 ottobre 2015 alle ore 20.30, presso Palazzo Festari (Corso Italia n.63, Valdagno - VI) sarà presentato il libro “La morale del tornio. Cultura d’impresa per lo sviluppo” di Antonio Calabrò. Insieme all’autore interverranno Paolo Gubitta, Università di Padova e CUOA; Maurizio Zordan, imprenditore e Andrea Pozzan, competenze in rete. Evento del Guanxinet.
di Emanuele Bellato
Ho sempre giudicato il valore di un libro in base alle connessioni con altri libri, ai rimandi ad altre letture, alle citazioni pertinenti (non fatte solo per sfoggio culturale), alla possibilità di aprire nuove conoscenze. In base a questi parametri “La morale del tornio. Cultura d’impresa per lo sviluppo” (Università Bocconi Editore, 2015) di Antonio Calabrò si colloca all’apice delle mie preferenze.
Un libro scritto al momento opportuno, dopo il fallimento dell’economia di carta e il ritorno all’economia reale. Sulle macerie della turbofinanza e del terziario si ricostruisce solo riscoprendo la centralità dell’industria manifatturiera come cardine dello sviluppo italiano in chiave europea.
Se siamo “sopravissuti” alla grande crisi iniziata nel 2007 è grazie alle quattro eccellenze industriali italiane (4 A ): agroalimentare, arredamento, abbigliamento, automazione meccanica.
Sopravvissuti come il “Sopravvissuto-The Martian” Mark Watney (Matt Damon) su Marte, al cinema in questi giorni, riduzione del romanzo di Andy Weir, per la regia di Ridley Scott. Dagli USA, ed in particolare dalla settimana arte, provengono i segnali più significativi del cambiamento dei tempi in atto.
L’astronauta, creduto morto dopo una violenta tempesta, viene lasciato solo sul pianeta rosso. L’ipotesi di una morte certa è concreto, ma il protagonista non si lascia sopraffare dallo sconforto. Con una buona dose di ottimismo, ironia e grazie alle conoscenze tecniche e di botanica (prepara un orto di patate) riuscirà a farcela.
Scena della coltivazione di patate su Marte |
Hi-tech e green, capacità di risoluzione dei problemi ed umorismo, ma non solo. Lavoro di squadra e valorizzazione delle diversità. Nel film è una donna: Melissa Lewis (Jessica Chastain) a guidare la missione spaziale e a mettere a rischio la propria vita per salvare Mark ed è sempre lei a ribellarsi all’ “autorità costituita” per portare a termine la missione di salvataggio: “La NASA non autorizza il progetto quindi il nostro sarebbe un ammutinamento”. Il vero leader deve saper ascoltare tutti e decidere. Una collaborazione che si estende a livello globale. Il film non cede al facile patriottismo, tipico di molte pellicole a stelle e strisce, ma coinvolge i “nemici” cinesi, anche loro in ansia per l’esito della missione.
La stessa lezione di Calabrò: la Germania non deve essere considerata un avversario, ma un prezioso alleato. Unendo il metodo tedesco e la creatività italiana si può puntare alla ripresa europea. Competere, spiega l’autore, è una parola di derivazione latina cum-petere e significa stare insieme, ovvero andare avanti insieme verso un obiettivo di sviluppo.
Dopo gli anni bui dell’austerità, c’è la necessità di crescere, non solo di più, ma meglio. Spiega Calabrò: “Se si compete sulla qualità, bisogna stare là dove ci sono radici, intelligenze, saper fare”, in uno slogan “agire locale e pensare globale”, o meglio: riscoprire i territori ed aprirsi ai mercati internazionali, nel solco della continuità ed allo stesso tempo del mutamento. Non è un caso se molte aziende sono tornate indietro, dopo aver delocalizzato all’estero per abbattere i costi del personale. Questi imprenditori hanno scoperto che senza anima, senza identità e senza le competenze necessarie il prodotto ne risente.
Poi, un gravissimo ostacolo alla crescita è costituito dalla presenza delle mafie e della corruzione. Queste piaghe distorcono il mercato, falsano la competizione, frenano gli investimenti internazionali, alterano le relazioni con i dipendenti ed i rapporti con i fornitori. In una recente intervista all’Unità (Venerdì, 9 Ottobre 2015, pag.11) Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) alla domanda “A cosa fa male soprattutto la corruzione?” risponde “Al futuro. La corruzione blocca il sistema, le persone non hanno interesse a migliorare e a migliorarsi. La fuga dei cervelli è figlia di tutto questo”.
La morale del tornio è quella di dare all’economia una dimensione etica, una responsabilità. Le imprese creano ricchezza ma anche lavoro e solidarietà sociale. Già don Luigi Sturzo ammoniva: “l’economia senza etica è diseconomia”. Appelli per un’economia giusta e solidale sono lanciati frequentemente da Papa Francesco.
Se per la Chiesa occuparsi dei più deboli più che una novità è una riscoperta dell’attuale pontificato, sentire queste parole da Calabrò, esponente di quella che una volta veniva definita la “classe dei padroni” o peggio dei suoi servitori è davvero un segnale di speranza straordinario. Non conosco le idee politiche dell’autore ma sicuramente, volente o nolente, è più progressista dei vari Landini, Camusso, etc…
Contro i pessimisti, i disfattisti, i pregiudizi verso il mondo dell'impresa ed i conservatorismi di ogni specie, penso sia efficace la definizione del premier Matteo Renzi, impegnato in un nuovo Rinascimento (…destino dei fiorentini) industriale: “la sinistra che non cambia, si chiama destra”.