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L’Altro, l’Estraneo nella poesia di Guglielmo Aprile

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Giorgio Linguaglossa, parlando di quest’ultima silloge di poesia di Guglielmo Aprile, L’assedio di Famagosta (LietoColle), scrive che “questo libro di Guglielmo Aprile si presenta come una vera e propria indagine sulla fenomenologia dell’Altro, dell’Estraneo. Il «compagno di culla», il «pupazzo dal berretto rosso e le bretelle», il «tiranno… in livrea», il «re spodestato», l’«arlecchino», il «venditore di zucchero filato» etc., una sorta di figure che oscillano tra il gusto dell’orrido e del familiare, del regno infantile dello spirito e del regno onirico, «re» e «uccello bianco», «merlo» e «bambola sventrata». L’estraneo, questo sosia riottoso e irriverente, viene indagato nella sua complessità ontologica ed esistenziale. Si verifica una lotta furibonda tra il soggetto in via di disparizione e l’Altro, una sfida infinita nella quale l’Altro assume le sembianze più inverosimili e diverse e il soggetto è ossessionato, colonizzato da fobie e ossessioni. L’angoscia e la paura che si dipanano  sono il significante del soggetto, la traccia della sua sconfitta e della sua disparizione. Libro della disparizione, quindi, del soggetto che si eclissa lasciando un buco vuoto, uno spazio occupato dai significanti onirici e iconici. Un assedio dunque, non meno sanguinoso di quello che avvenne alla fortezza di Famagosta difesa eroicamente dai veneziani al comando di Marcantonio Bragadin, meno di mille unità combattenti che inflissero agli ottomani cinquantaduemila uccisioni durante gli asperrimi combattimenti.”
Più o meno dello stesso avviso è Bonifacio Vincenzi quando scrive che “Aprile (…) sa di non poter vincere la battaglia contro il suo malessere ma è deciso a vendere cara la pelle. Ha un’arma bianca letale: la Poesia …

Il re spodestato, rinchiuso/nella torre più alta, da solo,/sentitelo come delira!//Non ha con chi parlare, e sono mesi/che ha rinunciato al sonno; e quante volte/l’uccello bianco della follia, con la sua risata atroce,/gli è balenato dinanzi! E lo tenta/a strangolare mentre dormono i suoi parenti,/a versare liquido verde nei pozzi,/a bruciare vivi senza giustificazione/gli ambasciatori giunti a informarsi della sua salute;/a tenerlo a bada è solo/l’efficiente turnover dei carcerieri.//Lo hanno dovuto rinchiudere, si dice,/perché fuori controllo, e il suo spettro/viene ancora evocato per far paura ai bambini,/anche se in tanti/non l’hanno mai visto in faccia, e pensano persino/che sia il frutto di una superstizione.//Il re, come delira/dall’alto della sua torre! Fatelo tacere,/vi prego, fatelo tacere/o l’intero regno cadrà nello sconquasso,/diverrà ingovernabile.”

In questa poesia, come in tante altre presenti nella raccolta, è trasfigurato magnificamente lo stato d’animo tipico  di chi vive una vita da assediato che, pur scontrandosi con delle difficoltà interiori di notevole spessore, riesce a mettere in campo  uno straordinario talento poetico. Certo, la poesia non ha il potere di far scomparire il dolore interiore ma di sicuro dona senso e lenimento al quotidiano tormento.”
Bastano questi due autorevoli  giudizi per farci comprendere il reale valore di questo libro che sicuramente merita attenzione da parte di tutti quei lettori che amano la buona poesia.


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