Kobane dentro. Diario di guerra sulla difesa del Rojava
Grozny Compasso Ivan
€ 14,00
2015, 197 p., ill., brossura
Agenzia X
Tra i deserti e le montagne a sud della Turchia è nata una ginestra, una pianta che resiste alle invasioni armate dei gruppi islamici, ai bombardamenti dei padroni del mondo ed è preziosa quanto la poesia di Leopardi. Un arbusto che cresce persino sulla lava e che infila le radici tra le pietre, in luoghi aridi e inospitali. Un fiore che restituisce dignità al nostro tempo devastato dalla guerra. Questa ginestra si chiama Rojava, regione autonoma curda. Ormai da qualche mese molti critici e oppositori al sistema liberista, guardano con estremo interesse l’utopia realizzata nel Kurdistan siriano, analizzando le prospettive del “contratto sociale del Rojava”. Ma quella frontiera è presidiata dai militari di Ankara ed è quasi impossibile varcarla. Nel dicembre 2014 Ivan Grozny Compasso è stato tra i pochi a entrare nella città assediata, riuscendo a divulgare nel web informazioni reali e dirette su quanto stava succedendo a Kobane, dove le donne e gli uomini della resistenza curda combattono contro l’avanzata dell’esercito dell’Isis. Kobane dentro è il diario dettagliato di sette giorni di permanenza a stretto contatto con i combattenti e il loro straordinario sistema di autogoverno influenzato dagli studi in carcere di Abdullah Ocalan sul pensiero libertario di Murray Bookchin. A completare il volume una serie di interventi di approfondimento. Un’introduzione per inquadrare il contesto geopolitico scritto dal docente dell’università di Roma Luigi De Gennaro, una prefazione a cura di Yilmaz Orkan, presidente dell’ufficio informazione Kurdistan e infine Romanò Nicola ci fornirà gli strumenti indispensabili per comprendere “il contratto sociale del Rojava”, sia in relazione alle prospettive radicali che apre, sia come possibile soluzione dei conflitti mediorientali.
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Mafia a Nord-Est
De Francisco Luana; Dinello Ugo; Rossi Giampiero
€ 14,00
2015, 334 p., brossura
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Futuropassato)
"A Nord-Est le mafie sono arrivate perché qualcuno le ha cercate e le ha chiamate. E così dal 'cuore d'impresa' del Paese ecco una nuova generazione di imprenditori e politici che per arricchirsi sta avvelenando il territorio."
Il Nord-Est italiano: non solo motore economico e imprenditoriale del Paese, ma ultimo baluardo contro l'avanzata delle principali organizzazioni criminali, ormai da decenni partite alla conquista dell'intero Stivale. Sono in tanti a pensarla così, coltivando l'immagine dell'isola felice nonostante la crisi e le difficoltà crescenti. Eppure, la storia e le cronache giornalistiche parlerebbero di un paesaggio profondamente diverso. In effetti, la mala del Brenta di Felice Maniero - un gruppo capace di lavorare al fianco di Cosa nostra, e per il quale il reato di associazione mafiosa ha trovato la prima applicazione fuori dal Meridione - non ha rappresentato l'inizio né la fine della criminalità organizzata in Triveneto. Anzi. Anche lì la Piovra ha trovato terreno fertile, tra banditismo, case da gioco, industriali senza scrupoli, politici disonesti e boss al confino. Luana de Francisco, Ugo Dinello e Giampiero Rossi squarciano il velo di silenzio interessato che da troppo tempo lascia campo libero all'azione dei clan e dei loro alleati, raccontando senza tabù i loschi interessi che mafia e imprenditori locali condividono: dal riciclaggio di denaro sporco al pericoloso mal costume del "nero", dal traffico di droga e armi ai disastri ambientali, dall'infiltrazione nelle ditte appaltatrici di Fincantieri al business del tarocco.
Il Nord-Est italiano: non solo motore economico e imprenditoriale del Paese, ma ultimo baluardo contro l'avanzata delle principali organizzazioni criminali, ormai da decenni partite alla conquista dell'intero Stivale. Sono in tanti a pensarla così, coltivando l'immagine dell'isola felice nonostante la crisi e le difficoltà crescenti. Eppure, la storia e le cronache giornalistiche parlerebbero di un paesaggio profondamente diverso. In effetti, la mala del Brenta di Felice Maniero - un gruppo capace di lavorare al fianco di Cosa nostra, e per il quale il reato di associazione mafiosa ha trovato la prima applicazione fuori dal Meridione - non ha rappresentato l'inizio né la fine della criminalità organizzata in Triveneto. Anzi. Anche lì la Piovra ha trovato terreno fertile, tra banditismo, case da gioco, industriali senza scrupoli, politici disonesti e boss al confino. Luana de Francisco, Ugo Dinello e Giampiero Rossi squarciano il velo di silenzio interessato che da troppo tempo lascia campo libero all'azione dei clan e dei loro alleati, raccontando senza tabù i loschi interessi che mafia e imprenditori locali condividono: dal riciclaggio di denaro sporco al pericoloso mal costume del "nero", dal traffico di droga e armi ai disastri ambientali, dall'infiltrazione nelle ditte appaltatrici di Fincantieri al business del tarocco.
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John Maynard Keynes. Un manifesto per la «buona vita» e la «buona società»
Jespersen Jesper
A cura di Bruno Amoroso
€ 17,50
2015, 156 p., brossura
Castelvecchi (collana Le Navi)
Il nome di John Maynard Keynes continua a ritornare nell’attuale dibattito politico-economico. Il libro di Jesper Jespersen, tra i più importanti economisti europei e tra i maggiori esperti di keynesismo, mette in rilievo le ragioni della continua ripresa delle teorie elaborate da Keynes più di settant’anni fa, spiegando come spesso le sue idee siano fraintese e talvolta stravolte. Questo rinnovato interesse per lo studioso di Cambridge è dovuto alla sua insuperata modernità che già nel primo dopoguerra, con l’elaborazione della visione macroeconomica dei processi capitalistici, lo poneva più avanti dei suoi colleghi, ancora legati a una concezione limitata alle realtà familiari e nazionali. Dinanzi alle sfide che l’Europa si trova ad affrontare oggi, la filosofia sociale di Keynes - ispirata alla costruzione di un sistema economico internazionale che coniuga il libero commercio e la regolamentazione del mercato dei capitali - può costituire uno straordinario contributo nella direzione di una politica coordinata e solidale, che rispetti le diversità e le situazioni dei singoli Paesi.
Jesper Jespersen: Professore di economia politica dell`Università di Roskilde in Danimarca. È tra i più noti macroeconomisti keynesiani scandinavi. Membro della Commissione Danese per l`Euro, della Commissione Alternativa per la Riforma del Welfare, ed è presidente della Rete degli economisti keynesiani.
I nuovi contadini. Le campagne e le risposte alla globalizzazione
Van der Ploeg Jan D.
€ 24,00
2015
Donzelli (collana Virgola)
Da sempre i contadini sono stati una presenza così forte e costitutiva che non si è mai sentito il bisogno di investigarne e comprenderne la posizione, il ruolo o la stessa esistenza. Ma negli ultimi due secoli, nell’epoca delle trasformazioni industriali, qualcosa è cambiato: i contadini sono stati considerati una figura sociale in estinzione o da eliminare, in quanto ostacolo al cambiamento. All’alba del terzo millennio, tuttavia, il mondo contadino non solo si presenta in molte forme nuove e inaspettate, ma sembra addirittura incarnare una risposta chiave per soddisfare i fabbisogni alimentari mondiali nella direzione di uno sviluppo sostenibile dell’agricoltura e delle economie rurali. L’autore del libro, un’autorità in materia a livello internazionale, dimostra che i contadini non sono affatto in decrescita; al contrario, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, assistiamo a fenomeni complessi di ritorno a un modo contadino di fare agricoltura. Il cuore di questo nuovo modello è la ricerca dell’autonomia rispetto al potere ordinatore degli imperi agroalimentari. Un’autonomia basata sulla mobilitazione delle risorse locali all’interno di un processo produttivo che ne garantisca allo stesso tempo la riproduzione. Con una grande ricchezza di casi empirici provenienti dalle agricolture di diverse parti del mondo - e un particolare focus sul sistema delle aziende italiane, che van der Ploeg considera d’eccellenza «per l’eterogeneità, ossia per il suo strutturarsi su risorse, storia e repertori locali» -, il volume analizza e descrive il riemergere del fenomeno contadino, evidenziandone la contrapposizione alla modernizzazione «globale» che ha dato luogo agli imperi alimentari. Ne scaturisce un modello originale, capace di creare una nuova armonia tra agricoltura, società e natura.
Jan Douwe van der Ploeg è professore di Sociologia rurale presso l’Università di Wageningen nei Paesi Bassi. È stato consulente del ministero italiano dell’Agricoltura e collabora attivamente con la Comunità europea in svariati progetti di ricerca sull’impatto socio-economico dei processi rurali. È autore di numerosi lavori sullo sviluppo rurale, l’agricoltura contadina e l’impatto delle trasformazioni tecnologiche nel mondo agricolo.
Un diverso sentire
Poulain Véronique
Traduttrice: Galassi V.
€ 14,00
2015, 137 p., rilegato
Corbaccio (collana Narratori Corbaccio)
Dalla seconda di copertina: «Salve, banda di rompicoglioni!» Saluto così i miei genitori quando torno da scuola con qualche compagno. Loro non mi credono quando dico che i miei genitori sono sordi e così lo dimostro. «Salve banda di rompicoglioni!» E mia madre mi viene incontro e mi abbraccia teneramente. Véronique Poulain racconta con una miscela di umorismo corrosivo e di introspezione psicologica la sua infanzia e adolescenza in famiglia, con il padre sordomuto; la madre sordomuta, lo zio sordomuto. Racconta la vita quotidiana, le vacanze, la vita sociale, le relazioni intime… Di una relativa estraneità fra due mondi (quello dei suoi genitori e il suo) fa una ricchezza; di quello che potrebbe sembrare un dramma fa una commedia. Di una famiglia differente, fa un libro diverso da tutti gli altri. Una testimonianza coinvolgente sulle infinite sfumature della comunicazione.
Dalla quarta di copertina:
Dalla quarta di copertina:
«I genitori sono sordomuti. Lei no. Figlia unica, è cresciuta in uno stato di solitudine, di silenzi e di rumori. Parla di una quotidianità molto particolare. Ne parla con franchezza, a volte con rabbia. E spiega come ha capito che la sua situazione in realtà è una fortuna, perché Véronique è frutto di due culture, sa muoversi fra due mondi, quello dei gesti e quello delle parole. Della sua vita alla fine non cambierebbe nulla. Una splendida dichiarazione d’amore filiale.» (Libération)
«Un racconto divertente, talora graffiante ma anche profondamente rispettoso, verso due genitori che, incapaci di esprimere i loro sentimenti a parole, riescono più di altri a comunicare il loro amore.» (L’Express)
«Un omaggio a una differenza che può arricchire la vita.» (Le Nouvel Observateur)
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Il parrucchiere di Auschwitz
Paradisi Eric
Traduttori: Di Lella F.; Vanorio M. L.
€ 14,90
2015, 206 p., rilegato
Longanesi (collana La Gaja scienza)
Dalla seconda di copertina: In una gelida notte d’inverno, la voce di Flor si leva sulla città innevata per raccontare, in un canto intimo e toccante, una storia all’uomo che ama: la storia di suo nonno Maurizio, barbiere del ghetto in una Roma occupata dai nazisti, e di Alba, la ragazza dai capelli biondo cenere che crede in un futuro diverso e che per questo ha abbracciato la Resistenza. Fortunosamente scampato alla retata che gli ha portato via l’intera famiglia, Maurizio trova rifugio nell’appartamento di Alba, dove, giorno dopo giorno, fra speranza e trepidazione, attende che lei faccia ritorno dalle sue missioni clandestine. Finché non arriva la domenica: allora, come in un rituale tutto loro, le spunta i capelli rinnovandole la sua promessa di una vita insieme dopo la guerra. Il sogno, però, si infrange in una mattina di primavera, quando i fascisti li sorprendono nel sonno: lei finisce in carcere, lui su un treno diretto ad Auschwitz. Lì, nel più funesto dei campi, Maurizio riuscirà a sopravvivere proprio grazie alla sua destrezza con forbici e rasoio e all’inestinguibile ricordo di quel volto, di quei capelli. Ma la neve continua a cadere, intanto, e il racconto di Flor, intrecciandosi con quello della propria vicenda amorosa, si fa struggente messaggio per l’amato, invito accorato a trovare, a sua volta, la forza e le motivazioni con cui far fronte al distacco e agli eventi di una storia che sembra perennemente riecheggiare se stessa.
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Amedeo, je t'aime
Diotallevi Francesca
€ 18,90
2015, 247 p., brossura
Mondadori Electa (collana ElectaStorie)
L’autrice racconta la storia d’amore dal punto di vista di Jeanne, giovanissima aspirante artista che incontra Amedeo, geniale e sregolato pittore italiano, e se ne innamora perdutamente. Il romanzo inizia nel 1920, la sera in cui la ragazza, disperata e incinta del secondo figlio, decide di mettere fine alla propria vita. Di lì si dipana la narrazione degli ultimi tre anni, dal 1917 all’inizio del 1920, attraverso i ricordi della stessa Jeanne. Davanti agli occhi del lettore nasce un quadro vivissimo e ricco di particolari impeccabili sulla vita degli artisti parigini negli anni dieci, su Amedeo Modigliani e il suo modo di dipingere, di vivere, di relazionarsi al mondo dell’arte e alle donne. Il tutto narrato in prima persona e perciò particolarmente avvincente nel ritmo della storia e nel coinvolgimento emotivo in una vicenda dove largo spazio viene dato anche alla descrizione dei sentimenti dei personaggi e dell’animo umano. Un romanzo dove finzione e dati storici si intrecciano strettamente a creare un’armonia di stile, ritmo narrativo e coerenza. L’autrice appassionata e studiosa di storia dell’arte, fa trapelare nel romanzo tutto il proprio amore per l’arte regalandoci una lettura non solo accattivante ma anche istruttiva.
*descrizioni a cura delle rispettive case editrici.