Capire e contenere un’altra cultura non è una cosa semplice. Si può essere anche bravi a gestire le emozioni, a dispensare sorrisi e comprensione, fuori essere perfettamente integrati. Il problema è dentro. Ci sono due mondi dentro lo straniero. Due albe e due tramonti. Due quotidianità parallele. Si vive come in un sogno … “un sogno divino ma talmente breve/ che si dissolve ancor prima di nascere/ nel grembo infinito di un istante.”
Ecco, la poesia del poeta iraniano Farhad Ali Zolghadr in Sulla tenera pelle(LietoColle) deve sempre trovare il congiungimento con il lievito e la sostanza dell’esistere e, quando lo fa, consegnare poi al libro sguardi custoditi nella memoria.
In molte delle poesie di Zolghadr si respira l’aria magica colta dallo sguardo di un bambino. È il passato che ritorna nel presente, fa un giro sulla pagina, deposita la sua anima in involucri di parole. Poi, tutto si dissolve, in attesa di un’altra chiamata in poesia …
“Chiudo gli occhi/ ebbro di poesia, / il vino di Shiraz/ scorre nelle vene/ riscalda il cuore/ lo trasporta lontano/ nel mare dei misteri/ dimore delle sirene/ vestite di poesia/ perle di parole/ pescate dal poeta/ nel grembo dell’amore.”
Poesia per rivivere tutto ciò da cui si è separati. La città, la famiglia, i luoghi. L’illusione di un istante per sentirsi, nello spazio di un sospiro, di nuovo a casa.