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Sanremo 2016 Nuove Proposte: Intervista con Mahmood

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Ph by Luisa Carcavale


di Francesca Monti

Al Festival di Sanremo 2016, Mahmoodsarà in gara nella sezione Nuove Proposte e presenterà“Dimentica”, canzone che ha permesso al talentuoso cantautore di vincereArea Sanremoe diconquistare la possibilità di esibirsi sul palco dell’Ariston. 

Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, nasce a Milano nel  1992 da madre italiana e padre egiziano. Inizia da bambino a prendere lezioni di teoria e canto lirico con il maestro Gianluca Valenti e all'età di 19 anni decide di  frequentare  corsi di canto jazz, interpretazione, song writing e piano complementare.

La sua prima apparizione televisiva avviene nel 2012 con la partecipazione alla sesta edizione di X Factor. Successivamente ha collaborato con il produttore Pierpaolo Peroni, con il quale ha realizzato il suo primo singolo “Fallin Rain”, cantato in lingua inglese.

Nel 2013 è nata la collaborazione con  Marcello Grilli e Francesco Fugazza, giovani produttori con i quali ha iniziato ad arrangiare i primi brani completi avvicinandosi sempre più al genere elettronico.  

Abbiamo intervistato Mahmood a pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo (grazie a Emanuela Redaelli di Universal Music) e abbiamo parlato con lui del singolo “Dimentica”, dell’esperienza ad Area Sanremo e dei suoi artisti preferiti.

Alessandro, al Festival di Sanremo 2016 sarai in gara tra le Nuove Proposte con il brano “Dimentica”. Com’è nata questa canzone?

“Il brano “Dimentica” è nato circa un anno e mezzo fa, io infatti scrivo testi da due anni e mezzo. E’ una canzone autobiografica, volevo parlare del mio percorso sia umano che artistico, che non è stato sempre facile, però il messaggio che voglio trasmettere è che nella vita per raggiungere qualsiasi punto fisso, ad esempio la musica che è sempre stata il mio sogno fin da bambino, bisogna lottare e crederci sempre”. 

Quali sono le tue sensazioni a pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo?

“Sto cercando di non pensarci più di tanto, perché sono un tipo abbastanza ansioso. Negli ultimi giorni ho fatto degli incubi strani, mi trovavo su un palco vuoto e mi dicevano che dovevo cantare una canzone che non conoscevo e quindi mi sono svegliato  nel panico. Inconsciamente mi sta facendo uno strano effetto, durante il giorno però sono abbastanza tranquillo”.    

Arrivi da Area Sanremo, concorso che hai vinto e che ti ha aperto le porte alla partecipazione al Festival. Che esperienza è stata? 

“Area Sanremo è una delle esperienze più formative che abbia mai fatto, è stata molto utile soprattutto per i corsi che abbiamo seguito all’inizio, gli insegnamenti che ci ha lasciato Ivano Fossati sono stati essenziali. Avevo già fatto dei corsi di scrittura, ma Area Sanremo mi ha aperto un mondo su cose che nemmeno consideravo. Poi sono venuti dei giovani artisti come Nina Zilli a raccontarci il loro vissuto e in certe cose mi sono riconosciuto, ad esempio io l’anno scorso ho lavorato nel bar Top 11 a Milano, dalle 5 di mattina fino a mezzogiorno, poi all’una prendevo il treno dalla stazione di Cadorna e andavo da un mio amico per fare gli arrangiamenti ai pezzi che scrivevo a casa, in salotto. Quindi l’anno scorso è stato un anno di semina, ora sto raccogliendo tanti frutti”.

Cosa ti ha lasciato invece la partecipazione al talent X Factor?

“Ero un ragazzo, avevo voglia di cantare, e quell’esperienza è stata importante a livello di palcoscenico perché mi ha lasciato tanto. Mai avrei pensato di cantare su un palco così grande. Credevo che dopo essermi esibito su quel palco avrei potuto cantare ovunque, invece mi sono accorto che sbagliavo perché prima che Carlo Conti facesse i nomi dei vincitori che sarebbero andati a Sanremo avevo la nausea, proprio per l’ansia, con cui dovrò convivere sempre”

Com’è nata la tua passione per la musica?

“Mia mamma dice che quando avevo 4-5 anni mi mettevo davanti alla tv con la trombetta della Chicco e cantavo la canzone di Batman. Io ero un fan sfegatato di Cristina D’Avena, quindi la musica mi è sempre piaciuta. Poi mi ricordo che cantavo con mia mamma, in macchina, le canzoni di Battisti, di Carboni e Antonacci, mentre con mio papà che è egiziano ascoltavamo invece musiche arabe, con scale melodiche difficili, che alla fine mi hanno anche aiutato a cantare”.

Qual era la tua canzone preferita tra quelle cantate da Cristina D’Avena?

“Non mi perdevo una sua canzone. La mia preferita era Paripampum (L’incantevole Creamy). Mi piaceva anche la sigla dei “Pokemon" cantata da Giorgio Vanni”. 

Quali altri artisti ti piace ascoltare?

“Crescendo ho avuto periodi trash, sono stato fan di Christina Aguilera, “Stripped” me lo sono mangiato a colazione, ora la musica che ho nel cuore, che mi ha segnato a livello artistico è quella di Amy Winehouse, è stata di vitale importanza, mi ha fatto capire che volevo fare questo lavoro nella vita. Mi piacciono anche James Blake e gli Alt-J, questo genere elettronico l’ho scoperto da un anno, me l’hanno fatto conoscere i miei arrangiatori Francesco Fugazza e Marcello Grilli, e poi Jazmine Sullivan che ha pubblicato un disco “Reality show”, che mi piace tantissimo”.

Tra i tuoi progetti c’è anche un disco?

“ Non me la sento di fare il disco in un mese, anche perché sono un tipo abbastanza preciso. Sai quante volte ho registrato “Dimentica”? Otto. Quindi non mi piace uscire con un album che non mi rappresenta al 100%. I brani li ho, scrivo da due anni, però al momento voglio andarci cauto, pezzo per pezzo e vedere come va. Poi sicuramente uscirà il disco, spero che quel giorno non arrivi troppo tardi”.


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