Il giornalista e scrittore fu ucciso dalla mafia a Catania il 5 Gennaio 1984
A ricordare il cronista del mensile “I Siciliani” in tanti, tra cuila Presidentessa della Camera Laura Boldrini: “La sera del 5 gennaio di 32 anni fa, a Catania, veniva ucciso da Cosa Nostra Pippo Fava, giornalista appassionato che credeva nell'informazione come componente essenziale di una società libera. Le sue coraggiose inchieste misero in luce quanto la mafia si insinuasse nella società. E purtroppo ancora oggi, al Sud come al Nord del nostro Paese, la criminalità organizzata ostacola lo sviluppo e rende schiave le persone, soffoca la crescita, acuisce rassegnazione e sfiducia. Ricordare oggi Pippo Fava significa anche ribadire quanto è importante che ognuno faccia la propria parte. Perché il senso di responsabilità collettivo e il rispetto della legalità, coltivati a tutti i livelli della società e in ogni fase della vita, a partire dalla scuola, possono contribuire in modo determinante a sconfiggere Cosa nostra”.
A ricordare il cronista del mensile “I Siciliani” in tanti, tra cui
Anche il Presidente del Senato Pietro Grasso ha ricordato il coraggioso giornalismo di Pippo Fava: “Quando Pippo Fava combatteva la mafia con la forza della verità molti pensavano che, prima o poi, avrebbe pagato con la vita quella sua “incoscienza”. Era tutt’altro che incosciente. Credeva che non esistesse altro modo per interpretare degnamente la professione di giornalista e ripeteva spesso: “a che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?”. Passione, coraggio e rigore non gli mancarono mai: la mafia, non potendo piegarlo, lo uccise il 5 gennaio di 32 anni fa. Alla tristezza per la sua dolorosa assenza si aggiunge quella per la recente scomparsa della figlia Elena che ha fieramente tenuto viva la memoria di un uomo a cui tutti noi dobbiamo molto. Pippo Fava non è stato solo un grande giornalista ma anche e soprattutto un grande veicolo di forza e dignità per la Sicilia e l’Italia intera: è infatti stato maestro di tante persone che hanno trovato nei suoi ideali una ragione per impegnarsi, per combattere la cultura mafiosa, per non arrendersi alle difficoltà anche quando sembrano insormontabili. Gli uomini così sono preziosi e abbiamo il dovere di ricordarli e di raccontare le loro storie ai nostri figli e nipoti, come ha fatto Elena fino all'ultimo giorno”.